Mese: Marzo 2025

  • Collegare Blogger a Google Search Console

    Collegare Blogger a Google Search Console

    Google Search Console è uno strumento fondamentale per monitorare e ottimizzare la visibilità di un sito web nei risultati di ricerca di Google. Se hai un blog su Google Blogger, puoi collegarlo a Google Search Console per ottenere dati utili riguardo il traffico, le query di ricerca, gli errori di indicizzazione e molto altro.

    In questo articolo, esploreremo come collegare il tuo sito Blogger a Google Search Console sia nel caso in cui utilizzi un dominio di secondo livello (ad esempio, www.tuosito.com), sia nel caso in cui decida di continuare a usare il dominio fornito da Blogger (ad esempio, tuosito.blogspot.com).

    Collegare Blogger a Google Search Console senza dominio personalizzato

    Se non desideri utilizzare un dominio di secondo livello e preferisci mantenere l’indirizzo del tuo blog su Blogger (come tuosito.blogspot.com), la procedura per aggiungere il sito a Google Search Console è molto semplice. In questo caso, non dovrai preoccuparti della configurazione dei record DNS, poiché Blogger si occuperà automaticamente di gestire il dominio.

    1. Accedi a Google Search Console e clicca su “Aggiungi una proprietà”.
    2. Inserisci l’indirizzo completo del tuo blog, includendo il prefisso https:// (ad esempio https://tuosito.blogspot.com).
    3. Google ti offrirà diversi metodi di verifica. Il metodo più semplice in questo caso è il metodo HTML, che ti consente di aggiungere un tag di verifica direttamente nelle impostazioni di Blogger.

    Per usare il metodo HTML:

    • Copia il codice di verifica che Google ti fornirà.
    • Vai su Blogger, accedi alle Impostazioni del tuo blog e seleziona “Preferenze di ricerca”.
    • Nella sezione “Verifica la proprietà del sito”, incolla il tag HTML di verifica e salva le modifiche.

    Una volta completata la verifica, potrai iniziare a monitorare il rendimento del tuo blog su Google Search Console.

    Collegare Blogger a Google Search Console con dominio personalizzato

    Collegare Blogger a Google Search Console con dominio personalizzato

    Se desideri utilizzare un dominio di secondo livello (come www.tuosito.com) per il tuo blog su Blogger, il processo richiede alcuni passaggi aggiuntivi rispetto all’uso del dominio predefinito di Blogger. Questo ti permette di avere un dominio più professionale e di migliorare la credibilità del tuo sito. Vediamo insieme come configurare il dominio, i record DNS e aggiungere il sito a Google Search Console.

    1. Acquisto del dominio di secondo livello

    Il primo passo è acquistare un dominio di secondo livello tramite un provider di domini come GoDaddyNamecheapGoogle Domains o altri servizi simili. Una volta acquistato il dominio, dovrai configurarlo per puntare al tuo blog su Blogger.

    Esempio:

    • Supponiamo che tu voglia utilizzare il dominio www.tuosito.com.

    2. Configurare il dominio su Blogger

    Una volta acquistato il dominio, devi configurarlo su Blogger. Ecco come fare:

    1. Accedi a Blogger e vai alla sezione “Impostazioni” del tuo blog.
    2. Sotto la sezione “Indirizzo blog”, inserisci il tuo dominio personalizzato. Ad esempio, www.tuosito.com.
    3. Blogger ti fornirà due informazioni cruciali per configurare i record DNS: un record CNAME e un record A.

    3. Configurare i record DNS

    Accedi al pannello di controllo del tuo provider di dominio (ad esempio, GoDaddy, Namecheap, ecc.) e modifica le impostazioni DNS del tuo dominio. Dovrai aggiungere i seguenti record:

    Record CNAME

    Questo record è utilizzato per indirizzare il tuo dominio a Blogger. Blogger ti fornirà un indirizzo CNAME, che potrebbe sembrare qualcosa di simile a:

    • Nome (Host): www
    • Valore (Destinazione): ghs.google.com

    Aggiungi un record CNAME per il tuo dominio, dove www punta a ghs.google.com.

    Record A

    Blogger richiede anche che tu aggiunga un record A per garantire che il dominio funzioni correttamente senza il prefisso “www” (ad esempio, tuosito.com senza www). I record A che devi aggiungere sono:

    • Nome (Host): @
    • Valore (Destinazione): 216.239.32.21
    • Valore (Destinazione): 216.239.34.21
    • Valore (Destinazione): 216.239.36.21
    • Valore (Destinazione): 216.239.38.21

    Questi indirizzi sono i server di Google che gestiscono Blogger. Quando aggiungi questi record, il tuo dominio sarà configurato correttamente per puntare al blog su Blogger.

    Esempio di configurazione DNS:

    • CNAME Record:
      • Nome: www
      • Destinazione: ghs.google.com
    • A Record:
      • Nome: @
      • Destinazione: 216.239.32.21
      • Destinazione: 216.239.34.21
      • Destinazione: 216.239.36.21
      • Destinazione: 216.239.38.21

    Dopo aver aggiunto questi record, salva le modifiche nel pannello di controllo del tuo provider di dominio. La propagazione dei DNS potrebbe richiedere alcune ore, quindi assicurati di aspettare il tempo necessario affinché le modifiche vengano applicate.

    4. Aggiungere il sito a Google Search Console

    Una volta che il tuo dominio è configurato correttamente su Blogger, puoi passare alla fase di collegamento a Google Search Console per monitorare le performance del sito. Ecco come fare:

    1. Vai su Google Search Console e clicca su “Aggiungi una proprietà”.
    2. Inserisci il dominio completo del tuo sito, ad esempio: https://www.tuosito.com.
    3. Seleziona il metodo di verifica DNS. Google ti fornirà un record TXT da aggiungere alle impostazioni DNS del tuo dominio. Questo record TXT assomiglia a qualcosa come:iniCopiagoogle-site-verification=xyz123abc456
    4. Accedi nuovamente al pannello di controllo del tuo provider di dominio e aggiungi il record TXT nelle impostazioni DNS del dominio.Esempio di record TXT:
      • Nome: @
      • Valore: google-site-verification=xyz123abc456
    5. Dopo aver aggiunto il record TXT, torna su Google Search Console e clicca su “Verifica”. Se tutto è configurato correttamente, Google Search Console confermerà la verifica del tuo sito.

    5. Monitorare e ottimizzare con Google Search Console

    Dopo aver verificato con successo il tuo dominio, ora puoi monitorare le performance del sito tramite Google Search Console. La piattaforma ti fornirà dati utili, come:

    • Parole chiave che portano traffico al tuo blog.
    • Impression e clic per ogni pagina.
    • Errori di indicizzazione da correggere.
    • Backlink che puntano al tuo sito.
    • Suggerimenti per ottimizzare i contenuti.

    Inoltre, grazie a Search Console, puoi ricevere avvisi su potenziali problemi di SEO, come errori 404, problemi con le mobile-friendly pages o la velocità di caricamento del sito.

    Monitorare e ottimizzare il sito con Google Search Console

    Una volta collegato il tuo blog a Google Search Console, puoi iniziare a monitorare vari aspetti delle prestazioni del tuo sito. Search Console ti offre una panoramica dettagliata di come il tuo sito appare nelle ricerche di Google, evidenziando le parole chiave che portano traffico e i possibili problemi di indicizzazione.

    Inoltre, potrai analizzare dati come clicimpression e CTR (click-through rate), identificando le pagine più visitate e quelle che necessitano di ottimizzazione. Utilizzando i dati di Google Search Console, potrai migliorare il tuo sito sotto diversi aspetti, come l’ottimizzazione delle meta description, l’inserimento delle giuste parole chiave e la correzione di eventuali errori 404.

    Conclusioni

    Collegare il tuo blog Blogger a Google Search Console è un passo fondamentale per migliorare la visibilità online, indipendentemente dal fatto che tu utilizzi un dominio personalizzato o meno. Con l’accesso a Search Console, avrai gli strumenti necessari per monitorare il traffico del tuo sito, identificare eventuali problemi e ottimizzare il posizionamento su Google. Utilizza questi dati per migliorare continuamente il tuo sito e aumentare la sua presenza online.

    Domande e risposte

    1. Posso collegare il mio sito Blogger a Google Search Console senza un dominio personalizzato? Sì, puoi farlo usando l’indirizzo del tuo blog su Blogger (ad esempio tuosito.blogspot.com).
    2. Come aggiungere il mio blog a Google Search Console? Basta accedere a Search Console, aggiungere l’URL del tuo blog e scegliere il metodo di verifica.
    3. Come verificare la proprietà del mio blog su Search Console? Puoi usare il metodo HTML o il metodo DNS, a seconda se hai un dominio personalizzato o meno.
    4. Cosa fare se il sito non è verificato su Google Search Console? Verifica che il codice di verifica sia stato aggiunto correttamente nelle impostazioni di Blogger o nel DNS.
    5. Posso usare Google Search Console se non ho un dominio personalizzato? Sì, puoi usare Search Console anche con il dominio predefinito fornito da Blogger.
    6. Cosa sono i record DNS e come li configuro? I record DNS sono impostazioni che permettono al tuo dominio di puntare al blog su Blogger. Dovrai configurare i CNAME e A record nel pannello di controllo del tuo provider di dominio.
    7. Perché è importante collegare Blogger a Google Search Console? Google Search Console ti permette di monitorare il rendimento del tuo sito e ottimizzare la sua visibilità nei risultati di ricerca.
    8. Come posso migliorare il mio blog usando Search Console? Puoi analizzare i dati sulle parole chiave, ottimizzare le meta description e risolvere i problemi di indicizzazione.
    9. Posso usare Search Console con altri CMS oltre a Blogger? Sì, Google Search Console è compatibile con qualsiasi sito web, non solo con Blogger.
    10. Google Search Console è gratuito? Sì, Google Search Console è uno strumento gratuito offerto da Google.
  • SEO per Blogger: guida completa

    SEO per Blogger: guida completa

    La nostra Agenzia SEO raramente ha richieste per ottimizzare siti fatti con Google Blogger. Tuttavia è capitato che qualche cliente si sia fatto un blog personale e abbia chiesto qualche suggerimento per l’ottimizzazione SEO. E’ nostro piacere condividere i consigli che solitamente diamo in questi casi.

    In questo articolo scoprirai come fare SEO su Blogger, la piattaforma gratuita di blogging di Google. Che tu stia utilizzando un dominio blogspot.com o un dominio personalizzato, ci sono diverse strategie che puoi applicare per migliorare il posizionamento sui motori di ricerca. Pur essendo più limitato rispetto a WordPress, Blogger permette comunque un buon margine di ottimizzazione, se sai dove mettere le mani.

    Vedremo come configurare correttamente il blog, ottimizzare i contenuti, curare la struttura e sfruttare gli strumenti a disposizione per raggiungere risultati concreti anche su questa piattaforma.

    Indice

    Blogger: dominio gratuito o personalizzato?

    Quando si crea un blog su Blogger, Google assegna un dominio gratuito di terzo livello, come tuoblog.blogspot.com. In alternativa, puoi acquistare un dominio di secondo livello (es. tuoblog.it) e collegarlo al tuo blog.

    Dal punto di vista SEO, non ci sono penalizzazioni per il dominio blogspot, ma un dominio personalizzato offre alcuni vantaggi: migliora la percezione di autorevolezza, rende più facile il branding e permette una maggiore flessibilità per il futuro. Inoltre, un dominio dedicato tende a ottenere un trattamento migliore negli algoritmi di ranking, soprattutto sul lungo periodo.

    Come impostare la SEO su Blogger

    Anche se Blogger non offre la stessa flessibilità di WordPress o altri CMS self-hosted, consente comunque di ottimizzare la SEO on-page in maniera efficace. Vediamo nel dettaglio ogni punto con esempi pratici.

    Attivare le descrizioni di ricerca (meta description)

    Per poter inserire una meta description personalizzata per ogni post (fondamentale per la SEO), devi prima abilitare l’opzione nel pannello di controllo.

    Passaggi:

    1. Vai su Impostazioni > Meta tag.
    2. Attiva l’opzione “Abilita la descrizione della ricerca”.
    3. Salva le modifiche.

    Da questo momento, ogni volta che scrivi o modifichi un post, nella barra laterale destra vedrai un campo chiamato Descrizione della ricerca, dove potrai inserire una breve descrizione ottimizzata (fino a 150-160 caratteri) che verrà letta da Google.

    Esempio di descrizione SEO efficace:

    Scopri come ottimizzare il tuo blog su Blogger per migliorare il posizionamento su Google e aumentare il traffico organico.

    Quando pubblichi un post, Blogger ti consente di scegliere tra permalink automatico e permalink personalizzato. È sempre meglio usare quello personalizzato per controllare il testo dell’URL.

    Come fare:

    1. Nell’editor del post, clicca su Permalink (a destra).
    2. Seleziona Permalink personalizzato.
    3. Inserisci un URL breve, descrittivo e senza parole inutili.

    Esempio:

    Per un post intitolato “Come fare SEO su Blogger”, evita:

    /2025/03/come-fare-seo-su-blogger-e-ottimizzare-il-tuo-sito.html

    Meglio:

    /come-fare-seo-blogger.html

    Suggerimenti:

    • Usa trattini invece degli spazi.
    • Evita parole stop come “il”, “e”, “su”.
    • Includi le parole chiave principali.

    Personalizzare i tag title e description della homepage

    Blogger ti permette di modificare il codice HTML del tema, e in questo modo puoi personalizzare i meta tag della homepage, che di default non sono sempre ottimizzati.

    Esempio di codice HTML da inserire nel <head> del tema:

    <b:if cond='data:blog.pageType == &quot;index&quot;'>
    <title>Guida SEO Blogger | Migliora il tuo posizionamento</title>
    <meta name="description" content="Impara a fare SEO su Blogger con una guida completa: ottimizzazione dei contenuti, struttura e strumenti di analisi."/>
    </b:if>

    Questo codice assicura che title e description siano ottimizzati solo per la homepage. Per le singole pagine o post, Blogger li genera automaticamente in base al contenuto (se hai attivato la descrizione della ricerca).

    Ottimizzare i titoli con H2 e H3

    Per migliorare la leggibilità e il posizionamento SEO, è importante strutturare i tuoi post con intestazioni gerarchiche: usa H1 per il titolo principale (Blogger lo assegna di default), H2 per i sottotitoli e H3 per eventuali sotto-sezioni.

    Esempio di struttura con intestazioni:

    <h2>Come impostare i meta tag su Blogger</h2>
    <p>Per migliorare la SEO, è essenziale impostare correttamente i meta tag...</p>

    <h3>Attivare la descrizione della ricerca</h3>
    <p>Vai nelle Impostazioni del blog e abilita la funzione...</p>

    <h2>Come usare i permalink personalizzati</h2>
    <p>Una URL chiara aiuta sia l’utente che Google a capire l’argomento...</p>

    Suggerimenti:

    • Usa una sola H1 per pagina (Blogger lo fa automaticamente).
    • Non saltare i livelli: non usare H4 subito dopo un H2.
    • Inserisci parole chiave nei sottotitoli, ma con naturalezza.

    Bonus: inserire dati strutturati (Schema.org)

    Anche se non nativamente supportati, puoi inserire manualmente dei dati strutturati JSON-LD nella sezione <head>del tema per migliorare la visibilità nei rich snippet di Google.

    Esempio base per un articolo:

    <script type="application/ld+json">
    {
    "@context": "https://schema.org",
    "@type": "BlogPosting",
    "headline": "Come fare SEO su Blogger",
    "description": "Guida completa alla SEO per Blogger: meta tag, permalink, intestazioni e ottimizzazione contenuti.",
    "author": {
    "@type": "Person",
    "name": "Tuo Nome"
    },
    "publisher": {
    "@type": "Organization",
    "name": "Il tuo blog",
    "logo": {
    "@type": "ImageObject",
    "url": "https://www.tuosito.it/logo.png"
    }
    },
    "datePublished": "2025-03-24"
    }
    </script>

    Ottimizzare i contenuti per i motori di ricerca

    Il cuore della SEO su Blogger resta sempre il contenuto. Scrivere articoli ben strutturati, originali e informativi è fondamentale. Inserisci le parole chiave in modo naturale nel titolo, nei sottotitoli e all’interno del testo. Mantieni uno stile discorsivo, coinvolgente e focalizzato su ciò che cerca l’utente.

    Non dimenticare di:

    • Ottimizzare le immagini con nomi file descrittivi e attributi alt.
    • Linkare ad altri post del tuo blog per rafforzare la struttura interna.
    • Curare la leggibilità del testo e usare paragrafi brevi per facilitare la scansione.

    Importanza del file robots.txt e della sitemap su Blogger

    Perché sono importanti?

    • Il file robots.txt dice ai motori di ricerca quali pagine o sezioni del sito possono o non possono essere scansionate. È utile per evitare che contenuti duplicati o non rilevanti vengano indicizzati.
    • La sitemap (mappa del sito) è un file che elenca tutte le pagine e gli articoli che vuoi far indicizzare a Google. Aiuta i crawler a scoprire e aggiornare i contenuti più velocemente.

    Su Blogger, entrambi possono essere personalizzati direttamente dal pannello di controllo.

    Come attivare e modificare robots.txt e sitemap su Blogger

    Abilitare le impostazioni avanzate SEO

    Vai su:

    Impostazioni > Preferenze di ricerca > Crawler e indicizzazione

    Qui puoi:

    • Abilitare il file robots.txt personalizzato
    • Abilitare i tag header robot personalizzati

    Una volta abilitata l’opzione per il robots.txt, apparirà un campo dove potrai scrivere il tuo file personalizzato.

    Esempio di file robots.txt personalizzato per Blogger

    User-agent: *
    Disallow: /search
    Allow: /

    Sitemap: https://nomeblog.blogspot.com/feeds/posts/default?orderby=updated

    Spiegazione:

    • User-agent: * → Si applica a tutti i crawler.
    • Disallow: /search → Impedisce l’indicizzazione delle pagine dei risultati interni (tipo /search/label/...), spesso contenuti duplicati.
    • Allow: / → Permette l’indicizzazione di tutto il resto del sito.
    • Sitemap: → Indica la posizione della sitemap. In Blogger, una delle versioni più utilizzate è:
    https://nomeblog.blogspot.com/feeds/posts/default?orderby=updated

    Oppure, se hai un dominio personalizzato:

    https://www.tuodominio.it/feeds/posts/default?orderby=updated

    Puoi testare il tuo file su robots.txt Tester di Google Search Console.

    Sitemap: come funziona e quale usare

    Blogger non genera una sitemap.xml classica come WordPress, ma utilizza il feed RSS aggiornato.

    La versione standard è:

    https://tuoblog.blogspot.com/feeds/posts/default?orderby=updated

    Questa sitemap include gli ultimi 25 post. Per includere tutti i post, puoi usare questa variante:

    https://tuoblog.blogspot.com/feeds/posts/default?max-results=500

    ⚠️ Sostituisci tuoblog.blogspot.com con il tuo dominio personalizzato se ne usi uno.

    Come inviare la sitemap a Google

    1. Vai su Google Search Console
    2. Seleziona la proprietà del tuo blog.
    3. Vai su Sitemap > Inserisci l’URL completo dopo il dominio, ad esempio:csharpCopiaModificafeeds/posts/default?orderby=updated
    4. Clicca su Invia.

    Escludere pagine indesiderate

    Il file robots.txt ti permette di bloccare pagine che non vuoi far indicizzare, come:

    • Etichette (/search/label/...)
    • Risultati interni di ricerca (/search?q=...)
    • Pagine di archivio (/2025_03_01_archive.html)

    Esempio avanzato:

    User-agent: *
    Disallow: /search
    Disallow: /*archive.html
    Disallow: /*?updated-max=
    Allow: /

    Sitemap: https://www.tuodominio.it/feeds/posts/default?orderby=updated

    Questo file blocca le pagine con etichette, archivi mensili e URL con query parameters inutili per la SEO.

    Header robot personalizzati

    Puoi anche impostare tag meta robots personalizzati per:

    • Homepage
    • Pagine di archivio
    • Post individuali
    • Pagine statiche

    Consigliati:

    • Homepage: all
    • Post e pagine: all
    • Archivi e etichette: noindex, noarchive

    Vai su:

    Impostazioni > Preferenze di ricerca > Tag header robot personalizzati

    Spunta le caselle come segue per ogni tipo di pagina.

    Collegare il blog a Google Search Console

    Uno dei passaggi più importanti è collegare il tuo blog a Google Search Console, lo strumento ufficiale di Google per monitorare la presenza del tuo sito nei risultati di ricerca. Ti consente di:

    • Verificare l’indicizzazione dei contenuti.
    • Controllare la presenza di errori SEO.
    • Caricare la sitemap.
    • Monitorare il traffico organico e le query di ricerca più frequenti.

    Questo è un passaggio essenziale sia con dominio blogspot che con dominio personalizzato.

    Mobile-first e velocità di caricamento

    Blogger offre template già ottimizzati per dispositivi mobili, ma è comunque importante verificare che il blog sia effettivamente mobile-friendly. Google predilige siti responsivi e veloci, quindi scegli template leggeri e ben strutturati.

    Riduci il peso delle immagini e limita l’uso di script esterni. Puoi testare la velocità del blog con strumenti come PageSpeed Insights, intervenendo dove necessario per migliorare i tempi di caricamento.

    Anche su Blogger puoi lavorare sul link building, ovvero ottenere link da altri siti che puntano al tuo blog. Puoi farlo tramite:

    • Guest post su altri blog.
    • Condivisione sui social.
    • Commenti di valore su altri siti del tuo settore.

    Più link ricevi da fonti autorevoli, maggiore sarà la credibilità percepita dal motore di ricerca, e quindi il tuo posizionamento SEO potrà beneficiarne.

    Blogger e SEO: limiti e alternative

    Va detto che, sebbene efficace per progetti semplici, Blogger presenta alcuni limiti: personalizzazione ridotta, minor controllo sull’hosting e sulle performance, scarse possibilità di estendere le funzionalità SEO tramite plugin.

    Per blog più strutturati o per chi ha ambizioni di crescita importanti, potrebbe essere il caso di migrare a piattaforme come WordPress.org, che offrono una gestione SEO molto più avanzata.

    Per concludere

    Fare SEO su Blogger è possibile, anche se con alcuni limiti rispetto ad altre piattaforme. Con una configurazione corretta, contenuti ben scritti, ottimizzazione tecnica e una buona strategia di link building, anche un semplice blogspot può ottenere buoni risultati in termini di visibilità sui motori di ricerca.

    La chiave è trattare il proprio blog con la stessa attenzione che si dedicherebbe a un sito più complesso: ogni dettaglio conta, anche su Blogger.

    10 domande frequenti (FAQ)

    1. Fare SEO su Blogger funziona davvero?
    Sì, con le giuste strategie puoi ottenere un buon posizionamento anche su Blogger.

    2. È meglio usare un dominio blogspot o uno personalizzato?
    Un dominio personalizzato offre più vantaggi SEO e professionali sul lungo termine.

    3. Come si inserisce una meta description su Blogger?
    Attiva le descrizioni di ricerca e compilale per ogni post dal pannello laterale dell’editor.

    4. Posso usare Google Analytics su Blogger?
    Sì, basta incollare l’ID di tracciamento nelle impostazioni del tema HTML.

    5. Devo creare una sitemap manualmente?
    No, Blogger genera una sitemap automatica, ma puoi personalizzarla se necessario.

    6. Posso modificare il robots.txt?
    Sì, Blogger ti permette di scrivere un file robots.txt personalizzato.

    7. Quali strumenti posso usare per analizzare la SEO del mio blog?
    Google Search Console, Google Analytics e PageSpeed Insights sono i principali.

    8. Blogger è indicato per un blog professionale?
    Per progetti piccoli o medi sì, ma per esigenze avanzate meglio WordPress.

    9. Le immagini influenzano la SEO?
    Sì, è importante ottimizzarle con nomi file descrittivi e tag alt pertinenti.

    10. I template di Blogger sono SEO-friendly?
    Molti sì, ma è bene testarli e sceglierne uno leggero, mobile-friendly e ben strutturato.

  • Problema dominio Blogger – Godaddy senza www

    Problema dominio Blogger – Godaddy senza www

    Ci sono arrivate diverse segnalazioni di problemi di dominio Godaddy collegato a Blogger. In questo articolo vediamo come risolvere i problemi tra dominio con www e senza www su Blogger e GoDaddy in modo semplice e definitivo.

    Indice

    Introduzione

    Uno dei problemi più comuni per chi collega un dominio personalizzato a Blogger tramite un provider come GoDaddy riguarda il funzionamento del sito con e senza www.

    Spesso, infatti, ci si accorge che il sito si apre perfettamente con www, ma che digitandolo senza www viene mostrata una pagina di parcheggio, spesso di GoDaddy. In questo articolo analizziamo perché succede, come funziona la configurazione DNS e cosa bisogna fare per risolvere una volta per tutte questa fastidiosa situazione.

    Come funzionano www e non www

    Quando si acquista un dominio personalizzato (es. tuosito.com) e lo si collega a una piattaforma come Blogger, è importante sapere che www.tuosito.com e tuosito.com sono considerati due sottodomini distinti. Il primo è il cosiddetto sottodominio www, mentre il secondo è il dominio nudo o naked domain. Entrambi vanno configurati separatamente se si vuole che portino allo stesso sito web.

    Molti utenti configurano solo il sottodominio www su Blogger, lasciando il dominio nudo senza alcuna istruzione precisa su dove puntare. È per questo che, visitando tuosito.com, si viene reindirizzati alla tipica pagina di parcheggio di GoDaddy, il provider del dominio.

    Il ruolo dei record DNS

    Per risolvere questo problema, è necessario intervenire sui record DNS del dominio, ovvero le impostazioni che indicano ai browser dove devono andare quando qualcuno digita un certo indirizzo. In particolare, è fondamentale aggiungere i record A corretti per far funzionare il dominio senza www.

    Blogger, per gestire i domini nudi, utilizza quattro indirizzi IP che devono essere inseriti nel pannello DNS del provider (in questo caso, GoDaddy). Se questi IP non sono presenti, il dominio nudo non sa dove andare e si affida all’impostazione predefinita di GoDaddy, che lo parcheggia.

    Soluzione passo-passo su GoDaddy

    1. Accedi alla gestione DNS del tuo dominio su GoDaddy

    • Vai su https://godaddy.com
    • Accedi al tuo account
    • Clicca su “I miei domini”
    • Seleziona il dominio in questione
    • Vai su “Gestione DNS”

    2. Aggiungi (o modifica) i record A per il dominio “naked” (tuosito.com)

    Dovrai aggiungere quattro record A con il Nome = @ (che indica il dominio senza www), e come Valore/IP Address questi:

    TipoNomeValore (IP)
    A@216.239.32.21
    A@216.239.34.21
    A@216.239.36.21
    A@216.239.38.21

    Se ce ne sono altri con Nome @, eliminali prima di inserire questi 4 (es. quelli che puntano a GoDaddy o altri IP).

    3. (Importante) Reindirizza il dominio nudo su Blogger

    1. Vai su Blogger
    2. Apri il tuo blog > vai su Impostazioni > Pubblicazione
    3. Clicca sulla sezione del dominio personalizzato (www.tuosito.com)
    4. Attiva la voce:
      “Reindirizza tuosito.com su www.tuosito.com”

    4. Aspetta la propagazione DNS

    Potrebbero volerci da pochi minuti fino a qualche ora (max 24h) per vedere l’effetto.

    Alla fine, cosa succede?

    Visitatore digita tuosito.com
    → i record A lo portano a Blogger
    → Blogger fa il reindirizzamento automatico a www.tuosito.com

    L’importanza del reindirizzamento su Blogger

    Dopo aver configurato correttamente i record DNS, è fondamentale accedere alle impostazioni di Blogger e abilitare il reindirizzamento automatico dal dominio nudo al www. Questa opzione, disponibile nella sezione “Pubblicazione”, fa in modo che chi digita tuosito.com venga automaticamente inviato a www.tuosito.com, garantendo così un’esperienza uniforme agli utenti e migliorando anche il posizionamento SEO.

    Senza questa impostazione, anche con i record DNS corretti, Blogger non saprà come gestire il traffico diretto al dominio senza www, causando errori o comportamenti imprevedibili.

    Propagazione DNS e tempi di attesa

    Una volta fatte tutte le modifiche, non aspettarti un risultato immediato. I cambi DNS impiegano del tempo a propagarsi su internet. In genere possono volerci da pochi minuti fino a 24 ore. È normale che nel frattempo il sito continui a comportarsi in modo strano. L’unica cosa da fare è avere pazienza e controllare di tanto in tanto che tutto funzioni come previsto.

    Domande frequenti (FAQ)

    1. Perché il mio sito funziona solo con www?
    Perché hai configurato solo il sottodominio www nei DNS e non il dominio nudo.

    2. Cosa significa dominio nudo?
    È il dominio senza prefisso www, ad esempio tuosito.com.

    3. Dove devo inserire i record A per Blogger?
    Nel pannello DNS del tuo provider, in questo caso GoDaddy.

    4. Quali sono i record A di Blogger?
    216.239.32.21, 216.239.34.21, 216.239.36.21 e 216.239.38.21.

    5. Cosa succede se non configuro il dominio nudo?
    Il dominio punta alla pagina di parcheggio di GoDaddy o mostra errore.

    6. Devo eliminare altri record A esistenti?
    Sì, se ci sono record A che puntano ad altri IP, devono essere rimossi.

    7. È necessario impostare il reindirizzamento su Blogger?
    Assolutamente sì, per evitare contenuti duplicati e problemi SEO.

    8. Quanto tempo ci vuole perché le modifiche DNS abbiano effetto?
    Fino a 24 ore, ma di solito bastano poche ore.

    9. Serve un certificato SSL separato per il dominio nudo?
    No, Blogger lo gestisce automaticamente una volta configurato correttamente.

    10. Posso usare solo il dominio nudo senza www?
    Tecnicamente sì, ma con Blogger è consigliato usare sempre il www.

  • Bloccare i bot di Semrush: perché e come farlo

    Bloccare i bot di Semrush: perché e come farlo

    Un nostro cliente al quale forniamo servizi SEO ha chiesto espressamente di usare un determinata suite di programmi per l’analisi SEO. Tuttavia tra questi non figura Semrush. Inoltre ha notato nei Log del file che il bit di Semrush puntualmente torna a mostrarsi, segno che i suoi competitori lo studiano. La decisione condivisa è stata di escludere il bot di Semrush dal sito web. Ma facciamo un po’ di chiarezza.

    Se hai un sito web, probabilmente hai notato nel file di log la presenza di numerosi bot che scansionano le tue pagine. Tra questi, il bot di Semrush è uno dei più attivi. Ma a cosa serve realmente? E soprattutto, ha senso bloccare SemrushBot per proteggere il proprio sito o migliorare la SEO?

    In questo articolo vedremo nel dettaglio cosa fa il bot di Semrush, quali sono i motivi per cui potresti volerlo bloccare e come farlo in modo efficace, con esempi pratici e codice.

    Indice

    Cosa fa il bot di Semrush?

    SemrushBot è il crawler ufficiale di Semrush, una delle più potenti piattaforme SEO utilizzate per analizzare siti web e fornire dati dettagliati agli esperti del settore. Il suo obiettivo è raccogliere informazioni sulle pagine web che poi vengono utilizzate per diversi scopi, come l’analisi dei backlink, il monitoraggio delle parole chiave e l’identificazione di problemi tecnici.

    Vediamo nel dettaglio come funziona e quali dati raccoglie.

    Uno degli usi principali di SemrushBot è la scansione dei backlink, ossia i link che un sito riceve da altri siti web. Questo è fondamentale per la SEO off-page, in quanto i backlink sono uno dei fattori di ranking più importanti per Google.

    Esempio pratico:

    Se il tuo sito ha ricevuto un backlink da un blog di settore autorevole, SemrushBot visiterà entrambe le pagine (quella del blog e quella del tuo sito) per registrare il collegamento. Queste informazioni verranno poi rese disponibili su Semrush, consentendo agli utenti di:

    • Vedere quali siti linkano il tuo dominio
    • Identificare la qualità e l’autorità dei backlink
    • Monitorare nuovi e vecchi backlink
    • Analizzare quali anchor text vengono utilizzati

    Ad esempio, se hai un sito di e-commerce che vende scarpe da corsa e ottieni un backlink da Runner’s World, il bot di Semrush lo rileverà e mostrerà agli utenti Semrush il link nel profilo backlink del tuo sito.

    Perché questo potrebbe essere un problema?
    Se vuoi mantenere private le tue strategie SEO e i tuoi backlink, potresti voler impedire a SemrushBot di accedere al tuo sito, altrimenti i tuoi concorrenti potrebbero facilmente vedere da dove provengono i tuoi link migliori.

    2. Identificazione delle parole chiave organiche

    SemrushBot raccoglie dati sulle parole chiave per le quali il tuo sito è visibile nei motori di ricerca. Questo significa che analizza il contenuto delle tue pagine e il loro posizionamento su Google per determinare quali termini di ricerca generano traffico.

    Esempio pratico:

    Supponiamo che tu abbia un blog che parla di alimentazione vegana e che un tuo articolo sia ben posizionato per la parola chiave “migliori ricette vegane”. SemrushBot visiterà la tua pagina, analizzerà il testo, il titolo, gli heading e altre informazioni per capire:

    • Quali keyword sono presenti nella pagina
    • Come è strutturato il contenuto
    • Se la pagina ha un buon posizionamento su Google

    Questi dati vengono poi utilizzati per le funzionalità di Keyword Research di Semrush, che permettono agli utenti di vedere per quali parole chiave è posizionato un sito.

    Perché questo potrebbe essere un problema?
    Se i tuoi competitor usano Semrush, potrebbero vedere facilmente le parole chiave che ti portano più traffico e ottimizzare i loro contenuti per competere con te.

    3. Monitoraggio delle prestazioni SEO

    SemrushBot aiuta a raccogliere dati relativi alla SEO on-page, fornendo informazioni su elementi tecnici e di contenuto delle pagine. Questo include aspetti come:

    • Velocità di caricamento
    • Presenza di tag title e meta description ottimizzati
    • Utilizzo di heading (H1, H2, H3, ecc.)
    • Ottimizzazione per mobile

    Esempio pratico:

    Se hai una pagina che carica lentamente, il bot di Semrush può rilevarlo e segnalare agli utenti della piattaforma che il tuo sito potrebbe avere problemi di performance.

    Un altro esempio: se una tua pagina non ha una meta description, SemrushBot lo rileverà e mostrerà l’errore nella sezione “Site Audit” di Semrush.

    Perché questo potrebbe essere un problema?
    Se non vuoi che queste informazioni siano accessibili pubblicamente, potresti considerare di bloccare il bot per impedire a Semrush di registrare questi dati.

    4. Rilevazione di problemi tecnici

    SemrushBot esegue anche controlli tecnici per individuare errori SEO comuni che potrebbero penalizzare il ranking del tuo sito. Tra i problemi più rilevati ci sono:

    • Errori 404 (pagine non trovate)
    • Redirect errati
    • Contenuti duplicati
    • Errori nel file robots.txt
    • HTTPS mal configurato

    Esempio pratico:

    Se il tuo sito ha molte pagine con errori 404, SemrushBot le individuerà e mostrerà l’elenco nella sezione “Site Audit” della piattaforma. Questo può essere utile per correggere i problemi, ma allo stesso tempo rende pubblicamente visibili agli utenti Semrush tutti i difetti tecnici del tuo sito.

    Perché questo potrebbe essere un problema?
    Se non vuoi che eventuali problemi tecnici del tuo sito siano visibili a chiunque abbia un account Semrush, bloccare SemrushBot potrebbe essere una soluzione.

    Perché bloccare il bot di Semrush?

    Ci sono diversi motivi per cui potresti voler impedire al bot di Semrush di accedere al tuo sito:

    1. Protezione della strategia SEO

    Se hai una strategia SEO avanzata e non vuoi che i tuoi concorrenti vedano il tuo profilo di backlink, le tue parole chiave e altre informazioni, bloccare Semrush può essere una soluzione.

    2. Riduzione del carico sul server

    Ogni bot che scansiona il tuo sito utilizza risorse del server. Se hai un sito con molte pagine e ricevi visite da vari crawler, il tuo server potrebbe rallentare. Bloccare SemrushBot può ridurre il numero di richieste inutili.

    3. Controllo delle informazioni pubbliche

    Non tutti vogliono che i dati del proprio sito siano accessibili su strumenti di analisi SEO. Se preferisci mantenere privati certi aspetti della tua strategia, impedire l’accesso a Semrush è un’opzione da considerare.

    4. Evitare problemi con i motori di ricerca

    Alcuni webmaster segnalano che un numero eccessivo di scansioni da parte di bot SEO può creare problemi di indicizzazione o influenzare la velocità del sito. Sebbene non sia sempre il caso, ridurre il numero di crawler esterni può migliorare le prestazioni generali.

    Come bloccare il bot di Semrush

    Bloccare SemrushBot è abbastanza semplice e ci sono diversi metodi per farlo. Vediamo le soluzioni più efficaci.

    1. Usare il file robots.txt

    Il metodo più comune per impedire a un bot di accedere al tuo sito è utilizzare il file robots.txt. Aggiungi queste righe al file situato nella root del tuo sito:

    User-agent: SemrushBot
    Disallow: /

    Questo dirà al bot di non scansionare nessuna pagina del tuo sito. Tuttavia, robots.txt è solo una richiesta e alcuni bot potrebbero ignorarlo.

    2. Bloccare tramite .htaccess

    Se il tuo sito è su un server Apache, puoi bloccare SemrushBot direttamente dal file .htaccess con questa regola:

    RewriteEngine On
    RewriteCond %{HTTP_USER_AGENT} SemrushBot [NC]
    RewriteRule .* - [F,L]

    Questa configurazione impedirà a SemrushBot di accedere al sito, restituendogli un errore 403 Forbidden.

    3. Utilizzare le regole di Nginx

    Se il tuo server utilizza Nginx, puoi aggiungere questa configurazione nel file nginx.conf:

    if ($http_user_agent ~* "SemrushBot") {
    return 403;
    }

    Questo impedirà al bot di Semrush di accedere al tuo sito, restituendo un errore 403 Forbidden.

    4. Bloccare con il firewall del server

    Se hai accesso alle impostazioni avanzate del tuo server, puoi bloccare SemrushBot tramite firewall. Ad esempio, con iptables puoi usare questo comando:

    iptables -A INPUT -p tcp --dport 80 -m string --algo bm --string "SemrushBot" -j DROP

    Questa configurazione rifiuterà le richieste provenienti dal bot.

    5. Usare servizi di sicurezza come Cloudflare

    Se il tuo sito utilizza Cloudflare, puoi bloccare SemrushBot direttamente dal pannello di amministrazione. Basta creare una regola nel firewall e impostarla in modo che blocchi il traffico da user-agent contenente “SemrushBot”.

    Bloccare SemrushBot è davvero necessario?

    Prima di bloccare SemrushBot, è importante valutare se è davvero necessario. Se il tuo obiettivo è proteggere le informazioni SEO o ridurre il carico del server, può essere utile. Tuttavia, se utilizzi Semrush per analizzare il tuo stesso sito, bloccare il bot potrebbe impedirti di ottenere dati utili.

    Ogni sito ha esigenze diverse: la scelta dipende dalle tue strategie e priorità. Se decidi di bloccare il bot, assicurati di farlo nel modo corretto per evitare problemi di accesso al sito o penalizzazioni indesiderate.

    Domande e risposte

    1. Cosa fa esattamente SemrushBot?

    SemrushBot è il crawler di Semrush che analizza i siti web per raccogliere dati su backlink, parole chiave e performance SEO.

    2. Bloccare SemrushBot può influire sulla SEO?

    No, bloccare SemrushBot non influisce direttamente sul ranking nei motori di ricerca, ma impedisce a Semrush di raccogliere dati sul tuo sito.

    3. Come faccio a sapere se SemrushBot sta scansionando il mio sito?

    Puoi controllare i log del server o utilizzare strumenti come Google Search Console e software di analisi dei log.

    4. Robots.txt basta per bloccare SemrushBot?

    No, robots.txt è solo una richiesta. Per un blocco sicuro, usa .htaccess, Nginx, firewall o Cloudflare.

    5. Qual è il miglior metodo per bloccare SemrushBot?

    Il metodo più efficace è bloccare il bot tramite .htaccess o regole del firewall, poiché impediscono l’accesso diretto al sito.

    6. I concorrenti possono vedere il mio sito su Semrush se blocco il bot?

    Se il bot è bloccato, Semrush non può raccogliere dati dal tuo sito, quindi le informazioni non saranno disponibili nella piattaforma.

    7. Bloccare SemrushBot riduce il carico del server?

    Sì, meno bot scansionano il tuo sito, meno risorse vengono utilizzate.

    8. SemrushBot ignora il file robots.txt?

    Generalmente no, ma alcuni bot potrebbero comunque accedere al sito.

    9. Posso bloccare solo alcune pagine invece dell’intero sito?

    Sì, con robots.txt o regole nel server puoi limitare l’accesso solo a specifiche pagine.

    10. Bloccare SemrushBot è legale?

    Sì, hai il diritto di controllare chi può accedere al tuo sito.

  • Typosquatting: cos’è e come prevenirlo

    Typosquatting: cos’è e come prevenirlo

    Abstract

    Il typosquatting è una minaccia pervasiva nel panorama digitale, che sfrutta semplici errori di ortografia per ingannare gli utenti e compromettere la sicurezza informatica. Comprendere cos’è il typosquatting e adottare misure preventive può aiutare sia i singoli utenti che le aziende a proteggersi da questa pratica insidiosa. Rimani vigile, controlla sempre gli URL e utilizza strumenti di sicurezza per garantire un’esperienza online più sicura.

    Indice

    Il typosquatting è una pratica ingannevole che sfrutta gli errori umani. Immagina di digitare rapidamente l’indirizzo di un sito e commettere un piccolo errore di battitura, per poi essere reindirizzato su un sito malevolo.

    Questo è il typosquatting, noto anche come URL hijacking, una forma di cybersquatting che sfrutta errori di ortografia o di digitazione per reindirizzare gli utenti verso siti fraudolenti.

    In questo articolo esploreremo cos’è il typosquatting, come funziona e come puoi proteggerti da questa minaccia informatica.

    Cos’è il Typosquatting?

    Il typosquatting, o URL hijacking, è una pratica malevola in cui i cybercriminali registrano dominimolto simili a quelli di siti web popolari, ma con piccoli errori di ortografia o variazioni. Questi domini simili sono progettati per ingannare gli utenti che digitano erroneamente un URL, portandoli a visitare un sito fraudolento invece di quello desiderato.

    Ad esempio, se intendevi visitare “example.com” ma hai digitato “exmaple.com”, potresti finire su un sito typosquat. Questi siti spesso imitano l’aspetto del sito legittimo, utilizzando loghi simili e una struttura simile, per convincere gli utenti di essere nel posto giusto.

    Come funziona il Typosquatting

    Il typosquatting è una tecnica subdola che sfrutta gli errori umani più comuni per reindirizzare gli utenti verso siti fraudolenti. Questi errori possono essere di vario tipo, e i cybercriminali li sfruttano per registrare domini simili a quelli di siti web popolari. Ecco alcuni esempi concreti di come funziona il typosquatting:

    1. Errori di Battitura

    Uno degli errori più comuni è la semplice svista durante la digitazione di un URL. Ad esempio, invece di digitare “google.com”, un utente potrebbe accidentalmente scrivere “gogle.com” (mancanza di una “o”). Un typosquatter potrebbe aver registrato “gogle.com” per reindirizzare il traffico verso un sito malevolo.

    Esempio pratico:

    • Dominio legittimo: google.com
    • Dominio typosquat: gogle.com

    Questo dominio fraudolento potrebbe ospitare un sito di phishing che imita la pagina di accesso di Google, cercando di rubare le credenziali degli utenti.

    2. Errori di spelling

    A volte, gli errori di ortografia sono causati dalla difficoltà di scrivere correttamente parole complesse o straniere. Ad esempio, invece di “facebook.com”, un utente potrebbe digitare “facebok.com” (mancanza di una “e”).

    Esempio pratico:

    • Dominio legittimo: facebook.com
    • Dominio typosquat: facebok.com

    Questo dominio potrebbe essere utilizzato per reindirizzare gli utenti verso un sito che raccoglie dati personali o diffonde malware.

    3. Pluralizzazione

    Un’altra tattica comune è la pluralizzazione del nome di dominio. Ad esempio, invece di visitare “example.com”, un utente potrebbe digitare “examples.com”.

    Esempio pratico:

    • Dominio legittimo: example.com
    • Dominio typosquat: examples.com

    Questo dominio potrebbe essere utilizzato per mostrare pubblicità invasive o per reindirizzare il traffico verso un concorrente.

    4. Diversi domini di primo livello (TLD)

    I typosquatter spesso registrano domini con top-level domain (TLD) diversi da quello originale. Ad esempio, invece di “example.com”, potrebbero usare “example.org” o “example.net”.

    Esempio pratico:

    • Dominio legittimo: example.com
    • Dominio typosquat: example.org

    Questi domini potrebbero essere utilizzati per reindirizzare gli utenti verso siti di phishing o per generare entrate pubblicitarie.

    Cosa succede quando un utente cade nel tranello?

    Una volta che un utente atterra su un sito typosquat, le conseguenze possono essere diverse:

    1. Phishing: Il sito potrebbe imitare l’aspetto del sito legittimo, chiedendo all’utente di inserire informazioni sensibili come credenziali di accesso, numeri di carta di credito o altri dati personali.
    2. Malware: Il sito potrebbe tentare di installare malware sul dispositivo dell’utente, compromettendone la sicurezza.
    3. Pubblicità Invasiva: Il sito potrebbe mostrare annunci pubblicitari aggressivi, generando entrate per il typosquatter.
    4. Reindirizzamento: L’utente potrebbe essere reindirizzato verso un altro sito, spesso malevolo o concorrente.

    Esempio di codice per reindirizzare gli utenti

    Un typosquatter potrebbe utilizzare un semplice script per reindirizzare gli utenti verso un sito malevolo. Ecco un esempio di codice HTML e JavaScript che potrebbe essere utilizzato:

    html

    <!DOCTYPE html>
    
    <html lang="it">
    
    <head>
    
        <meta charset="UTF-8">
    
        <title>Benvenuto su Example.com</title>
    
        <script type="text/javascript">
    
            // Reindirizza l'utente dopo 3 secondi
    
            setTimeout(function() {
    
                window.location.href = "https://sito-malevolo.com";
    
            }, 3000);
    
        </script>
    
    </head>
    
    <body>
    
        <h1>Stai per essere reindirizzato...</h1>
    
        <p>Se non sei reindirizzato automaticamente, <a href="https://sito-malevolo.com">clicca qui</a>.</p>
    
    </body>
    
    </html>

    In questo esempio, l’utente viene reindirizzato automaticamente dopo 3 secondi verso un sito malevolo. Durante questo lasso di tempo, il sito potrebbe mostrare un messaggio ingannevole per far credere all’utente di essere nel posto giusto.

    Come difendersi dal Typosquatting

    1. Verifica l’URL: Prima di inserire informazioni sensibili, controlla sempre l’URL per assicurarti che sia corretto.
    2. Utilizza Segnalibri: Salva i siti web che visiti frequentemente nei preferiti per evitare errori di digitazione.
    3. Installa Estensioni di Sicurezza: Alcuni web browser offrono estensioni che avvisano gli utenti di potenziali siti di phishing o typosquat.
    4. Educazione e Consapevolezza: Informa amici, familiari e colleghi sui rischi del typosquatting e su come riconoscerlo.

    Rilevare il Typosquatting con un codice in Python

    Possiamo scrivere un semplice script Python per generare varianti di un dominio ed eseguire una verifica online per capire se questi domini sono stati registrati.

    Passaggi del codice

    1. Generare variazioni di un dominio originale basandosi sugli errori comuni.
    2. Controllare se i domini alternativi esistono utilizzando richieste WHOIS o interrogazioni DNS.
    3. Avvisare l’utente se uno di questi domini è attivo.

    python

    import itertools
    
    import requests
    
    import whois
    
    # Genera varianti comuni di un dominio
    
    def generate_typosquatting_domains(domain):
    
        common_typos = []
    
        # Errori di battitura comuni
    
        common_typos.append(domain.replace("o", "0"))  # amazon -> amaz0n
    
        common_typos.append(domain.replace("i", "1"))  # linkedin -> l1nkedin
    
        common_typos.append(domain.replace("e", "3"))  # google -> googl3
    
        common_typos.append(domain + ".net")  # TLD differente
    
        common_typos.append(domain[:-1])  # Rimozione ultima lettera (twitter -> twitte)
    
        return common_typos
    
    # Controlla se un dominio esiste
    
    def check_domain(domain):
    
        try:
    
            whois.whois(domain)  # Query WHOIS
    
            return True
    
        except:
    
            return False  # Il dominio non esiste
    
    # Esegue il controllo su più domini
    
    def check_typosquatting_domains(original_domain):
    
        typo_domains = generate_typosquatting_domains(original_domain)
    
        print(f"Checking for possible typosquatting domains related to {original_domain}...\n")
    
        for domain in typo_domains:
    
            full_domain = domain if domain.startswith("http") else f"http://{domain}"
    
            exists = check_domain(domain)
    
            if exists:
    
                print(f"[⚠️ ALERT] Typosquatting domain detected: {domain}")
    
            else:
    
                print(f"[✔ SAFE] No typosquatting detected for: {domain}")
    
    # Esegui lo script per un dominio specifico
    
    original_website = "amazon.com"
    
    check_typosquatting_domains(original_website)

    Come funziona il codice?

    • La funzione generate_typosquatting_domains(domain) crea varianti del dominio in base a errori comuni.
    • check_domain(domain) utilizza il servizio WHOIS per verificare se il dominio esiste.
    • check_typosquatting_domains(original_domain) elenca i domini alternativi e avvisa l’utente se uno di essi è attivo.

    Esempio di Output

    Se eseguiamo lo script per amazon.com, potremmo ottenere un risultato come questo:

    less

    Checking for possible typosquatting domains related to amazon.com...
    
    [⚠️ ALERT] Typosquatting domain detected: amaz0n.com
    
    [✔ SAFE] No typosquatting detected for: amazn.com
    
    [⚠️ ALERT] Typosquatting domain detected: amazon.net
    
    [✔ SAFE] No typosquatting detected for: amaz0n.net
    
    [✔ SAFE] No typosquatting detected for: amazo.com

    I rischi del Typosquatting

    I pericoli del typosquatting sono significativi. Gli utenti potrebbero inconsapevolmente fornire dati personali a malintenzionati, portando a furti di identità o perdite finanziarie. Anche le aziende sono a rischio, poiché il typosquatting può danneggiare la loro reputazione e portare a una perdita di fiducia da parte dei clienti.

    Inoltre, il typosquatting può essere utilizzato per reindirizzare il traffico da siti legittimi a concorrenti o piattaforme malevole. Ciò non solo danneggia il traffico del sito originale, ma può anche causare complicazioni legali e finanziarie.

    Come prevenire il Typosquatting

    Prevenire il typosquatting richiede una combinazione di consapevolezza e misure proattive. Ecco alcune strategie per proteggere te stesso e la tua organizzazione:

    1. Registrare Domini Simili: Le aziende dovrebbero registrare domini che corrispondono a errori di battitura comuni o variazioni del loro dominio principale. Questo impedisce ai cybercriminali di sfruttare queste varianti.
    2. Utilizzare Certificati SSL: Assicurati che il tuo sito utilizzi certificati SSL per stabilire fiducia e sicurezza. Questo aiuta gli utenti a verificare che si trovano sul sito legittimo.
    3. Educare gli Utenti: Forma dipendenti e clienti a controllare attentamente gli URL prima di inserire informazioni sensibili. Incoraggiali a salvare i siti affidabili nei preferiti per evitare errori di battitura.
    4. Monitorare le Registrazioni Abusive: Controlla regolarmente la presenza di domini simili che potrebbero essere utilizzati per occupazioni abusive. Strumenti come i servizi di monitoraggio dei domini possono aiutare a identificare potenziali minacce.
    5. Sfruttare la Sicurezza del Browser: I moderni web browser includono spesso funzionalità per avvisare gli utenti di siti sospetti. Assicurati che queste funzioni siano attivate.
    6. Segnalare il Typosquatting: Se scopri un sito typosquat, segnalalo al registrar di dominio o alle autorità competenti per farlo rimuovere.

    Domande e risposte sul Typosquatting

    1. Cos’è il typosquatting?
      Il typosquatting è una minaccia informatica in cui gli aggressori registrano domini con errori di ortografia per ingannare gli utenti e portarli su siti fraudolenti.
    2. Come funziona il typosquatting?
      Sfrutta errori comuni di digitazione per reindirizzare gli utenti su siti malevoli che imitano quelli legittimi.
    3. Quali sono i rischi del typosquatting?
      Include phishing, furto di dati e danni alla reputazione di un brand.
    4. Come possono le aziende prevenire il typosquatting?
      Registrando domini simili, utilizzando certificati SSL e monitorando domini simili.
    5. Il typosquatting può colpire anche i singoli utenti?
      Sì, gli individui possono cadere vittime di phishing o malware attraverso siti typosquat.
    6. Quali sono le tecniche comuni di typosquatting?
      Include domini con errori di battitura, pluralizzazioni e diversi top-level domain.
    7. Come capire se sono su un sito typosquat?
      Controlla differenze sottili nell’URL, l’assenza di certificati SSL o comportamenti insoliti del sito.
    8. Il typosquatting può essere segnalato?
      Sì, i domini abusivi possono essere segnalati al registrar o alle autorità competenti.
    9. I social media sono presi di mira dal typosquatting?
      Sì, i social media sono spesso imitati a causa della loro popolarità.
    10. Il typosquatting è illegale?
      Sì, il typosquatting è considerato un reato informatico ed è illegale in molte giurisdizioni.
  • Google reCAPTCHA si evolve: migrazione obbligatoria entro il 2025

    Google reCAPTCHA si evolve: migrazione obbligatoria entro il 2025

    Unificazione sotto Google Cloud per una sicurezza avanzata e una gestione semplificata

    Indice

    Introduzione: un cambiamento necessario

    Google ha annunciato che tutte le chiavi reCAPTCHA dovranno essere migrate a un progetto Google Cloud entro la fine del 2025. Questo passaggio unirà tutti i clienti reCAPTCHA sotto un unico set di termini e una struttura di prezzi coerente, garantendo l’accesso a funzionalità di sicurezza avanzate. Se utilizzi reCAPTCHA per proteggere il tuo sito web, è essenziale comprendere come prepararti per questa transizione.

    Cosa cambia per te

    La migrazione a Google Cloud non solo semplificherà la gestione delle chiavi reCAPTCHA, ma aprirà anche le porte a strumenti più sofisticati. Tra le novità, spiccano:

    • Dashboard di livello aziendale per monitorare le attività.
    • Monitoraggio e segnalazione avanzati.
    • Registrazione e revisione contabile integrate.
    • Controllo degli accessi più granulare.

    Inoltre, il tuo utilizzo mensile di reCAPTCHA sarà soggetto a una nuova struttura di fatturazione. Se superi le 10.000 valutazioni mensili, potrebbero essere applicati addebiti aggiuntivi. Puoi utilizzare il calcolatore dei prezzi fornito da Google per stimare i costi futuri.

    Cosa devi fare

    Google applicherà la modifica in fasi durante l’anno, contattandoti via email quando le tue chiavi saranno idonee per la migrazione. A quel punto, verrà creato automaticamente un progetto Google Cloud e le tue chiavi saranno associate a esso.

    Tuttavia, puoi anticipare il processo seguendo le istruzioni per migrare manualmente da reCAPTCHA Classic. Questo ti permetterà di scegliere il progetto Google Cloud a cui associare la tua chiave e di sbloccare immediatamente le nuove funzionalità.

    Nota importante: non sono necessarie modifiche al codice per la tua integrazione corrente. Puoi continuare a utilizzare l’endpoint API SiteVerify legacy, ma ti consigliamo di passare all’endpoint CreateAssessment per accedere alle ultime funzionalità reCAPTCHA.

    Supporto e risorse

    Google è consapevole che questa modifica richiederà una pianificazione attenta. Per assistenza, puoi contattare il supporto Google Cloud o partecipare alla community Google Cloud. Inoltre, il blog reCAPTCHA offre aggiornamenti regolari e dettagli tecnici per guidarti attraverso il processo.

    Come eseguire la migrazione

    La migrazione è un processo semplice che richiede solo 5-10 minuti. Ecco i passaggi principali:

    1. Seleziona o crea un progetto Google Cloud nella console.
    2. Abilita la fatturazione per il progetto.
    3. Attiva l’API reCAPTCHA Enterprise.
    4. Esegui la migrazione della chiave del sito utilizzando la console Google Cloud, Cloud Shell, l’interfaccia a riga di comando gcloud o l’API REST.

    Una volta completata la migrazione, potrai continuare a utilizzare le tue chiavi senza interruzioni, ma con accesso a funzionalità avanzate come Account Defender e Rilevamento della divulgazione di password.

    Come eseguire la migrazione da reCAPTCHA Classic a Google Cloud

    Una guida passo-passo per una transizione senza intoppi

    La migrazione delle chiavi reCAPTCHA a Google Cloud è un processo semplice ma cruciale per garantire l’accesso alle ultime funzionalità di sicurezza e una gestione più efficiente. Ecco una guida dettagliata per aiutarti a completare la migrazione in modo rapido e sicuro.

    1. Preparazione iniziale

    Prima di iniziare, assicurati di avere tutto il necessario per eseguire la migrazione:

    • Un account Google Cloud attivo.
    • Fatturazione abilitata per il progetto Google Cloud.
    • Accesso alla Console di amministrazione reCAPTCHA per gestire le chiavi esistenti.

    Se non hai ancora un progetto Google Cloud, puoi crearne uno direttamente dalla console. Assicurati che la fatturazione sia attivata, poiché è un requisito fondamentale per la migrazione.

    2. Attivazione dell’API reCAPTCHA Enterprise

    Tutte le chiavi reCAPTCHA, indipendentemente dal livello (Essentials, Standard o Enterprise), vengono gestite tramite l’API reCAPTCHA Enterprise. Ecco come attivarla:

    1. Accedi alla Google Cloud Console.
    2. Vai alla pagina delle API e servizi.
    3. Cerca e seleziona reCAPTCHA Enterprise API.
    4. Fai clic su Attiva.

    Una volta attivata l’API, sei pronto per procedere con la migrazione delle chiavi.

    3. Selezione della chiave da migrare

    Dalla Console di amministrazione reCAPTCHA, seleziona la chiave del sito che desideri migrare. Le chiavi supportate per la migrazione includono:

    • reCAPTCHA v2 (casella di controllo)
    • reCAPTCHA v2 (invisibile)
    • reCAPTCHA v3

    Copia la chiave del sito, poiché ti servirà per completare il processo di migrazione.

    4. Esecuzione della migrazione

    Puoi eseguire la migrazione utilizzando diversi strumenti: la Google Cloud ConsoleCloud Shell, l’interfaccia a riga di comando gcloud o l’API REST. Ecco come procedere con ciascun metodo:

    Google Cloud Console
    1. Vai alla pagina reCAPTCHA Enterprise nella console.
    2. Seleziona il progetto Google Cloud a cui vuoi associare la chiave.
    3. Fai clic su Migra chiave e inserisci la chiave del sito copiata in precedenza.
    Cloud Shell o gcloud CLI

    Se preferisci utilizzare la riga di comando, esegui il seguente comando:

    bash

    curl -X POST \
         -H "Authorization: Bearer $(gcloud auth print-access-token)" \
         -H "Content-Type: application/json; charset=utf-8" \
         -d "" \
         "https://recaptchaenterprise.googleapis.com/v1/projects/PROJECT_ID/keys/SITE_KEY:migrate"

    Sostituisci PROJECT_ID con l’ID del tuo progetto Google Cloud e SITE_KEY con la chiave del sito che stai migrando.

    API REST

    Se utilizzi l’API REST, invia una richiesta POST all’endpoint:

    POST https://recaptchaenterprise.googleapis.com/v1/projects/PROJECT_ID/keys/SITE_KEY:migrate

    Includi l’header di autorizzazione e il corpo della richiesta vuoto.

    5. Verifica della migrazione

    Dopo aver completato la migrazione, verifica che la chiave sia stata correttamente associata al progetto Google Cloud:

    1. Vai alla pagina reCAPTCHA Enterprise nella console.
    2. Cerca la chiave migrata nella sezione Chiavi reCAPTCHA.
    3. Controlla che le impostazioni e le funzionalità siano state trasferite correttamente.

    6. Cosa succede dopo la migrazione

    Una volta migrata la chiave, puoi continuare a utilizzare l’endpoint SiteVerify per valutare i token reCAPTCHA. Tuttavia, per sfruttare appieno le nuove funzionalità come Account Defender o Rilevamento della divulgazione di password, dovrai passare all’endpoint CreateAssessment.

    Nota: Non è necessario eliminare le chiavi dalla Console di amministrazione reCAPTCHA. Le chiavi migrate rimarranno attive in entrambe le console fino a quando non deciderai di rimuoverle manualmente.

    7. Gestione dei costi

    Dopo la migrazione, il tuo utilizzo di reCAPTCHA sarà soggetto a una nuova struttura di fatturazione. Se superi la quota mensile gratuita di 10.000 valutazioni, verranno applicati addebiti aggiuntivi. Utilizza il calcolatore dei prezzi di Google per stimare i costi in base al tuo utilizzo.

    8. Supporto e risorse aggiuntive

    Se incontri difficoltà durante la migrazione, puoi contattare il supporto Google Cloud o consultare la documentazione ufficiale. Inoltre, la community Google Cloud è un’ottima risorsa per condividere esperienze e risolvere problemi comuni.

    Qui le istruzioni da Google

    Preparati per il futuro della sicurezza

    La migrazione a Google Cloud rappresenta un passo importante per migliorare la sicurezza e l’efficienza delle tue integrazioni reCAPTCHA. Nonostante il processo sia semplice, è fondamentale iniziare a pianificare ora per evitare sorprese nell’ultimo minuto.

    Hai domande o dubbi? Lascia un commento nel form qui sotto e condividi la tua opinione su questa evoluzione di reCAPTCHA

  • SEO vs. PPC: quale strategia scegliere per il tuo business?

    SEO vs. PPC: quale strategia scegliere per il tuo business?

    Il digital marketing offre diverse strade per migliorare la visibilità online e attirare clienti.

    Tra le soluzioni più utilizzate ci sono la SEO (Search Engine Optimization) e il PPC (Pay-Per-Click). Ma quale conviene adottare? 

    Dopstart, specializzata in consulenza SEO, aiuta le aziende a individuare la strategia migliore, offrendo una prima consulenza gratuita e accompagnandole lungo tutto il processo fino all’ottenimento dei risultati utili.

    SEO: migliorare la visibilità del sito in modo naturale

    La SEO consiste nell’ottimizzare un sito web per migliorarne il posizionamento nei risultati di ricerca organici di Google. L’obiettivo è far sì che il sito venga trovato più facilmente dagli utenti che cercano servizi o prodotti specifici.

    L’ottimizzazione SEO si basa su diversi fattori:

    • Qualità dei contenuti: i testi devono essere chiari, utili e pertinenti rispetto alle ricerche degli utenti.
    • Utilizzo strategico delle parole chiave: inserire i termini giusti nel testo senza esagerare.
    • Struttura del sito ottimizzata: velocità di caricamento, esperienza utente fluida e codice ben scritto.

    Uno dei principali vantaggi della SEO è che non prevede costi diretti per apparire nei risultati di ricerca organici. Tuttavia, è un processo che richiede tempo e competenze per ottenere risultati duraturi.

    PPC: ottenere visibilità immediata con annunci a pagamento

    Il PPC (Pay-Per-Click), come Google Ads, permette di apparire in alto nei risultati di ricerca attraverso annunci sponsorizzati. In questo caso, si paga solo quando un utente clicca sull’annuncio e visita il sito.

    Questa strategia offre numerosi vantaggi:

    • Risultati immediati: ideale per campagne promozionali o per lanciare rapidamente un nuovo servizio.
    • Targeting preciso: possibilità di selezionare il pubblico in base a interessi, località e comportamenti online.
    • Flessibilità: gli annunci possono essere modificati in qualsiasi momento per migliorare le prestazioni.

    Tuttavia, il PPC ha un costo costante e non migliora il posizionamento organico del sito nel tempo.

    SEO o PPC? La soluzione ideale per la tua azienda

    Non esiste una risposta univoca: tutto dipende dagli obiettivi aziendali.

    • Se vuoi ottenere risultati a lungo termine e migliorare la tua autorevolezza online, la SEO è la scelta giusta.
    • Se hai bisogno di traffico immediato per promozioni o eventi specifici, il PPC può essere più efficace.
    • La strategia migliore è spesso un mix di SEO e PPC, per sfruttare i vantaggi di entrambe le soluzioni.

    Perché non tutte e due le soluzioni?

    Spesso ci troviamo a operare su entrambi i fronti notando benefici sia per la SEO che per il PPC advertising.

    Ad esempio, nella nostra esperienza vediamo che unire i posizionamenti SEO con una campagna ADS permette di ottenere tanta visibilità pagata a prezzi bassissimi su parole chiave che sono ben posizionate anche in organico. A volte è necessario fare delle campagne ADS di rinforzo quando i posizionamenti organici vengono scavalcati da sponsorizzate di concorrenti. In questo caso, ADS è essenziale per far apparire primo il nostro cliente in SERP, sia come sponsorizzato sia come organico.

    Grazie alla sua esperienza, Dopstart offre una consulenza SEO personalizzata per individuare la strategia più efficace per ogni azienda, supportandola in ogni fase fino all’ottenimento di eventuali risultati concreti.

    Vuoi migliorare la visibilità online del tuo business? Contatta Dopstart per una prima consulenza gratuita utilizzando il form nella pagina!

    Domande e risposte

    1. In che modo il posizionamento varia confrontando PPC e SEO?
    Il ranking SEO si basa sulla qualità del sito e dei contenuti, mentre nel PPC si paga per apparire in cima ai risultati sponsorizzati. La SEO offre vantaggi a lungo termine, mentre il PPC garantisce visibilità immediata.

    2. Qual è il tempo necessario per vedere risultati con la SEO?
    La SEO richiede tempo: i primi miglioramenti possono vedersi dopo 3-6 mesi, ma per risultati consolidati servono 6-12 mesi o più.

    3. Il PPC aiuta a migliorare il posizionamento SEO?
    No, il PPC non influisce direttamente sulla SEO. Tuttavia, una campagna PPC può generare traffico e brand awareness, che nel tempo potrebbero favorire la SEO indirettamente.

    4. Quanto costa fare una campagna PPC su Google Ads?
    Il costo varia in base a parole chiave, settore e concorrenza. Alcuni settori hanno CPC (costo per clic) molto bassi, mentre altri possono richiedere budget elevati.

    5. È meglio investire solo in SEO o solo in PPC?
    Dipende dagli obiettivi: SEO è un investimento a lungo termine, PPC è utile per risultati immediati. La combinazione delle due strategie è spesso la scelta migliore.

    6. Il traffico organico da SEO è sempre gratuito?
    Sì, il traffico organico non ha costi diretti, ma migliorare il posizionamento SEO richiede tempo, risorse e competenze.

    7. Quali sono i vantaggi di unire SEO e PPC?
    Unendo SEO e PPC, si ottiene massima visibilità, si riduce il costo degli annunci e si proteggono i posizionamenti organici dalle sponsorizzate dei concorrenti.

    8. Quali strumenti posso usare per monitorare SEO e PPC?
    Per la SEO, strumenti come Google Search Console e Google Analytics. Per il PPC, si usa Google Ads con il suo pannello di gestione campagne.

    9. La SEO è utile anche per il posizionamento locale?
    Sì, la local SEO aiuta a migliorare la visibilità su ricerche geolocalizzate, fondamentali per negozi, ristoranti e attività locali.

    10. Cosa offre Dopstart per aiutare le aziende con SEO e PPC?
    Dopstart offre consulenze SEO gratuite, supporto nella gestione di campagne PPC e strategie integrate per migliorare la visibilità online e ottenere risultati concreti.

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