Google taglia i 100 risultati per pagina

Persona al computer che osserva una schermata con risultati di ricerca Google e simboli di crescita SEO in stile cartoon minimalista.

Caos nel rank tracking e nuove sfide per il digital marketing. La rimozione del parametro &num=100 rivoluziona il monitoraggio delle posizioni e impone una riflessione strategica agli specialisti SEO

Un cambiamento silenzioso ma dirompente

Google ha recentemente eliminato la possibilità di visualizzare 100 risultati per pagina, un’opzione a lungo utilizzata dagli strumenti SEO attraverso il parametro &num=100. Questa modifica, apparentemente tecnica e marginale, ha però avuto un effetto immediato: i principali rank tracking tools hanno visto aumentare in modo esponenziale i costi e la complessità nel raccogliere i dati.

L’impatto sul monitoraggio delle posizioni

Prima di questo cambiamento, software come SemrushAhrefs e altri potevano scaricare in un’unica chiamata i primi 100 risultati di una SERP. Ora, per ottenere lo stesso numero di dati, servono dieci volte più richieste.
Conseguenza:

  • dati più lenti da aggiornare;
  • costi più elevati per gli strumenti;
  • possibili incongruenze nei report che ricevono i marketer.

Search Console sotto osservazione

Non sono solo i tool di terze parti a mostrare segnali di instabilità. Anche la Google Search Console sta evidenziando anomalie: calo improvviso delle impression desktop, aumento dell’average position e curve difficili da interpretare.
Gli analisti SEO, tra cui Brodie Clark, hanno segnalato un disallineamento che potrebbe dipendere dal nuovo metodo di raccolta dati di Google o da un tentativo di contrastare scraping eccessivi.

Perché conta davvero per la SEO

Nel breve periodo, chi si occupa di digital marketing e soprattutto di SEO, rischia di prendere decisioni basate su dati incompleti o distorti. Questo può tradursi in:

  • scelte sbagliate di keyword strategy;
  • valutazioni errate delle performance di contenuti;
  • difficoltà a misurare il reale ROI SEO.

Ma non tutto è perduto: la maggior parte del traffico organico si concentra ancora nei primi 10 risultati, e i dati di questa fascia restano solidi e affidabili.

Opportunità di adattamento per i marketer

Questo scenario invita a un cambio di mentalità:

  • Dare priorità alle prime 20 posizioni, dove si concentra la crescita reale.
  • Usare i dati “profondi” (oltre la 2ª pagina) solo come indicatori di tendenza e non come KPI decisivi.
  • Diversificare le fonti: unire dati da Search Console, tool SEO e analisi on-site per avere una visione più equilibrata.

Implicazioni per il digital marketing

Per le aziende e le agenzie, questa non è solo una sfida tecnica ma anche strategica.

  • Maggiore importanza all’ottimizzazione on-page e alla qualità dei contenuti.
  • Necessità di rivedere i report: i clienti vanno educati al fatto che i dati non sono “sbagliati”, ma in fase di transizione.
  • Crescente attenzione alla visibilità reale: CTR, conversioni e tempo sul sito diventano più preziosi del mero posizionamento.

Conclusione: un’occasione nascosta

Se da un lato la rimozione del parametro &num=100 crea confusione, dall’altro è un invito a concentrarsi sull’essenziale:

  • puntare alla prima pagina,
  • interpretare i dati con spirito critico,
  • adottare una SEO più matura, che non si limiti al rank ma guardi a valore e risultati concreti.

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