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Articoli e consigli basati sulla nostra consulenza per Campagne Google AdWords utili per chi vuole avvicinarsi a questo strumento di pubblicità on line.

  • Termini di ricerca in Google ADS. Come vederli e gestirli.

    Termini di ricerca in Google ADS. Come vederli e gestirli.

    Gestire correttamente i termini di ricerca in Google Ads è fondamentale per ottimizzare le campagne pubblicitarie e ottenere il massimo ROI. Conoscere e analizzare i termini di ricerca permette di capire meglio le intenzioni degli utenti e di affinare le strategie di keyword advertising. In questo articolo, esploreremo cosa sono i termini di ricerca in Google Ads, come vederli e come gestirli in modo efficace.

    Cosa sono i termini di ricerca in Google Ads

    I termini di ricerca in Google Ads sono le parole o le frasi che gli utenti digitano nella barra di ricerca di Google prima di cliccare sull’annuncio ADS. Si tratta delle parole che scrivono quando cercano informazioni, prodotti o servizi. 

    Questi termini sono cruciali perché riflettono direttamente le intenzioni di ricerca degli utenti e offrono insight preziosi su cosa cercano realmente.

    Quando un utente esegue una ricerca su Google, Google Ads confronta i termini di ricerca con le parole chiave definite nelle campagne pubblicitarie. Le parole chiave sono i termini che gli inserzionisti scelgono per attivare i propri annunci. 

    È importante notare che i termini di ricerca e le parole chiave non sono per forza identici. I termini di ricerca infatti sono specifici per l’utente, mentre le parole chiave sono selezionate da chi imposta Google ADS per attivare gli annunci.

    I termini di ricerca mostrano diverse informazioni utili per l'ottimizzazione della campagna
    La funzione “search terms” mostra diverse informazioni utili per l’ottimizzazione della campagna ADS

    Come vedere i termini di ricerca in Google Ads

    Per vedere i termini di ricerca in Google Ads, segui questi passaggi:

    1. Accedi al tuo account Google Ads: Utilizza le tue credenziali per accedere alla piattaforma di Google Ads.
    2. Naviga alle tue campagne: Nel menu principale, seleziona la campagna e il gruppo di annunci di interesse.
    3. Seleziona la scheda “Parole chiave”: Qui troverai un’opzione denominata “Termini di ricerca”. Clicca su questa opzione per vedere i termini di ricerca che hanno attivato i tuoi annunci.

    Questa sezione mostra un elenco di parole chiave: si tratta dei termini di ricerca effettivi utilizzati dagli utenti, insieme a 

    • metriche come clic, 
    • impressioni, 
    • tasso di clic (CTR), 
    • costo per clic (CPC) 
    • e conversioni.

    Analizzare questi dati è fondamentale per capire quali termini stanno portando traffico di qualità e quali no.

    Come gestire i termini di ricerca in Google Ads

    La gestione dei termini di ricerca è un processo continuo che può influenzare in modo importante le performance delle campagne. Ecco alcuni suggerimenti su come gestire i termini di ricerca in Google Ads:

    Aggiungi parole chiave nuove: Identifica i termini che stanno generando traffico di qualità e considera di aggiungerli come nuove parole chiave nei tuoi gruppi di annunci. Questo può essere utile a migliorare la rilevanza dei tuoi annunci e a catturare ulteriori volumi di ricerca.

    Utilizza le parole chiave negative: I termini che non sono pertinenti o che non portano conversioni dovrebbero essere aggiunti come parole chiave negative. Questo evita che i tuoi annunci vengano visti per ricerche non rilevanti, ottimizzando il budget pubblicitario.

    Affina i tipi di corrispondenze: Google Ads offre diversi tipi di corrispondenze delle parole chiave, come corrispondenza generica, a frase e esatta. Utilizzare correttamente questi tipi di corrispondenze può migliorare la precisione con cui i tuoi annunci vengono mostrati agli utenti giusti.

    Monitoraggio continuo: È essenziale monitorare regolarmente i termini di ricerca e apportare le modifiche necessarie. 

    L’analisi continua delle ricerche degli utenti ti permette di adattare le tue strategie di keyword advertising in base ai cambiamenti:

    • nel comportamento degli utenti 
    • e nelle tendenze di ricerca.

    Utilizza lo strumento di pianificazione delle parole chiave: Questo strumento di Google Ads può aiutarti:

    • a scoprire nuove parole chiave, 
    • a capire i volumi di ricerca 
    • e ottenere previsioni sulle performance. È un valido alleato nella gestione dei termini di ricerca.

    Conclusione

    Capire cosa sono i termini di ricerca in Google Ads e sapere come vederli e gestirli con efficacia è cruciale per ottimizzare le tue campagne pubblicitarie. 

    Analizzare regolarmente i termini utilizzati dagli utenti ti permette di:

    • migliorare la rilevanza dei tuoi annunci, 
    • massimizzare il ROI, 
    • e comprendere meglio le intenzioni degli utenti. 

    Passi fondamentali per una gestione efficace delle tue campagne di ricerca in Google ADS sono:

    • utilizzare parole chiave negative, 
    • affinare i tipi di corrispondenze 
    • e sfruttare gli strumenti e impostazioni disponibili 

    Ricorda, ogni volta che analizzi i termini di ricerca, hai l’opportunità di perfezionare la tua strategia e ottenere risultati migliori.

    Per ulteriori informazioni è possibile consultare il supporto ufficiale di Google ADS.

    FAQ sui termini di ricerca in Google Ads

    1. Cosa sono i termini di ricerca in Google Ads?

    I termini di ricerca in Google Ads sono le parole o le frasi che gli utenti inseriscono nella barra di ricerca di Google. Questi termini attivano la pubblicazione degli annunci pubblicitari quando corrispondono alle parole chiave impostate dagli inserzionisti nelle loro campagne.

    2. Come posso vedere i termini di ricerca nel mio account Google Ads?

    Per vedere i termini di ricerca:

    • accedi al tuo account Google Ads, 
    • vai alla campagna e al gruppo di annunci di interesse, seleziona la scheda “Parole chiave” e clicca su “Termini di ricerca”. 
    • Qui troverai un elenco dettagliato dei termini di ricerca utilizzati dagli utenti che hanno attivato i tuoi annunci.

    3. Qual è la differenza tra termini di ricerca e parole chiave?

    I termini di ricerca sono le frasi effettive inserite dagli utenti nella barra di ricerca di Google. Le parole chiave, invece, sono i termini scelti dagli inserzionisti per attivare i loro annunci. I termini di ricerca possono essere più specifici e variare rispetto alle parole chiave impostate.

    4. Come posso gestire i termini di ricerca in Google Ads?

    Per gestire i termini di ricerca, puoi:

    • aggiungere nuovi termini efficaci come parole chiave. l’utilizzo di appositi strumenti SEO di terze parti possono aiutare a capire anche eventuali ricerche correlate utili. 
    • utilizzare parole chiave negative per escludere ricerche non pertinenti, 
    • affinare i tipi di corrispondenze delle parole chiave 
    • e monitorare regolarmente i dati per apportare miglioramenti continui.

    5. Cos’è una parola chiave negativa e come si usa?

    Una parola chiave negativa è un termine che impedisce ai tuoi annunci di essere pubblicati per ricerche non pertinenti (parola chiave esclusa). Puoi aggiungere parole chiave negative nella tua campagna per evitare che il tuo annuncio venga mostrato per termini che non portano traffico di qualità o conversioni.

    6. Quali sono i vantaggi dell’uso dello strumento di pianificazione delle parole chiave in Google Ads?

    Lo strumento di pianificazione delle parole chiave aiuta a scoprire nuove parole chiave, a capire i volumi di ricerca e a ottenere previsioni sulle performance delle parole chiave. Questo strumento è utile per ottimizzare le tue campagne e per dedurre opportunità di miglioramento.

    7. Perché è importante monitorare i termini di ricerca regolarmente?

    Monitorare regolarmente i termini di ricerca ti permette di adattare le tue strategie di keyword advertising in base a:

    • cambiamenti nel comportamento degli utenti 
    • e nelle tendenze di ricerca.

    Questo ti aiuta a mantenere le tue campagne efficaci e a massimizzare il ROI.

  • Google Ads: pausa automatica per le parole chiave inattive

    Google Ads: pausa automatica per le parole chiave inattive

    Google Ads sta introducendo una nuova funzionalità che influenzerà la gestione delle parole chiave inattive nei tuoi account pubblicitari.

    A partire da giugno 2024, il sistema inizierà a mettere in pausa automaticamente le parole chiave che non hanno mostrato attività significativa, al fine di ottimizzare l’efficacia delle campagne pubblicitarie.

    Cosa cambia?

    Le parole chiave definite come “a bassa attività” sono quelle che, nonostante siano state create più di 13 mesi fa, non hanno generato alcuna impressione negli ultimi 13 mesi.

    Queste saranno automaticamente messe in pausa dal sistema, evitando così sprechi di risorse e migliorando la focalizzazione su elementi più produttivi.

    Motivazioni del cambiamento

    Questo aggiornamento è guidato dalla volontà di Google Ads di semplificare la gestione degli account degli inserzionisti, permettendo loro di concentrarsi maggiormente sulle parole chiave che effettivamente contribuiscono al successo delle campagne.

    L’obiettivo è rendere le campagne più snelle e più efficienti, eliminando il sovraccarico di elementi non performanti.

    Passi futuri per gli inserzionisti

    Se ritieni che una parola chiave messa in pausa sia ancora vitale per la tua campagna, hai la possibilità di riattivarla manualmente.

    È consigliabile, tuttavia, riattivare solo quelle parole chiave di cui prevedi un’imminente utilità, visto che saranno soggette a una nuova pausa automatica qualora non registrino impressioni nei tre mesi successivi alla riattivazione.

    Questo aggiornamento mira a migliorare l’efficienza delle campagne su Google Ads, garantendo che le risorse siano allocate in modo più efficace e che gli inserzionisti possano ottenere il massimo ritorno dall’investimento nelle loro attività pubblicitarie.

  • Google rivoluziona ADS con l’Intelligenza artificiale conversazionale

    Google rivoluziona ADS con l’Intelligenza artificiale conversazionale

    Google ha recentemente innovato la piattaforma Google Ads, introducendo esperienze di intelligenza artificiale conversazionale che promettono di rendere la creazione di campagne pubblicitarie più rapida e intuitiva.

    Con l’introduzione di prompt conversazionali, i marketer possono ora sviluppare campagne pubblicitarie in modo più efficiente.

    L’accesso alla beta dell’esperienza conversazionale in Google Ads è attualmente disponibile per gli inserzionisti di lingua inglese negli Stati Uniti e nel Regno Unito.

    Si prevede un lancio globale a tutti gli inserzionisti di lingua inglese nelle prossime settimane.

    Questo nuovo flusso di lavoro, basato su un’esperienza di chat, è pensato per assistere i marketer nella costruzione delle campagne. In teoria, tutto ciò che serve è l’URL di un sito web e l’IA di Google inizierà a creare campagne di ricerca ottimizzate, con contenuti pubblicitari pertinenti, inclusi elementi creativi e parole chiave.

    La pubblicità diventa più visuale e, come afferma Shashi Thakur, Vicepresidente e Direttore Generale di Google Ads, “abbiamo sentito dagli inserzionisti che può essere difficile creare immagini coinvolgenti che migliorino le prestazioni.

    Per questo abbiamo progettato l’esperienza conversazionale per suggerire immagini adattate alla tua campagna usando l’intelligenza artificiale generativa e le immagini dalla tua pagina di destinazione”. Questa capacità sarà aggiunta nei prossimi mesi. Gli inserzionisti avranno la possibilità di approvare tutti gli asset, incluse le immagini, prima che la campagna venga pubblicata.

    Tutte le immagini create con l’IA generativa in Google Ads, compresa l’esperienza conversazionale, saranno identificate come tali. Google utilizzerà SynthID per apporre una filigrana invisibile su queste immagini, che includeranno anche metadati standard aperti per indicare che sono state generate da IA.

    Gli inserzionisti manterranno la capacità di approvare tutto prima del lancio delle campagne. Durante i test, Google ha osservato che questo aiuta i marketer a costruire campagne di ricerca di qualità superiore con meno sforzo.

    Tom Foster, manager di ricerca a pagamento presso Page1, ha trovato l’esperienza conversazionale “molto facile da usare”, affermando che ha contribuito a creare annunci pubblicitari di alta qualità, migliorando ulteriormente le prestazioni delle sue campagne.

    Google ha implementato l’intelligenza artificiale nelle sue suite di strumenti da qualche tempo. Ad ottobre, ha introdotto la creazione AI per Demand Gen Ads e creatività pubblicitarie, continuando a porsi come leader nell’innovazione tecnologica nel campo della pubblicità online.

  • Google ADS e marchi registrati. Come richiedere l’autorizzazione?

    Google ADS e marchi registrati. Come richiedere l’autorizzazione?

    I marchi registrati e Google ADS

    Una delle difficoltà quando si va a preparare una campagna Google ADS può essere costituita dall’esistenza, tra le parole chiave scelte nell’impostare un annuncio, di un marchio registrato.

    Ciò che può accadere è che la propria campagna non viene approvata o approvata con limitazioni.

    Facciamo un esempio: Ipotiziamo che un cliente proprietario di una palestra vi chiede in qualità di suoi consulenti Google ADS di impostare una campagna che abbia ad oggetto uno dei suoi corsi tanto di moda e che probabilmente è un marchio registrato internazionale .

    Fate le vostre brave indagini sulla search volume ed altro, pianificate e impostate la campagna inserendo nel titolo e all’interno dell’annuncio proprio la parola in questione che identifica perfettamente il tipo di corso.

    Ad un certo punto vi stupite che l’annuncio non parte o risulta “limitata”.

    Google ADS vi avvisa che la parola usata è un marchio registrato e pertanto per poterlo utilizzare c’è bisogno dell’autorizzazione del titolare del marchio.

    Google ADS vi indica anche come procedere e chi contattare mediante un proprio modulo ad hoc.

    La politica dei marchi per Google ADS

    Si tratta di un argomento piuttosto importante e attuale visto che moltissime campagne Google ADS vengono impostate proprio per agevolare il posizionamento con determinati marchi celebri e registrati, soprattutto quando i clienti inserzionisti sono rivenditori.

    Google riconosce l’importanza dei marchi e dedica all’argomento una ben precisa politica sui marchi registrati.

    Gli inserzionisti sono responsabili per le parole chiave e per i contenuti che scelgono di utilizzare per impostare gli annunci.

    Quando Google ADS rileva che si sta usando una keyword corrispondente ad un marchio registrato ne può limitare l’utilizzo e contestualmente avvisa l’inserzionista del problema.

    Approvazione limitata dell’annuncio Google ADS

    Lo stato dell’annuncio si può vedere navigando nella relativa campagna e facendo clic sulla scheda Annunci per visualizzare tutti gli annunci in quella campagna determinata.

    L’annuncio può risultare approvato, approvato (con limitazioni) o non approvato.

    Nel caso l’annuncio risulti non approvato per l’utilizzo di un marchio si può agire nei seguenti modi:

    • Rimuovere il marchio dall’annuncio. Una volta salvato, l’annuncio verrà riesaminato e sarà pubblicato, a condizione che non vengano rilevati altri problemi relativi alle norme;
    • Correggere l’annuncio e la pagina di destinazione in conformità con la politica del rivenditore e del sito informativo (maggiori informazioni qui );
    • Richiedere l’autorizzazione al proprietario del marchio.

    Come richiedere l’autorizzazione al proprietario del marchio.

    Il sistema più rapido è chiedere l’autorizzazione direttamente al titolare del marchio.

    Nel caso non lo si conosce Google ADS mette a disposizione un modulo per poterlo contattare. Si compila il “Modulo di richiesta di autorizzazione di terze parti” .

    Una volta inviato il modulo di autorizzazione, il team di supporto Google ADS dovrebbe provvedere entro due giorni lavorativi.

    Potrebbe accadere che il titolare del marchio, per poter concedere l’autorizzazione, richieda direttamente all’inserzionista di operare delle correzioni, per esempio alla parola chiave. 

    Una volta aggiustato tutto e avvisato il proprietario del marchio, quest’ultimo darà il suo benestare e il team Google autorizzerà l’account Google ADS a utilizzare il marchio.

    Ciò significa che l’inserzionista potrà inviare nuovamente i propri annunci in modo che possano passare nuovamente attraverso il processo di revisione.

    Requisiti richiesti ai rivenditori

    Pagina di destinazione dedicata: la pagina di destinazione dell’annuncio è principalmente dedicata alla vendita (o deve comunque facilitare la vendita) dei beni o servizi corrispondenti al marchio o alla vendita di componenti, parti di ricambio o prodotti o servizi compatibili relativi ai beni o servizi corrispondenti al marchio.

    In sostanza la pagina di destinazione deve fornire chiaramente un modo per acquistare il prodotto o i servizi e nel caso non sia possibile la pagina deve contenere informazioni commerciali (es. tariffe, prezzi o preventivi) sul prodotto o sui servizi.

    Requisiti richiesti ai siti informativi

    Pagina di destinazione dedicata: La pagina di destinazione dell’annuncio deve fornire informazioni sui prodotti o servizi corrispondenti al marchio.

    E i proprietari dei marchi come possono verificare l’utilizzo del proprio marchio nell’annuncio?

    Google ADS ha preparato una guida per i proprietari dei marchi  nella quale si indica come:
    Presentare un reclamo relativo all’utilizzo del marchio negli annunci Google ADS.
    Autorizzare determinati account Google ADS a utilizzare il marchio in questione, compreso il proprio account o quelli di eventuali partner o società consociate.

    PS: Per reclami relativi ad articoli contraffatti o a contenuti protetti da copyright esistono ulteriori norme.

  • Le norme editoriali di Google AdWords

    Le norme editoriali di Google AdWords

    Le norme editoriali di Google AdWords rappresentano una precisa filosofia editoriale che è necessario rispettare quando si imposta una campagna.

    Nel nostro modo di scrivere su internet, dalle chat ai blog, siamo abituati ad usare molto spesso determinati caratteri speciali come ad esempio gli emoticons.

    Inoltre molto spesso siamo abituati ad abbreviare i termini o non curarci più di tanto di refusi ed errori di ortografia dando spesso e volentieri colpa al famigerato T9.

    In Google AdWords errori ortografici e caratteri speciali non sono consentiti.

    Ma andiamo ad approfondire meglio la questione.

    La filosofia editoriale di Google AdWords

    Nel supporto di AdWords esiste un capitolo dedicato ai Requisiti Redazionali dove si indicano con esempi concreti quali errori non sono consentiti.

    Gli errori possono riguardare:
    – stile e ortografia
    – Punteggiatura e simboli
    – Lettere maiuscole
    – Ripetizioni
    – Spaziature non consentite

    Inoltre non è possibile aggiungere il numero di telefono nel testo dell’annuncio ma in alternativa si possono utilizzare le estensioni di chiamata.

    Infine, sempre lato contenuto, è necessario assicurare una determinata qualità alle immagini e ai video.

    Il motivo delle norme editoriali

    Le norme editoriali di AdWords sono state redatte con una particolare attenzione all’utente che vedrà il vostro annuncio. Google intende, infatti, garantire un’esperienza utente coerente e chiara e non ingannevole.

    Cosa accade se si violano le norme editoriali?

    Molto semplice: gli annunci non conformi alla politica non verranno mostrati.

    Facciamo alcuni esempi di errori più comuni:

    Dal punto di vista della grammatica: evitare errori di battitura, punteggiature esagerate tipo “Acquista ora !!!”, simboli non necessari come “&”, l’utilizzo del “+” al posto della congiunzione “e”, parole senza senso alcuno, alternanza di caratteri minuscoli e maiuscoli, parole tutte in maiuscolo, utilizzo di emoticons.

    Dal punto di vista dello stile: non includere “Fai clic qui” nel tuo annuncio, non includere il numero di telefono nel testo dell’annuncio, ma utilizza un’estensione di chiamata ed inoltre gli annunci illustrati devono essere chiaramente contrassegnati con il nome di un’azienda, il logo e l’URL di visualizzazione.

  • Come valutare le performances di una campagna Google ADS

    Come valutare le performances di una campagna Google ADS

    La valutazione delle performance di una campagna Google ADS è tra le attività continuative che un buon consulente Google ADS deve avere tra le sue tasks operative.

    Bisogna sapere cosa sta funzionando e soprattutto cosa non sta funzionando per non investire inutilmente una parte o tutto il budget destinato ad una o più campagne tramite lo stupendo strumento offerto da anni da BigG.

    Le performances di una campagna Google ADS sono monitorate anche dallo stesso software che offre la possibilità di mostrare determinate criticità e, addirittura, di proporre aggiustamenti per ottenere risultati migliori.

    Per valutare le performances si utilizzano frequentemente i rapporti e le metriche.

    Le metriche più importanti di Google ADS

    Impressioni. Le impressioni mostrano la frequenza con cui il tuo annuncio è stato mostrato su una pagina dei risultati di ricerca o sul sito della Rete Google.

    CTR: quanti clic ha ricevuto il tuo annuncio. La percentuale di clic (CTR) indica la percentuale di persone che ha visto il tuo annuncio e fatto clic su di esso.

    Conversioni: Le conversioni mostrano quante persone hanno fatto clic sul tuo annuncio nel tuo sito e hanno fatto qualcosa che per te ha valore, ad esempio effettuare un acquisto, inscriversi ad una newsletter, telefonare o eseguire download.

    CPA: Costo per acquisizione o costo per conversione che indica quanto costa la conversione di ogni annuncio.

    Tasso di conversione: Il tasso di conversione mostra quante conversioni sul tuo sito sono il risultato di un clic sull’annuncio. Esempio: 50 conversioni da 1.000 clic, 50 ÷ 1000 = 5 percento tasso di conversione.

    Ritorno sull’investimento (ROI): ci dice quanto è efficace la tua spesa pubblicitaria mostrandoti quanto ti restituisce.

    Come si calcola il ROI? Il ROI viene calcolato con questa formula: (Profitto – Costo) / Costo.
    Esempio: se il tuo annuncio ha generato € 1,200 di vendite per un prodotto che costa € 600 e il costo pubblicitario è stato di € 200, il ROI è [€ 1,200 (€ 600 + € 200)] / (€ 600 + € 200) = 50% ROI.

    Ritorno sulla spesa pubblicitaria (ROAS): permette di esaminare esclusivamente l’efficacia dei propri annunci. Il ROAS è una misura dell’efficacia di un annuncio che non contiene aspetti come il costo delle merci o altri costi del attività commerciale.

    Facciamo un esempio concreto: stiamo portando avanti una campagna per un sito di ecommerce che vende discretamente bene. L’obiettivo posto dal capo è di capire se si può vendere di più a parità di budget investito e di stagionalità. Ecco che ci vengono incontro le metriche di Google ADS. Potremmo, restando nell’esempio, raccogliere in un report i dati di frequenza di clic che hanno generato vendite e percentuale rispetto a quelli che non ne hanno generato.
    Si tratta dunque di estrapolare per ogni annuncio, o per ogni parola chiave in gioco, il tasso di conversione.

    Come misurare il rendimento di una campagna

    Ci sono degli indicatori chiave di performances che vanno monitorati almeno settimanalmente. Oltre al quadro generale della campagna che si fa anche semplicemente osservando la Panoramica di Google ADS, bisogna poi approfondire cliccando sulle seguenti schermate:

    Campagna: per vedere il rendimento complessivo delle campagne
    Gruppi di annunci: per vedere e capire quanto i singoli annunci stanno effettivamente promuovendo il prodotto o il brand, quante impressioni ottengono, quanti click ecc.
    Il rapporto sui termini di ricerca per comprendere quali query hanno digitato gli utenti su Google prima di atterrare tramite l’annuncio sul sito di destinazione. Tramite questo rapporto è possibile anche immediatamente rendersi conto se ci sono nuove parole chiave che stanno generando più click e aggiungerlo così nell’elenco generale delle parole chiavi o, viceversa, escludere il termine mediante il tool parola chiave inversa.
    User location: sapere dove risiedono gli utenti è utile per indirizzare a quella determinata area una certa campagna in modo più efficace.
    Geolocalizzazione: sapere da dove gli utenti hanno manifestato interesse è ugualmente utile.
    Esperienza della pagina di destinazione: per migliorare la propria landing page nel caso mostra un punteggio basso
    Confronto tra visitatori da organico e da Google ADS: è importante per capire come i clienti cercano un prodotto o servizio e puntare su nuove parole chiave.
    Il flusso di conversione: una volta attivate le conversioni si possono studiare i flussi, il percorso che gli utenti fanno per convertire, clic e fattori vari lungo il percorso.

  • Strategia sul budget Ads

    Strategia sul budget Ads

    Il budget Ads è l’investimento in danaro che si intende attraverso strumento Google per raggiungere diversi obiettivi di business tra i quali:  aumentare la propria brand awareness, invitare utenti a visitare il proprio sito web o permette loro di fare azioni come acquistare prodotti on line.

    Di per sé non è la soluzione a tutte le nostre pretese di vendita on line o di visibilità.

    Spesso si commette l’errore di considerare Ads come la soluzione per vendere on line. Grave errore!. Così si rischia di rimanere scottati e non avere più fiducia di questo valido strumento.

    E’ bene chiarire che Ads è solo uno strumento. Permette di mettere in contatto aziende con potenziali clienti. Nulla di più.

    Come tutti gli strumenti può essere usato bene o male. Nel primo caso si hanno risultati. Nel secondo caso si rischia di buttare via soldi.

    Se vuoi approfondisci qui cos’è Google Ads e come funziona.

    Tra le priorità di un consulente Ads si annovera quella di tenere sempre chiari gli obiettivi che si vogliono perseguire con l’utilizzo di Ads e allineare il budget che il cliente spende proprio con gli obiettivi.

    Gli obiettivi

    Come più volte scritto nei post precedenti gli obiettivi possono essere molteplici:
    acquisire più click verso il sito, generare vendite on line, generare consapevolezza del proprio brand ecc.

    Quale strategia?

    Facciamo un esempio:

    Il cliente ha una piccola impresa e vorrebbe iniziare a pubblicizzarsi mediante Ads.
    Cosa consigliamo al cliente?

    “Facciamo un test: inizia a spendere un euro al giorno e vediamo che succede? Se arrivano visite allora aumentiamo il budget.” Impostazione sbagliata sia sotto il profilo logico che metodologico: un investimento, anche di poche euro non lo si investe “alla cieca” e il consulente che permetterebbe una cosa del genere non sarebbe professionale. Inoltre è difficile che arrivino risultati.

    “Spendi poco all’inizio ma dopo un paio di settimane dirotta un budget maggiore sulle aree che portano maggiori risultati”: Questa è una strategia giusta. Spendere poco (non certo un euro al giorno) permette di fare un test non costoso, ma soprattutto di valutare attraverso la lettura dei dati in quale area investire di più.

    “Spendi molto all’inizio e dopo un paio di settimane diminuisci il budget nelle aree meno produttive”. E’ una strategia sbagliata in quanto troppo aggressiva e pericolosa in termini di dispersione di danaro.

    Quanto spendere in Ads?

    La domanda giusta è “come calcolare il budget giornaliero?”. Il budget mensile che il cliente può investire in una campagna Ads va vista con riferimento ad ogni giorno di campagna. Terminato il budget giornaliero gli annunci non sono più visibili fino al giorno successivo.

    E allora…

    Come calcoliamo il budget giornaliero?

    Se si è abituati a lavorare su budget mensili non serve altro che dividerlo per 30,4, cioè il numero medio di giorni al mese. Otterremo così il budget giornaliero.
    Per esempio: se il cliente vuole investire 1450 euro al mese per la pubblicità, è sufficiente dividere questo importo per 30,4 e otteniamo un budget giornaliero di 48 euro.

    Attenzione: potrebbe accadere che Ads in un certo giorno potrebbe produrre fino al 20% di clic in più di un giorno di budget specificato con relativo aggravio dello stesso. Si tratta di un fenomeno comunque circoscritto ai singoli giorni. Su base mensile, infatti, il budget totale utilizzato da Google è effettivamente quello a lui destinato (cioè il budget quotidiano moltiplicato 30.4).

    Si può calcolare il budget quotidiano sulla base del costo medio in click.
    Per fare un esempio concreto: scopriamo che il costo medio di un click è 10 centesimi, e il cliente desidera avere 500 click al giorno, impostiamo un budget di 50 euro.

    Ads stesso potrebbe raccomandare di modificare il budget. Può accadere in corso di campagna che Ads consigli aumenti di budget in base ad alcuni specifici segnali come le prestazioni recenti della campagna, il budget della campagna corrente, l’elenco delle parole chiave e le impostazioni di targeting per campagne.
    Si tratta semplicemente di raccomandazioni che il cliente può seguire o meno.

    Ecco dunque la strategia sul budget Ads

    La regola generale dunque è iniziare con budget minimi e aumentare poi nel tempo investendo di più sulle aree che portano maggiori guadagni.

    A seconda degli obiettivi che si vogliono raggiungere si possono avere diverse dinamiche di conversione:

    Brand awareness: si intende far conoscere l’azienda e quello che fa. Far crescere la consapevolezza dell’azienda richiede senz’altro un budget maggiore rispetto alle conversioni che si possono realizzare e alla quantità di persone che è necessario raggiungere.

    Incoraggiare a navigare il sito: è consigliato agire con budget medio grandi per fare entrare inizialmente più persone possibili nel sito web.

    Incoraggiare le azioni: Incoraggiando l’utente a fare qualcosa si accorcia la catena acquisizione-conversione e si possono ottenere maggiori risultati con budget minore.

  • Offerta automatica di Google AdS. Come gestirla?

    Offerta automatica di Google AdS. Come gestirla?

    Offerta automatica Google Ads

    Ads conosce sostanzialmente due tipi di offerta: quella manuale e l’ offerta automatica.

    Oggi ci occupiamo della seconda spiegando quando conviene preferirla a quella manuale per il raggiungimento dei propri obiettivi.

    Offerta automatica: come funziona

    Con l’offerta automatica è Ads a decidere di impostare determinati parametri di offerta a seconda degli obiettivi. In generale si può dire che con l’offerta automatica, Ads può aumentare automaticamente ed in tempo reale le offerte per le impressioni che prevede potrebbe essere più efficaci .

    Prima di utilizzare l’offerta automatizzata il nostro consulente Ads ha già chiari gli obiettivi della campagna.

    Inoltre, perché l’offerta automatizzata funzioni al meglio, è necessario che la campagna sia già iniziata ed Ads abbia già accumulato un numero discreto di dati.

    L’offerta automatizzata funziona particolarmente bene per aumentare la consapevolezza, i clic e offre anche strategie basate sulla conversione che consentono di guidare più acquisizioni.

    Quando si consiglia usare l’offerta automatica

    Ecco le situazioni in cui è consigliabile usare l’offerta automatizzata

    • Quando è compiuto un monitoraggio delle conversioni su Google Ads e/o Analytics
    • Quando l’inserzionista è certificato Google Ads
    • L’algoritmo funziona bene quando la campagna abbia dati sufficienti su clic e conversioni
    • C’è una gestione di campagne in scala
    • Quando si sono verificate almeno 50-100 conversioni negli ultimi 30 giorni
    • Quando si va ad ottimizzare una campagna esistente

    Come scegliere l’offerta automatizzata

    Facendo riferimento agli obiettivi:

    • Massimizzazione dei click: si cerca di ottenere il maggior numero di click a parità di budget. Questo tipo di offerta può aumentare le visite al sito web.
    • Targeting della posizione della pagina di ricerca: Permette di aumentare la visibilità sulla prima pagina dei risultati di ricerca di Google o conquistare una delle prime posizioni.
    • Quota superamento target: Aumenta la visibilità rispetto ad altri domini. Si sceglie il dominio di un altro inserzionista da superare nel posizionamento dell’annuncio e si indica quanto spesso si intende superarlo. Google Ads imposterà automaticamente le offerte della rete di ricerca per aiutarti a raggiungere tale obiettivo.
    • CPA target: per ottenere un maggior numero di conversioni possibile al costo per acquisizione impostato.
    • Costo per clic ottimizzato (CPCO) per aumentare le conversioni mantenendo il controllo delle offerte per parola chiave.
    • Ritorno sulla spesa pubblicitaria target: per raggiungere un ritorno sulla spesa pubblicitaria (ROAS) target quando si attribuisce un valore diverso a ciascuna conversione. Massimizzare le conversioni entro i limiti di spesa del budget

    Facciamo un esempio:

    Abbiamo impostato fin ora una campagna con offerta manuale e nell’ultimo mese ci sono state 50 conversioni. Desideriamo massimizzare ulteriormente le conversioni.

    Iniziamo con un’offerta automatica di massimizzazione click e continuiamo così finché la campagna genera abbastanza conversioni per procedere poi con il Target CPA.

    Dopo un paio di settimane avremo raggiunto almeno 100 conversioni, quanto basta per iniziare un’offerta automatica basata su CPA target.

    Consigli utili:

    Se desideriamo passare dall’offerta manuale all’offerta automatizzata dobbiamo attendere almeno due settimane ma preferibilmente un mese perché l’algoritmo funzioni adeguatamente.

    Durante questo periodo dobbiamo fare il possibile per tenere la performance stabile agendo sul offerta automatica “CPA target” o “ritorno sulla spesa pubblicitaria target” entro il 10% dei valori impostati manualmente.

    Consolidiamo inoltre i gruppi di annunci a almeno quattro o cinque per campagna in modo che l’algoritmo di offerta abbia dati di traffico sufficienti.

    Proviamo ad impostare le conversioni per azioni utente precedenti, come visitare una determinata pagina web o guardare un video sul tuo sito.

    Operariamo le modifiche tutte insieme e non di frequente. L’algoritmo di Ads deve adeguarsi alle modifiche e per questo richiede il tempo necessario. Cerchiamo di mantenere quanto più stabili gli obiettivi di target CPA, gli annunci e i budget giornalieri della campagna.

    Approfondimenti:

    https://support.google.com/google-ads/answer/2979071?hl=it

  • Offerta manuale Ads. Come gestirla al meglio

    Offerta manuale Ads. Come gestirla al meglio

    Abbiamo già avuto modo di accennare alla offerta manuale Ads nell’articolo precedente sulle strategie di offerta.

    Approfondiamo ora meglio l’argomento.

    A cosa serve impostare l’offerta manuale Ads

    A differenza dell’offerta automatica, l’offerta manuale Ads offre il maggior controllo su quanto offrire per le impressioni, i click e le visualizzazioni di video, e quanto spendere al giorno.

    Possiamo impostare un’offerta massima e Ads farà in modo di rientrare in quella offerta da noi decisa.

    Nell’impostazione dell’offerta manuale il nostro consulente Ads tiene sempre conto della strategia di offerta che si vuole condurre per raggiungere determinati obiettivi.

    Se l’obiettivo è vendere prodotti la strategia punta sul ricevere il maggior numero di click verso la pagina del prodotto o veicolare maggiori conversioni.

    Se l’obiettivo è far visualizzare un annuncio video, la strategia è puntare sulla massima visibilità di quell’annuncio.

    Quando impostare l’offerta manuale

    Non è sempre utile e necessario impostare un’offerta manuale. In alcuni casi potrebbe andare meglio lasciar decidere ad Ads l’impostazione dell’offerta e dunque procedere con offerta automatizzata.

    Tuttavia l’offerta manuale risulta la scelta idonea quando:

    • Si vuole procedere con una campagna con piccolo budget pubblicitario
    • Quando si vuole massimizzare il controllo economico
    • Quando si vuole potenziare una campagna che si sta rilevando debole

    Come scegliere l’offerta manuale Ads

    Il primo passo è tener ben presente l’obiettivo della campagna con riferimento al modello di costo scelto:

    [su_list icon=”icon:hand-o-right” icon_color=”#d45500″ class=””]

    • CPC manuale: nel costo per click si inserisce la somma massima che si è disposto a pagare per un click sull’annuncio. Si può pagare anche meno se l’asta lo permette.
    • CPV manuale: nel costo per visualizzazione si cerca di aumentare le visualizzazione dell’annuncio video impostando manualmente la somma massima che si è disposto a pagare per le visualizzazioni e altre interazioni video.
    • CPE manuale: è l’offerta massima che si è disposti a pagare per ogni acquisizione o interazione da parte dei clienti.
    • vCPM manuale: Anche in questo caso si indica la somma massima desiderata. Lo scopo è aumentare le visualizzazione dell’annuncio da parte di maggiori potenziali clienti possibili. E’ necessario ricordare che per essere considerato “visibile” un annuncio deve essere mostrato il 50% dell’annuncio per almeno un secondo se si tratta di un annuncio display e almeno due secondi se si tratta di un annuncio video.

    [/su_list]

    Consigli utili quando si imposta l’offerta manuale

    E’ importante tener bene sotto controllo ciò che si sta facendo. Quando si imposta un’offerta manuale è ancora più importante non sprecare soldi e spesso bisogna “aggiustare” la nostra offerta.

    Per rendere efficace l’offerta manuale è importante:

    • utilizzare il monitoraggio delle conversioni anche su Google Analytics
    • decidere quanto offrire manualmente utilizzando il pianificatore di parole chiave di Ads
    • non escludere la possibilità di utilizzare l’offerta manuale soltanto perché l’offerta automatizzata fa risparmiare tempo. Il tempo è denaro. Denaro perso, tempo perso.
    • ottimizzare le offerte manuali sulla base dei dati raccolti.
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