Anno: 2025

  • Novità AdSense: ottimizzazione automatica personalizzabile sito per sito

    Novità AdSense: ottimizzazione automatica personalizzabile sito per sito

    Con il nuovo aggiornamento, Mountain View offre agli editori maggiore controllo sugli esperimenti pubblicitari e una gestione più granulare

    Cambia la gestione degli esperimenti: la svolta per i publisher

    Google ha annunciato un importante aggiornamento alla funzionalità di ottimizzazione automatica all’interno di AdSense, rispondendo alle numerose richieste da parte degli editori di ottenere un maggiore controllo sugli esperimenti pubblicitari. Il colosso di Mountain View ha confermato che la modifica sarà implementata progressivamente nelle prossime settimane e interesserà tutti gli account esistenti.

    L’ottimizzazione si gestisce ora per singolo sito

    La novità più rilevante riguarda la possibilità di gestire l’ottimizzazione automatica a livello di sito. Gli editori potranno decidere individualmente se attivare o meno la funzione su ciascuno dei propri domini. Fino ad ora, le impostazioni si applicavano a livello generale, senza possibilità di distinzione tra un sito e l’altro.

    Contestualmente, le impostazioni attualmente attive verranno automaticamente replicate su tutti i siti collegati all’account nel momento dell’aggiornamento.

    Spostate le impostazioni: addio alla pagina “Esperimenti”

    Le impostazioni per l’ottimizzazione automatica non saranno più gestite dalla pagina Esperimenti, ma direttamente dalla sezione Annunci dell’account AdSense. In questa nuova area, Google ha introdotto una colonna dedicata che consente di verificare facilmente, per ogni sito, se l’ottimizzazione è attiva o meno.

    Una nuova logica per l’applicazione degli esperimenti

    Un altro cambiamento significativo riguarda l’eliminazione dell’opzione “Solo suggerimenti”, che viene ora sostituita da una casella di controllo: “Applica automaticamente l’impostazione migliore per l’esperimento”. In questo modo, gli editori possono scegliere se lasciare a Google la libertà di applicare automaticamente la soluzione ritenuta ottimale o mantenere un controllo manuale.

    Ottimizzazione automatica abilitata di default per i nuovi siti

    Per i nuovi siti aggiunti su AdSense, l’ottimizzazione automatica sarà attivata di default, con l’opzione “applica automaticamente l’impostazione migliore” selezionata, un traffico testato al 50% e nessun esperimento bloccato. Google precisa che questa impostazione potrà comunque essere disattivata in qualsiasi momento.

    Novità anche per AdSense per la ricerca (AFS)

    Gli aggiornamenti interessano anche AdSense for Search (AFS). In questo caso, le impostazioni di ottimizzazione automatica sono state spostate in una nuova sezione dedicata, accessibile dalla pagina principale “Esperimenti”. Resta comunque possibile gestire tali impostazioni a livello di account, mantenendo così una visione centralizzata per chi opera con gli annunci della rete di ricerca.

    Una strategia più flessibile per un ecosistema in evoluzione

    Con queste modifiche, Google sembra voler consolidare il proprio impegno verso un’esperienza più flessibile e controllata per i suoi utenti business. L’obiettivo è chiaro: mantenere alta l’efficacia dell’ottimizzazione automatica, ma senza compromettere l’autonomia decisionale degli editori. Una direzione che riflette la crescente complessità del mercato pubblicitario digitale e la necessità di soluzioni adattabili ai diversi contesti editoriali.

  • Volatilità Google in aumento – Maggio 25

    Volatilità Google in aumento – Maggio 25

    L’8 e il 9 maggio 2025 Google ha registrato un’improvvisa e forte volatilità nei ranking di ricerca, visibile sia negli Stati Uniti che, il giorno successivo, in Italia. In questo articolo esaminiamo cosa sta accadendo con i dati di Semrush e le principali funzionalità SERP coinvolte, per aiutare marketer e SEO a reagire con consapevolezza.

    Indice

    La scossa dell’8 maggio: impatto iniziale negli USA

    Dopo settimane relativamente stabili, l’8 maggio è tornata la turbolenza nelle SERP di Google, in particolare negli Stati Uniti. Le principali community SEO hanno segnalato forti oscillazioni nel traffico e nei posizionamenti, supportate anche dai dati di strumenti come Semrush SensorRankRanger e Mozcast.

    Questa nuova ondata non è stata accompagnata da alcuna comunicazione ufficiale da parte di Google, alimentando l’ipotesi di update silenziosi o test algoritmici interni, magari connessi al rollout progressivo di funzionalità AI come l’AI Overview.

    Volatilità USA 8 maggio 2025 (SemRush Sensor)
    Volatilità USA 8 maggio 2025 (SemRush Sensor)

    9 maggio: la volatilità arriva anche in Italia

    Nella giornata del 9 maggio, il fenomeno ha colpito con forza anche le SERP italiane, con un livello di volatilità registrato a 9/10 da Semrush Sensor: un dato che rappresenta una variazione significativa, al pari di un update ufficiale.

    Non solo: l’analisi della presenza delle funzionalità SERP mostra dinamiche molto interessanti. Tra le funzionalità con maggiore impatto nelle prime 20 posizioni dei risultati italiani, si segnalano:

    • Ricerche correlate: presente nel 93,04% delle SERP (+0,48)
    • Sitelink: 52,74%, seppur in lieve calo (-0,11)
    • Pacchetto immagini: 43,61%, con un forte incremento (+1,17)
    • Immagine: 39,53%, ma in calo significativo (-0,26)
    • Video: 29,61%, in forte ascesa (+0,87)
    • Le persone hanno chiesto anche: presente nel 66,84% delle SERP (-0,47)
    • Recensioni: 25,15%, in leggero calo (-0,03)

    Particolarmente degna di nota è la crescita delle funzionalità visive come pacchetti immagini e video, a conferma dell’interesse di Google verso una SERP sempre più multimediale e interattiva. Inoltre, la crescita del +4,18% delle Annunci Shopping evidenzia un probabile test commerciale o una ricalibrazione della monetizzazione.

    Volatilità Italia 9 maggio 2025 (SemRush Sensor)
    Volatilità Italia 9 maggio 2025 (SemRush Sensor)

    Cosa significa per chi fa SEO

    Il segnale è chiaro: Google sta rivedendo le priorità nelle SERP, forse in previsione di un annuncio ufficiale o come parte di test sperimentali. I siti che si affidano solo a contenuti testuali potrebbero essere penalizzati a vantaggio di pagine ricche di elementi multimediali, ben strutturate e ottimizzate secondo i principi E-E-A-T.

    Per reagire in modo efficace, è consigliabile:

    • Verificare i propri contenuti multimediali e l’uso dei dati strutturati
    • Analizzare le feature SERP attive per le proprie keyword
    • Monitorare costantemente traffico, CTR e posizionamenti

    Affidati a Dopstart per affrontare l’incertezza

    In scenari di forte instabilità come questo, è fondamentale avere al proprio fianco un partner esperto. Dopstart offre una prima consulenza gratuita, per analizzare l’impatto della volatilità sul tuo sito e guidarti nella giusta direzione, con strumenti avanzati e una strategia SEO solida e su misura.

    Domande e risposte

    1. Perché l’8 maggio è stato così volatile per le SERP?
    Si ipotizzano test algoritmici o modifiche interne di Google non ancora ufficializzate.

    2. La volatilità ha colpito anche l’Italia?
    Sì, il 9 maggio Semrush ha registrato un punteggio di 9/10 per l’Italia.

    3. Quali funzionalità SERP stanno crescendo?
    Pacchetti immagini, video, ricerche correlate e annunci shopping.

    4. Cosa posso fare se il mio traffico è calato?
    Analizza le keyword colpite, verifica la presenza di contenuti multimediali e aggiorna i contenuti secondo le linee guida E-E-A-T.

    5. Google ha confermato un nuovo update?
    No, ma i segnali indicano forti movimenti algoritmici in corso.

    6. Il bug di GA4 può aver influenzato i dati?
    Sì, ma solo a livello di visualizzazione; i ranking sono stati comunque alterati.

    7. Come interpretare la crescita delle funzionalità shopping?
    Potrebbe indicare test di monetizzazione o nuove strategie di visibilità per e-commerce.

    8. Cosa sono le “feature SERP”?
    Elementi aggiuntivi nei risultati di ricerca (es. immagini, recensioni, video) che arricchiscono l’esperienza utente.

    9. Cosa significa un punteggio di 9/10 su Semrush Sensor?
    Indica un’altissima instabilità nei ranking, paragonabile a un aggiornamento algoritmico importante.

    10. Come può aiutarmi Dopstart in questa fase?
    Offre consulenza SEO personalizzata, analisi dei ranking e supporto strategico per affrontare l’instabilità.

    Vuoi sapere se il tuo sito è stato colpito dalla nuova volatilità?
    Contattaci oggi stesso per una consulenza gratuita con Dopstart.

  • Google apre la sua intelligenza artificiale agli under 13, ma scoppia la polemica

    Google apre la sua intelligenza artificiale agli under 13, ma scoppia la polemica

    La Big Tech consente l’accesso all’AI anche ai più piccoli tramite Family Link: tra promesse educative e timori per la salute mentale. Gemini potrebbe sembrare uno strumento educativo interessante, ma l’interazione tra AI e bambini resta un campo minato. Tra potenziale formativo e rischi reali, il dibattito è appena cominciato.

    Un chatbot a misura di bambino?

    Google ha annunciato l’apertura di Gemini, il suo chatbot di intelligenza artificiale, anche agli utenti sotto i 13 anni, a patto che siano supervisionati tramite Family Link, il sistema di parental control dell’azienda. Una mossa destinata a far discutere, anche perché arriva in un momento storico in cui l’uso dell’AI tra i minori è ancora un territorio incerto, tra promesse didattiche e rischi concreti.

    Nell’email inviata ai genitori, Google rassicura: i bambini potranno usare Gemini per fare domandericevere aiuto nei compiti e inventare storie. Tuttavia, sarà inviata una notifica ai genitori al primo accesso del figlio, che potranno così disattivare o regolare l’uso del chatbot.

    I rischi evidenziati dagli esperti

    Nonostante le misure di sicurezza promesse, i dubbi restano. Google avverte che i filtri di contenuto non sono infallibili e che i bambini potrebbero comunque imbattersi in materiali inappropriati. Da qui, l’invito a non condividere informazioni personali e a ricordare ai piccoli utenti che “Gemini non è umano”.

    Il New York Times ha citato studi come quello pubblicato su The Lancet condotto dalla psicologa Karen Mansfield dell’Università di Oxford, che evidenziano come l’interazione con AI che imitano il comportamento umano possa minacciare il benessere psicologico più dei social media. E secondo Unicef, l’AI generativa può produrre contenuti capaci di confondere, manipolare e disinformare le menti più giovani.

    Una corsa all’espansione, ma a che prezzo?

    Questa apertura ai minori rappresenta una nuova mossa strategica per espandere la base utenti di Gemini, mentre cresce la competizione tra le Big Tech nel campo dell’intelligenza artificiale. Tuttavia, il prezzo da pagare potrebbe essere la sicurezza dei bambini.

    Lo ricorda anche Common Sense Media, che in un recente report denuncia come i chatbot AI possano incoraggiare comportamenti dannosi e aggravare problemi mentali. E mentre Meta AI è finita sotto accusa per conversazioni a sfondo sessuale con minori, la fiducia verso queste tecnologie si sgretola.

    Privacy e leggi: Google sotto osservazione

    Google garantisce che i dati dei bambini non saranno usati per addestrare i modelli AI. E ribadisce la conformità al Children’s Online Privacy Protection Act (COPPA), una legge federale che impone l’autorizzazione parentale per la raccolta di dati dai minori.

    Tuttavia, visti i precedenti — con AmazonMicrosoft e la stessa Google multate per violazioni — la prudenza è d’obbligo. Anche perché, come ricorda Donato Paolino, Digital Marketer ed ex Google TC, i bambini non dovrebbero nemmeno avere uno smartphone: “Decine di studi pediatrici dimostrano i danni legati all’uso precoce degli smartphone”.

  • Come posizionarsi negli AI Overviews

    Come posizionarsi negli AI Overviews

    Posizionarsi negli AI Overviews non è garantito, ma chi adotta strategie intelligenti, migliora la user experience, struttura i contenuti correttamente e rispetta i principi E-E-A-T, ha sicuramente più possibilità.
    Per le aziende che vogliono affrontare questa evoluzione in modo strategico, Dopstart offre una prima consulenza gratuita e può affiancarti in tutto il percorso, dall’analisi SEO all’implementazione tecnica.

    Con l’arrivo dei Google’s AI Overview, la search engine optimization (SEO) sta vivendo una trasformazione significativa. Questi risultati generati dall’intelligenza artificiale generativa offrono risposte sintetiche direttamente nella pagina dei risultati, cambiando radicalmente la visibilità dei contenuti. In questo articolo analizziamo come migliorare le possibilità di posizionarsi negli AI Overviews attraverso tecniche avanzate di SEO e cura dei contenuti.

    Indice

    Cosa sono gli AI Overviews di Google

    Gli AI Overviews di Google sono risposte sintetiche generate da un sistema di generative AI che elabora più fonti per offrire una panoramica esaustiva di ciò che l’utente cerca. Questi box si posizionano spesso sopra i featured snippets, superando in visibilità i tradizionali risultati di ricerca organici.

    Per le aziende e i content creator, significa che bisogna rivedere la propria strategia di search engine optimization (SEO), tenendo conto delle nuove logiche di selezione e visibilità.

    Il ruolo dell’intelligenza artificiale generativa nei motori di ricerca

    La generative AI analizza, comprende e sintetizza contenuti da diverse fonti, restituendo risposte fluide e naturali. Google utilizza questi sistemi per offrire agli utenti una user experience più rapida, chiara e utile.

    Per apparire in questi risultati è fondamentale che il contenuto rispetti i principi di esperienza, competenza e autorevolezza, noti come E-E-A-T.

    Strategie SEO per apparire negli AI Overviews

    Gli AI Overviews di Google usano l’intelligenza artificiale generativa per sintetizzare le informazioni più rilevanti da una varietà di fonti attendibili. Ottimizzare un contenuto per entrare in questi box richiede un approccio tecnico, editoriale e strategico.

    1. Utilizza dati strutturati (structured data)

    I dati strutturati (Schema.org) permettono ai motori di ricerca di comprendere il contesto del contenuto. L’uso corretto di JSON-LD migliora le possibilità che l’AI lo selezioni come fonte affidabile.

    Esempio – JSON-LD per un articolo FAQ:

    <script type="application/ld+json">
    {
    "@context": "https://schema.org",
    "@type": "FAQPage",
    "mainEntity": [{
    "@type": "Question",
    "name": "Come funzionano gli AI Overviews di Google?",
    "acceptedAnswer": {
    "@type": "Answer",
    "text": "Gli AI Overviews sono risposte generate dall’intelligenza artificiale di Google che riassumono più fonti affidabili in un’unica risposta."
    }
    }]
    }
    </script>

    2. Punta su query conversazionali e long-tail

    Google tende a generare AI Overviews soprattutto per domande in linguaggio naturale. È utile intercettare frasi come:

    • “Come posso velocizzare un sito WordPress?”
    • “Quali sono le migliori strategie SEO per il 2025?”

    Crea contenuti che rispondano esattamente a queste domande, meglio se con titoli H2 o blocchi FAQ.

    Esempio pratico:
    Titolo secco ➝ “Ottimizzazione SEO WordPress: guida 2025”
    Versione ottimizzata per AI ➝ “Come migliorare la SEO di un sito WordPress nel 2025?”

    3. Scrivi risposte concise e chiare

    L’AI di Google seleziona testi che sembrano snippet pronti. Rispondi in 2–4 frasi, evitando giri di parole.

    Esempio:
    Invece di “Una cosa importante da tenere a mente è che Google potrebbe utilizzare fonti diverse…”
    scrivi “Google usa più fonti affidabili per creare risposte sintetiche chiamate AI Overviews.”

    Puoi anche usare HTML per formattare la struttura:

    <h2>Come funziona un AI Overview?</h2>
    <p>Un AI Overview sintetizza le informazioni di più fonti affidabili per rispondere a una domanda complessa in modo semplice.</p>
    • Informazionale: “Che cos’è la SEO tecnica?”
    • Navigazionale: “SEO Moz blog”
    • Transazionale: “Miglior tool SEO per aziende 2025”

    Concentrati sui contenuti informazionali, che sono i più utilizzati dall’AI per costruire i riassunti.

    5. Usa bullet points e riepiloghi

    Le liste migliorano la leggibilità e la struttura. Sono perfette per i riassunti AI.

    Esempio:

    <ul>
    <li>Ottimizza la velocità del sito</li>
    <li>Utilizza dati strutturati</li>
    <li>Rispondi a query conversazionali</li>
    </ul>

    6. Ottimizza per mobile e Core Web Vitals

    L’user experience incide sul posizionamento. Contenuti lenti o non responsive rischiano di essere esclusi.

    Suggerimenti tecnici:

    • Usa immagini moderne (WebP).
    • Comprimi CSS e JS.
    • Controlla i dati su PageSpeed Insights e migliora i parametri LCPFIDCLS.

    7. Usa Google Search Console

    Google Search Console aiuta a individuare:

    • Le search query più performanti.
    • Le pagine che ricevono click ma non hanno posizionamenti alti.
    • Eventuali problemi di copertura o rendering.

    Puoi usare i dati per riscrivere i contenuti, adattarli al tono e al formato ideale per l’AI Overview.

    L’importanza dell’E-E-A-T nel posizionamento AI

    I contenuti selezionati per gli AI Overviews rispecchiano criteri di esperienza, competenza, autorevolezza e affidabilità (E-E-A-T). Google privilegia le fonti ritenute esperte e credibili.

    Per rafforzare l’E-E-A-T:

    • Specifica chiaramente chi è l’autore dei contenuti e quali sono le sue qualifiche.
    • Includi fonti affidabili e link autorevoli.
    • Aggiorna regolarmente i tuoi articoli.
    • Ottieni backlink da siti di qualità.

    Questi elementi sono oggi veri e propri ranking factors nell’ecosistema AI di Google.

    Struttura dei contenuti e parole chiave mirate

    Quando si punta a comparire negli AI Overviews, la struttura del contenuto gioca un ruolo decisivo. L’obiettivo è rendere il testo immediatamente comprensibile sia per l’utente sia per i search engines, e in particolare per la logica della generative AI che alimenta questi riassunti.

    1. Usa parole chiave mirate (targeted keywords)

    Le parole chiave non devono solo essere presenti, ma inserite in punti strategici:

    • Nel tag title e nella meta description
    • Nei titoli H1, H2 e H3
    • All’inizio dei paragrafi principali
    • Nei dati strutturati
    • In forma naturale e semantica (ad esempio, sinonimi e varianti)

    Esempio SEO-oriented per AI Overviews:

    <h2>Come migliorare il ranking negli AI Overviews</h2>
    <p>Per aumentare la visibilità nei risultati generati da Google, è fondamentale adottare strategie SEO mirate e ottimizzare contenuti per la generative AI.</p>

    2. Scrivi in modo sintetico e informativo

    Lo stile ideale per l’AI è chiaro, neutro e diretto. Evita introduzioni troppo lunghe o divagazioni.

    Esempio di paragrafo efficace:

    <p>Google seleziona contenuti sintetici, autorevoli e ben strutturati per generare gli AI Overviews. Inserisci parole chiave rilevanti nei titoli e nei primi paragrafi.</p>

    3. Suddividi il contenuto in paragrafi brevi

    Ogni paragrafo dovrebbe contenere una sola idea chiave e non superare le 4–5 righe. Questo facilita la scansione da parte dei search engines e l’estrazione da parte della AI.

    Esempio strutturato:

    <h3>Perché la struttura è importante?</h3>
    <p>Una buona struttura aiuta l’intelligenza artificiale a comprendere meglio il contenuto e ad estrarne le informazioni più rilevanti.</p>

    4. Usa bullet points per elenchi chiari

    Gli AI Overviews amano gli elenchi puntati perché sono sintetici e facili da “riassumere”.

    Esempio HTML:

    <ul>
    <li>Inserisci parole chiave nei titoli</li>
    <li>Scrivi paragrafi brevi e focalizzati</li>
    <li>Utilizza elenchi per semplificare</li>
    </ul>

    5. Aggiungi una sezione riassuntiva o FAQ

    Le FAQ sono perfette per fornire risposte dirette, pronte per la sintesi AI.

    Esempio (struttura + contenuto):

    <h3>FAQ: Come scelgo le parole chiave giuste?</h3>
    <p>Analizza le query su Google Search Console, scegli parole chiave long-tail e assicurati che siano usate in modo naturale nel testo.</p>

    featured snippets sono estratti diretti da un’unica fonte. Gli AI Overviews, invece, generano una risposta composita, usando generative AI per attingere a più fonti.

    Tuttavia, se riesci a posizionarti in uno snippet, aumenti anche le chance di essere selezionato per gli AI Overviews, poiché i criteri di scelta sono in parte sovrapposti.

    Comprendere l’intento di ricerca

    Per ottimizzare un contenuto, bisogna capire che tipo di ricerca sta facendo l’utente. Gli AI Overviews sono più comuni in ricerche informazionali.

    Analizza le query tramite Google Search Console, individua le domande frequenti e rispondi in modo semplice e utile. L’uso di linguaggio naturale, simile a quello parlato, aiuta l’AI a riconoscere il tuo contenuto come rilevante.

    SEO tecnico e dati strutturati

    La SEO tecnica è la base invisibile ma fondamentale per migliorare la visibilità nei risultati organici e, oggi, anche negli AI Overviews. La generative AI di Google si affida a segnali tecnici per identificare, leggere e selezionare i contenuti più rilevanti.

    1. Implementa correttamente i dati strutturati (structured data)

    dati strutturati (structured data) sono porzioni di codice che comunicano in modo esplicito a Google il tipo di contenuto della pagina. Permettono alla AI di comprendere in modo semantico il contesto.

    Usa il formato JSON-LD per i seguenti schemi:

    • FAQPage per risposte frequenti
    • HowTo per istruzioni passo-passo
    • Article per blog, news e guide informative

    Esempio – FAQPage in JSON-LD:

    htmlCopiaModifica<script type="application/ld+json">
    {
      "@context": "https://schema.org",
      "@type": "FAQPage",
      "mainEntity": [
        {
          "@type": "Question",
          "name": "Cos'è un dato strutturato?",
          "acceptedAnswer": {
            "@type": "Answer",
            "text": "È un codice che aiuta Google a capire meglio il contenuto di una pagina, migliorando la visibilità nei risultati di ricerca."
          }
        }
      ]
    }
    </script>
    

    Strumento utile:
    Valida i tuoi dati con il Rich Results Test di Google

    2. Ottimizza velocità e performance tecnica

    Google considera le performance del sito tra i principali ranking factors, anche per i risultati generati dall’AI.

    Fattori da ottimizzare:

    • LCP (Largest Contentful Paint) sotto 2,5 secondi
    • CLS (Cumulative Layout Shift) vicino a 0
    • FID (First Input Delay) sotto 100 ms (ora sostituito da INP)

    Strumenti consigliati:

    3. Cura la mobile usability e il design responsive

    La user experience su mobile incide direttamente sul posizionamento. Google premia i siti mobile-first.

    Verifica:

    • Layout fluido e adattivo
    • Pulsanti ben distanziati
    • Font leggibili da smartphone
    • Tempi di caricamento inferiori a 3 secondi

    Un sito con struttura chiara e collegamenti interni coerenti aiuta l’AI (e il crawler) a navigare i contenuti con facilità.

    Esempio HTML di linking interno ottimizzato:

    <p>Per approfondire l’ottimizzazione dei contenuti per gli AI Overviews, leggi anche il nostro articolo sulla <a href="/seo-strategie-per-ai">struttura dei contenuti SEO</a>.</p>

    Domande e risposte

    1. Cosa sono gli AI Overviews di Google?
    Sono risposte generate dall’intelligenza artificiale che compaiono nei risultati di ricerca.

    2. Che impatto ha la generative AI sulla SEO?
    Cambia le regole del gioco, puntando su chiarezza, autorevolezza e sintesi.

    3. Su cosa si basano gli AI Overviews rankings?
    Su E-E-A-T, rilevanza della search query e dati strutturati.

    4. Come posso aumentare le mie possibilità?
    Seguendo strategie SEO e migliorando la struttura e l’esperienza utente.

    5. Featured snippets e AI Overviews sono la stessa cosa?
    No, gli Overviews sono generati dall’AI e combinano più fonti.

    6. Google Search Console è utile per questo?
    Sì, fornisce dati utili per ottimizzare contenuti mirati agli Overviews.

    7. I bullet points aiutano davvero?
    Sì, rendono il contenuto più leggibile e AI-friendly.

    8. Quanto contano i dati strutturati?
    Moltissimo. Aiutano i motori di ricerca a comprendere meglio il contenuto.

    9. Che tipo di ricerche attivano gli Overviews?
    Prevalentemente quelle informazionali.

    10. Dopstart può aiutarmi a migliorare?
    Sì, con una consulenza gratuita e supporto completo nell’intero processo.

  • AI Overview Google: la nuova SERP

    AI Overview Google: la nuova SERP

    AI Overview di Google è molto più di una semplice nuova funzione: rappresenta l’ingresso definitivo dell’intelligenza artificiale generativa nella ricerca online. Testato inizialmente negli Stati Uniti in lingua inglese, con l’arrivo ufficiale anche in Italia, questo sistema è destinato a cambiare radicalmente il modo in cui gli utenti trovano le informazioni e in cui i contenuti vengono mostrati nei risultati.

    In questo articolo esploreremo cos’è AI Overviewcome funziona, quali sono le implicazioni per la SEO e in che modo le aziende e i professionisti del marketing digitale possono prepararsi a questa trasformazione.

    Indice

    AI Overview: cos’è e perché cambierà la SEO per sempre

    Con l’arrivo ufficiale in Italia e in Europa di AI Overview, Google segna un punto di svolta decisivo nell’evoluzione della ricerca online. Non si tratta semplicemente di una nuova funzione, ma dell’introduzione strutturale dell’intelligenza artificiale generativa nella SERP.

    In altre parole, Google non si limita più a proporre link ordinati per rilevanza, ma genera risposte sintetiche prendendo frammenti da più fonti e restituendo un riepilogo già pronto, contestualizzato e corredato da elementi multimediali.

    Per gli utenti è una rivoluzione positiva: meno clic, meno tempo, più efficienza. Per chi lavora nel digital marketing, nei contenuti e nella SEO, è una scossa epocale che impone di ripensare completamente l’approccio alla visibilità organica.

    Come funziona AI Overview

    AI Overview si basa sul modello linguistico Gemini 2.0, in grado di sintetizzare le informazioni di più fonti in tempo reale. Il sistema sfrutta un meccanismo chiamato query fan-out, che scompone una domanda in sotto-argomenti, rielabora ogni pezzo e lo ricompone in una panoramica coerente. Il risultato? Un testo originale, naturale e arricchito da link, immagini e grafici.

    Questo significa che, se un utente cerca “come funziona il metabolismo”, non riceverà più un elenco di link da visitare, ma una sintesi articolata su vari aspetti del metabolismo, costruita mescolando fonti attendibili.

    Come funziona l’inclusione nei riepiloghi AI secondo Google

    Uno dei dubbi più frequenti tra chi produce contenuti riguarda come si viene selezionati per comparire nei riepiloghi dell’AI. Su questo punto, Google è stato chiaro: non è richiesto alcun intervento attivo da parte dei publisher. I sistemi selezionano automaticamente i contenuti da includere, valutando se le risposte generative possano essere utili per l’utente, specialmente in ricerche complesse che richiedono una sintesi da fonti diverse.

    I link mostrati all’interno degli AI Overview non sono scelti manualmente né attraverso markup specifici: vengono determinati in automatico in base alla qualità, affidabilità e pertinenza dei contenuti, e hanno lo scopo di fornire approfondimenti e ulteriori risorse. Questo include non solo i siti editoriali, ma anche e-commerce, creator, aziende e portali verticali.

    Google specifica inoltre che questi link vengono tracciati all’interno di Search Console, dove clic, impressioni e posizione sono riportati nel report standard delle prestazioni di ricerca. Chi monitora il rendimento SEO dei propri contenuti può quindi già analizzare gli effetti delle AI Overview grazie agli strumenti esistenti.

    Per chi invece non desidera che i propri contenuti vengano inclusi nei riepiloghi generati dall’intelligenza artificiale, è possibile utilizzare i controlli di anteprima già previsti per la Ricerca Google, come robots.txt o le impostazioni avanzate di robots nel codice HTML. Tuttavia, Google chiarisce che le estensioni di Chrome non influiscono in alcun modo su come i contenuti appaiono nelle AI Overview.

    Per approfondire direttamente dalla fonte ufficiale, Google ha pubblicato una guida dettagliata sull’argomento nella sezione Riepiloghi dell’AI e il tuo sito web” di Google Search Central.

    La differenza con snippet e risultati classici

    Mentre i featured snippet mostrano una singola porzione di testo tratta da un sito, AI Overview crea una risposta originale, più lunga e strutturata, mescolando informazioni da più fonti. Non si tratta di un copia-incolla, ma di un’elaborazione profonda, una riscrittura assistita dall’AI.

    Il contenuto visualizzato ha un impatto forte anche sulla distribuzione del traffico organico: molti utenti trovano ciò che cercano già nella Overview e non cliccano sui link sottostanti. Il fenomeno del “zero-click” si amplifica, cambiando le dinamiche di visibilità.

    L’impatto sulle strategie SEO

    Secondo Donato Paolino, SEO Specialist di Dopstart, “siamo davanti a una rivoluzione simile a quella introdotta dai featured snippet, ma molto più pervasiva. Non si tratta più di scalare la SERP, ma di diventare la fonte su cui l’AI costruisce le sue risposte”.

    Paolino sottolinea come l’obiettivo SEO non sia più solo posizionarsi, ma “coprire in modo esaustivo un intero intento di ricerca, con contenuti completi, ben strutturati e semanticamente coerenti. È l’era della SEO conversazionale.”

    Come essere selezionati da AI Overview

    Non basta scrivere un buon contenuto. Occorre:

    • Rispondere in modo completo all’intento dell’utente
    • Strutturare i testi con sottotitoli chiari e progressivi
    • Usare markup semantici e dati strutturati (schema.org)
    • Mostrare esperienza e autorevolezza (principi EEAT)
    • Includere più prospettive e non limitarsi alla keyword

    I contenuti frammentari o troppo tecnici, che non aiutano l’AI a sintetizzare, tendono a essere ignorati.

    I settori più colpiti: informazione ed e-commerce

    L’effetto di AI Overview si avverte soprattutto nelle query informative (guide, definizioni, tutorial), dove spesso la risposta fornita dall’AI è sufficiente. Anche l’e-commerce risente di questa evoluzione, specialmente se basato su contenuti generici o poco distintivi.

    Tuttavia, come spiega ancora Donato Paolino, “le nicchie specialistiche e i contenuti profondi continuano a performare. Quando l’utente cerca una valutazione esperta, visita ancora i siti”.

    Come si attiva AI Overview?

    La funzione non è visibile su tutte le ricerche. Google la mostra solo se:

    • La query è complessa o articolata
    • Le fonti disponibili sono ritenute affidabili
    • Il tema non rientra tra le query sensibili (medicina, finanza, YMYL)

    Il rollout è progressivo: in Italia è già visibile per molte ricerche, ma la frequenza è ancora in evoluzione.

    Un futuro conversazionale: verso Google AI Mode

    AI Overview è solo l’inizio. Google sta testando AI Mode, una modalità di interazione ancora più avanzata, che consente dialoghi continui con l’utente. L’utente fa una domanda, l’AI risponde, l’utente approfondisce: un’esperienza simile a un chatbot, ma con la potenza e l’aggiornamento costante del motore di ricerca.

    Si affaccia così una nuova era della ricerca, più interattiva, più visuale, più immediata.

    Domande e risposte

    1. Cos’è AI Overview di Google?
      È una funzione basata sull’intelligenza artificiale generativa che sintetizza risposte nella SERP.
    2. Come funziona AI Overview?
      Elabora contenuti da più fonti, li riformula e propone una sintesi pronta all’uso.
    3. Che differenza c’è con gli snippet?
      AI Overview non copia da un solo sito, ma crea una risposta da più fonti.
    4. Come si viene selezionati?
      Con contenuti completi, strutturati, affidabili e ben marcati semanticamente.
    5. L’AI sostituisce i risultati classici?
      Non del tutto, ma li ridimensiona. I clic si spostano sulla sintesi generata.
    6. AI Overview è attivo in Italia?
      Sì, anche se non appare per tutte le ricerche.
    7. Quali query attivano AI Overview?
      Quelle complesse, con più sotto-argomenti. Non le query semplici o sensibili.
    8. Come cambia la SEO?
      Bisogna puntare su contenuti completi e pertinenti all’intento di ricerca, non solo keyword.
    9. Quali settori sono più colpiti?
      Informazione, guide, e-commerce e tutto ciò che può essere sintetizzato con facilità.
    10. Come prepararsi al cambiamento?
      Con una strategia SEO orientata all’AI. Dopstart offre consulenza gratuita per iniziare.

    Vuoi approfondire l’impatto di AI Overview sulla tua strategia SEO?
    Prenota una consulenza gratuita con Dopstart. Saremo al tuo fianco per affrontare il futuro della ricerca.

  • Accessibilità digitale: obbligo e opportunità

    Accessibilità digitale: obbligo e opportunità

    L’accessibilità è un processo, non un obiettivo da raggiungere una sola volta. Richiede consapevolezza, aggiornamento costante e un impegno condiviso.
    Dopstart ti accompagna in ogni fase: dalla valutazione iniziale alla pubblicazione della dichiarazione di accessibilità, offrendo una prima consulenza gratuita. Inizia oggi.

    L’accessibilità digitale è oggi una responsabilità concreta per tutte le realtà che operano online, pubbliche o private. Riguarda non solo il rispetto delle normative, ma anche la volontà di offrire esperienze inclusive e senza barriere. Che tu sia un designer, uno sviluppatore, un responsabile comunicazione o il titolare di un’azienda, sapere come iniziare a rendere accessibile il tuo sito web è il primo passo per costruire un ambiente digitale più equo per tutti.

    In questo articolo troverai indicazioni chiare su obblighi, buone pratiche, strumenti e risorse utili per avviare un percorso di accessibilità solido e conforme.

    Indice

    Cos’è l’accessibilità digitale e perché è importante

    L’accessibilità digitale è la capacità di siti web, applicazioni, documenti digitali e servizi online di essere utilizzabili da tutte le persone, incluse quelle con disabilità permanenti o temporanee. Questo significa progettare e sviluppare contenuti che possano essere percepiti, compresi, navigati e interagiti da chiunque, indipendentemente dalle proprie condizioni fisiche, sensoriali o cognitive.

    Perché è importante?

    1. Inclusione sociale: garantisce a tutti il diritto di partecipare alla vita digitale.
    2. Obbligo normativo: in Italia, è richiesto dalla Legge Stanca e dalle Linee Guida AGID.
    3. Miglioramento SEO: i siti accessibili sono più leggibili anche dai motori di ricerca.
    4. Esperienza utente migliore: tutti gli utenti, anche senza disabilità, beneficiano di un design più chiaro e usabile.

    Esempio pratico 1: Testo alternativo alle immagini

    Molte persone non vedono le immagini e usano lettori di schermo. È fondamentale usare l’attributo alt.

    <img src="logo-azienda.png" alt="Logo dell'azienda Dopstart">

    Esempio pratico 2: Etichette nei form

    I campi dei form devono avere etichette chiare per essere compresi da chi utilizza screen reader.

    <label for="email">Indirizzo email</label>
    <input type="email" id="email" name="email">

    Esempio pratico 3: Navigazione da tastiera

    Un sito accessibile consente la navigazione solo tramite tastiera. I link e i pulsanti devono essere focalizzabili:

    <a href="/contatti" tabindex="0">Contattaci</a>

    Oppure con role espliciti in caso di componenti custom:

    <div role="button" tabindex="0" onclick="apriMenu()">Apri menu</div>

    Esempio pratico 4: Contrasto dei colori

    Il testo deve avere un contrasto sufficiente rispetto allo sfondo. Le WCAG raccomandano un rapporto minimo 4.5:1 per il testo normale.

    Poco accessibile:

    color: #777;
    background-color: #fff;

    Accessibile:

    color: #000;
    background-color: #fff;

    Le normative italiane e le Linee Guida AGID

    In Italia, la base normativa dell’accessibilità dei siti web è rappresentata dalla Legge n. 4 del 9 gennaio 2004, conoLa base giuridica: la Legge Stanca

    Il punto di partenza per l’accessibilità dei siti web in Italia è la Legge 4 del 9 gennaio 2004, conosciuta come Legge Stanca, che impone alle Pubbliche Amministrazioni di garantire l’accessibilità digitale dei propri servizi informatici.

    L’obiettivo è garantire pari opportunità di accesso anche alle persone con disabilità, e di ridurre il digital divide.

    Articolo chiave:
    “La presente legge ha lo scopo di garantire il diritto di accesso ai servizi informatici e telematici della pubblica amministrazione alle persone disabili”.

    Il ruolo dell’AGID

    L’Agenzia per l’Italia Digitale (AGID) è l’organismo incaricato di:

    • definire le Linee Guida per l’accessibilità;
    • stabilire le modalità di verifica e monitoraggio;
    • pubblicare annualmente i rapporti di conformità delle PA;
    • raccogliere e gestire le dichiarazioni di accessibilità.

    Le Linee Guida AGID

    Le Linee Guida AGID sull’accessibilità stabiliscono gli standard tecnici, i criteri di conformità e gli strumenti per rendere accessibili:

    • Siti web della Pubblica Amministrazione
    • Applicazioni mobili
    • Documenti digitali (PDF, Word, ecc.)

    Principi WCAG

    Le Linee Guida si basano sulle WCAG 2.1 (Web Content Accessibility Guidelines), che definiscono 4 principi fondamentali:

    1. Percepibile
    2. Utilizzabile
    3. Comprensibile
    4. Robusto

    Ogni principio ha successivi criteri da soddisfare per raggiungere i livelli AAA o AAA.

    Obbligo legale in Italia: conformità almeno al livello WCAG 2.1 AA.

    Dichiarazione di accessibilità

    Tutti i siti della PA devono pubblicare una dichiarazione di accessibilità conforme al modello europeo. Questa deve indicare:

    • il livello di conformità raggiunto;
    • le parti non accessibili (se presenti);
    • i contatti per segnalazioni;
    • la data dell’ultima revisione.

    Esempio: https://form.agid.gov.it

    Esempio tecnico: accessibilità nei documenti PDF

    AGID richiede che anche i documenti allegati siano accessibili. Un PDF accessibile:

    • deve contenere testo selezionabile (non immagini);
    • deve avere tag semantici;
    • deve usare struttura logica (titoli, elenchi, paragrafi).

    Puoi usare strumenti come Adobe Acrobat Pro o LibreOffice per creare PDF accessibili.

    Accessibilità anche per i privati: chi è obbligato?

    Fino a pochi anni fa, il concetto di accessibilità digitale era spesso percepito come un’esclusiva della Pubblica Amministrazione, in virtù del suo dovere istituzionale di garantire l’accesso ai servizi da parte di tutti i cittadini. Ma dal 2022, qualcosa è cambiato radicalmente.

    Un’estensione necessaria: la Direttiva UE 2019/882

    Con l’adozione della Direttiva Europea sull’accessibilità dei prodotti e dei servizi (European Accessibility Act), anche il settore privato è stato coinvolto. In Italia, questa direttiva è stata recepita con il Decreto Legislativo 82/2022, che ha introdotto l’obbligo di accessibilità anche per alcune imprese private.

    Chi è obbligato?

    Le Linee Guida Accessibilità per i Privati, pubblicate da AGID, precisano i soggetti tenuti al rispetto dei requisiti di accessibilità:

    • Aziende con fatturato annuo superiore a 500 milioni di euro;
    • Aziende che forniscono servizi essenziali al pubblico attraverso canali digitali.

    Esempi concreti di soggetti coinvolti:

    • Banche e istituti di credito
    • Compagnie assicurative
    • Società di trasporto pubblico e privato
    • Gestori di servizi energetici e idrici
    • Operatori di telecomunicazioni
    • Imprese sanitarie private con portali digitali

    Quali sono gli obblighi?

    Le aziende coinvolte devono:

    • Rendere accessibili i propri siti web e applicazioni mobili;
    • Rispettare le WCAG 2.1, livello AA;
    • Redigere una dichiarazione di accessibilità;
    • Fornire un canale per le segnalazioni di non conformità;
    • Aggiornare e mantenere nel tempo la conformità.

    L’accessibilità non è più solo una buona pratica, ma un vero e proprio obbligo normativo anche per il settore privato.

    Perché è una svolta?

    Si tratta di un cambio di paradigma: l’accessibilità digitale entra a far parte del compliance aziendale, al pari della protezione dei dati (GDPR) o della sicurezza informatica.

    Inoltre, il rispetto dell’accessibilità:

    • Aumenta l’inclusività dei servizi;
    • Migliora la reputazione aziendale;
    • Riduce il rischio legale di sanzioni o ricorsi;
    • Rende i servizi digitali più performanti per tutti.

    Esempio pratico: portale assicurativo accessibile

    Una compagnia assicurativa con più di 500 milioni di fatturato dovrà assicurarsi che:

    • Il suo portale clienti sia navigabile anche con screen reader;
    • Le form di preventivo siano accessibili da tastiera;
    • I documenti PDF delle polizze siano accessibili e taggati correttamente;
    • Il servizio assistenza sia accessibile anche a utenti con disabilità uditive (es. chat, trascrizioni, ecc.)

    Sanzioni e controlli

    AGID e il Garante possono effettuare controlli e applicare sanzioni amministrative, in caso di:

    • Mancata pubblicazione della dichiarazione di accessibilità
    • Non conformità grave e reiterata
    • Mancata risposta alle segnalazioni

    Dopstart ti supporta

    Se la tua azienda rientra nei soggetti obbligati o vuole anticipare gli obblighi normativiDopstart può supportarti nell’analisi del sito, nella conformità tecnica e nella redazione della dichiarazione. La prima consulenza è gratuita. L’accessibilità non è più solo un valore etico, ma un vero e proprio obbligo legale, anche nel settore privato.

    Il ruolo del design nell’accessibilità

    L’accessibilità digitale non è solo una questione di codice e normative: inizia già nella fase di progettazione. Il design accessibile significa pensare fin dall’inizio a un’interfaccia che possa essere usata da tutti, indipendentemente da età, abilità fisiche, condizioni temporanee o strumenti tecnologici.

    Design e inclusione: un binomio inscindibile

    Un buon design:

    • previene le barriere, invece di correggerle dopo;
    • migliora l’esperienza utente per tutti;
    • rispetta i principi di usabilità e percezione universale;
    • è la base per una conformità alle WCAG 2.1.

    Elementi chiave di un design accessibile

    1. Contrasto sufficiente tra testo e sfondo
    Per rendere i contenuti leggibili anche da persone ipovedenti o in ambienti difficili (sole, schermo sporco ecc.).

    Esempio CSS:

    body {
    color: #000; /* testo nero */
    background-color: #ffffff; /* sfondo bianco */
    }

    WCAG raccomanda un contrasto minimo di 4.5:1 per il testo normale.

    2. Tipografia leggibile
    Evita font decorativi o troppo piccoli. Usa un’interlinea adeguata e testi allineati a sinistra.

    Buona prassi CSS:

    p {
    font-family: Arial, sans-serif;
    font-size: 1rem;
    line-height: 1.6;
    text-align: left;
    }

    3. Navigazione semplice e coerente
    Tutti i contenuti devono essere accessibili da tastiera, con una struttura logica e coerente dei menu.

    Struttura HTML con landmarks semantici:

    <header>...</header>
    <nav>...</nav>
    <main>...</main>
    <footer>...</footer>

    4. Pulsanti e link chiari e grandi abbastanza
    Evita elementi troppo piccoli da cliccare. Aggiungi sempre il testo alternativo visibile.

    <a href="/contatti" class="button">Contattaci</a>
    .button {
    padding: 12px 24px;
    font-size: 1rem;
    }

    5. Feedback visivi e testuali
    Ogni azione (invio form, errore, caricamento) deve generare un feedback chiaro, anche per chi non sente o non vede.

    Esempio:

    <p role="alert">Hai dimenticato di inserire l’email.</p>

    Le Linee Guida Design di AGID

    AGID ha pubblicato le Linee Guida di Design per i servizi digitali della PA, che definiscono:

    • Requisiti di usabilità e interoperabilità.
    • Pattern coerenti di interfaccia;
    • Modalità di progettazione accessibile e mobile-first;

    Accessibilità: obbligo, ma anche opportunità

    Pensare in ottica accessibile conviene a tutti. Migliora l’esperienza utente per ogni tipo di visitatore, riduce il tasso di abbandono, aumenta la visibilità nei motori di ricerca (grazie alla SEO accessibile) e rende il brand più etico e affidabile.

    Inoltre, in un contesto sempre più digitale, ignorare l’accessibilità significa escludere una fetta importante della popolazione da contenuti e servizi. È un danno non solo etico, ma anche economico.

    Come iniziare a rendere un sito accessibile

    Rendere un sito accessibile non è un’operazione da fare una volta sola, ma un percorso continuo di miglioramento e responsabilità. Che tu stia partendo da zero o debba aggiornare un sito esistente, l’accessibilità digitale inizia da piccoli passi consapevoli e si basa su norme tecnichebuon senso progettuale e strumenti dedicati.

    1. Analizza la situazione attuale

    Effettua un audit del sito per identificare:

    • barriere visive (es. basso contrasto),
    • strutture non semanticamente corrette,
    • mancanza di alternative testuali,
    • difficoltà nella navigazione da tastiera.

    Strumenti utili:

    • WAVE
    • Lighthouse di Chrome
    • axe DevTools

    2. Applica gli standard WCAG 2.1 AA

    Consulta le WCAG 2.1 (Web Content Accessibility Guidelines) e verifica la conformità ai criteri di livello AA, obbligatori in Italia.

    Esempio:

    • Aggiungi sempre alt alle immagini:
    <img src="logo.png" alt="Logo dell’azienda Dopstart">

    3. Usa HTML semantico

    Evita <div> e <span> per strutture importanti. Utilizza tag semantici come:

    <header>, <nav>, <main>, <section>, <article>, <footer>

    Esempio corretto:

    <main>
    <section>
    <h1>Chi siamo</h1>
    <p>Benvenuti nel nostro sito...</p>
    </section>
    </main>

    4. Garantisci la navigazione da tastiera

    Tutti gli elementi interattivi devono poter essere raggiunti e attivati con Tab + Invio.

    Aggiungi tabindex="0" a elementi custom e role semantici:

    <div role="button" tabindex="0" onclick="apriMenu()">Apri menu</div>

    5. Etichette e form accessibili

    Ogni campo del form deve avere una label associata:

    <label for="email">Email</label>
    <input type="email" id="email" name="email" required>

    6. Verifica documenti allegati (PDF, Word)

    Tutti i documenti scaricabili devono essere accessibili, con:

    • testi selezionabili,
    • intestazioni,
    • ordine di lettura corretto,
    • tag strutturali.

    Usa strumenti come Acrobat ProLibreOfficeMicrosoft Word Checker.

    7. Redigi la dichiarazione di accessibilità

    Se sei una PA o un soggetto obbligato, compila e pubblica la tua dichiarazione di accessibilità su form.agid.gov.it.

    8. Forma il tuo team e monitora nel tempo

    L’accessibilità è cultura progettuale. Forma chi si occupa di contenuti, design e sviluppo. Rivedi periodicamente il sito per mantenerlo aggiornato.

    Scarica la Checklist sull’accessibilità

    Vuoi iniziare subito a rendere il tuo sito più accessibile e conforme alle Linee Guida AGID?
    Scarica la checklist Dopstart con tutti i passaggi fondamentali in italiano e in inglese per iniziare oggi stesso il tuo percorso verso l’accessibilità digitale.

    Scarica la checklist PDF

    Serve aiuto? Dopstart ti accompagna

    Se la tua azienda o la tua amministrazione pubblica vuole rendere il proprio sito conforme agli standard di accessibilità webDopstart offre una prima consulenza gratuita. Possiamo accompagnarti in tutto il processo: analisi, progettazione accessibile, sviluppo, test e monitoraggio della conformità alle Linee Guida AGID. Scrivici per capire insieme come costruire un web davvero inclusivo.

    Domande e risposte sull’accessibilità digitale

    1. Cosa si intende per accessibilità digitale?
    È la capacità di siti, app e servizi informatici di essere fruibili da chiunque, anche con disabilità.

    2. Cos’è la Legge Stanca?
    È la legge italiana che impone la conformità all’accessibilità dei siti della PA.

    3. Le aziende private devono rispettare l’accessibilità?
    Sì, se superano determinati limiti di fatturato o offrono servizi pubblici essenziali.

    4. Quali sono i livelli WCAG?
    Tre: A, AA e AAA. La normativa italiana richiede il livello AA.

    5. Cosa contiene la dichiarazione di accessibilità?
    Descrive il livello di conformità del sito, gli eventuali contenuti non accessibili e come segnalarli.

    6. Qual è il ruolo dell’AGID?
    L’AGID fornisce le Linee Guida e monitora la conformità dei siti della PA.

    7. Come si testa un sito per l’accessibilità?
    Con validatori automatici, test manuali e prove con tecnologie assistive.

    8. L’accessibilità è utile anche per chi non ha disabilità?
    Sì, migliora l’esperienza per tutti, specialmente in mobilità o con connessioni lente.

    9. Qual è la differenza tra accessibilità e usabilità?
    L’accessibilità riguarda l’inclusione; l’usabilità riguarda la facilità d’uso per tutti.

    10. Dopstart può aiutarmi a rendere accessibile il mio sito?
    Sì, offriamo consulenza e supporto completo, partendo da una prima analisi gratuita.

    Test di comprensione – Accessibilità Digitale

    1. Cosa si intende per accessibilità digitale?



    2. Cosa sono le WCAG?



    3. Qual è il livello minimo di conformità richiesto in Italia?



    4. Cosa rappresenta la Legge Stanca?



    5. Qual è il contrasto minimo raccomandato tra testo e sfondo?



    6. Qual è lo scopo della dichiarazione di accessibilità?



    7. Cosa fa l’attributo “alt” in un’immagine?



    8. I documenti PDF devono essere accessibili?



    9. Chi è obbligato a rispettare le Linee Guida AGID?



    10. Un sito accessibile deve essere:



  • Usabilità digitale: progettare per l’utente

    Usabilità digitale: progettare per l’utente

    Progettare con attenzione all’usabilità significa mettere l’utente al centro. Che si tratti di un sito e-commerce o del portale di un comune, la qualità dell’interazione digitale dipende dalla capacità del sistema di essere usabile: efficace, efficiente, soddisfacente. Dopstart può affiancare la tua azienda o la tua PA in questo percorso, offrendoti una prima consulenza gratuita e accompagnandoti nella creazione di progetti realmente centrati sull’utente.

    Il successo di un sito web o di una piattaforma dipende da quanto risulta usabile per gli utenti. L’usabilità, o usability, non è un semplice dettaglio tecnico: è una disciplina fondamentale che incide sull’esperienza complessiva dell’utente, sulla fruibilità dei contenuti e, in ultima analisi, sugli obiettivi di business.

    In questo articolo approfondiamo il significato di usabilità, le sue dimensioni secondo le normative internazionali, la sua applicazione concreta nel design di siti web, e il suo impatto nella pubblica amministrazione.

    Indice

    Definizione di usabilità e riferimenti ISO

    Cos’è l’usabilità?

    Il termine usabilità deriva dall’inglese usability e si riferisce al grado di facilità, efficacia e soddisfazione con cui un utente riesce a utilizzare un sistema, un prodotto o un’interfaccia per raggiungere un determinato obiettivo. Non riguarda solo l’estetica o il design, ma il modo in cui un’interfaccia è comprensibile, prevedibile e coerente con le aspettative dell’utente.

    La definizione ISO 9241-11

    Secondo la norma ISO 9241-11, parte della più ampia famiglia ISO 9241 dedicata all’ergonomia dell’interazione uomo-sistema, l’usabilità è:

    “L’estensione in cui un sistema, un prodotto o un servizio può essere usato da utenti specifici per raggiungere obiettivi specifici con efficaciaefficienza e soddisfazione, in uno specifico contesto d’uso.”

    Vediamo in dettaglio i tre criteri chiave:

    • Efficacia: capacità del sistema di permettere agli utenti di raggiungere il loro scopo.
    • Efficienza: quantità di risorse (tempo, click, attenzione) richieste per raggiungere tale scopo.
    • Soddisfazione: percezione soggettiva dell’utente sull’esperienza vissuta.

    Esempio pratico 1: sito e-commerce

    • Bassa usabilità: per trovare un prodotto bisogna passare da troppi filtri, la pagina si carica lentamente e l’utente abbandona il carrello per frustrazione.
    • Alta usabilità: il motore di ricerca interno suggerisce risultati pertinenti, i filtri sono chiari, l’acquisto si completa in 3 click.

    Esempio pratico 2: form di registrazione

    • Bassa usabilità: il form segnala errori solo dopo l’invio, non indica il formato richiesto per la password.
    • Alta usabilità: il form mostra suggerimenti contestuali, segnala errori in tempo reale e fornisce feedback positivi.

    Usabilità ≠ estetica

    Un’interfaccia bella non è necessariamente usabile. Un sito con colori eleganti ma con etichette vaghe o menu nascosti può creare confusione. L’usabilità è una qualità funzionale, non solo visiva.

    Riferimenti ISO principali

    Oltre alla ISO 9241-11, esistono altri standard correlati:

    • ISO/TR 16982: Linee guida per i metodi di valutazione dell’usabilità.
    • ISO 9241-210: Progettazione centrata sull’utente.
    • ISO/IEC 25010: Modello di qualità per software, include l’usabilità tra le 8 caratteristiche principali.

    Dall’ergonomia alla web usability

    Origini del concetto di usabilità

    Il concetto di usabilità nasce all’interno dell’ergonomia cognitiva, una disciplina che studia il rapporto tra esseri umani e strumenti di lavoro, con l’obiettivo di ottimizzare l’efficienza, la sicurezza e il comfort nell’uso delle tecnologie. Inizialmente applicata a contesti come l’industria e l’aviazione, l’ergonomia ha poi esteso i suoi ambiti a prodotti sempre più “intelligenti” e interattivi, come software, dispositivi digitali e interfacce grafiche.

    Il passaggio al digitale

    Con l’avvento dell’informatica negli anni ’80 e la diffusione dei personal computer, il concetto di usabilità inizia ad essere applicato agli strumenti digitali. Le prime interfacce utente (come quelle dei sistemi operativi) dovevano facilitare l’interazione tra persone non esperte e macchine complesse. Qui entra in gioco l’usabilità del software, poi evoluta in web usability con la nascita e l’espansione di Internet negli anni ’90.

    Cos’è la web usability?

    La web usability è l’applicazione del concetto di usabilità all’ambiente web. Significa progettare siti web e piattaforme online che siano:

    • intuitivi da esplorare,
    • coerenti nei contenuti e nella struttura,
    • veloci e fluidi da utilizzare,
    • accessibili anche a utenti meno esperti o con disabilità.

    Esempio pratico

    Un sito ministeriale progettato secondo criteri ergonomici tradizionali potrebbe presentare contenuti completi ma mal distribuiti, con menu complessi e termini tecnici. Se invece applichiamo i principi della web usability, lo stesso sito mostrerà:

    • una homepage semplice e orientativa,
    • termini comprensibili per tutti,
    • form brevi con etichette chiare,
    • un motore di ricerca interno efficace.

    Dal prodotto all’esperienza

    Il passaggio dall’ergonomia del prodotto fisico alla web usability riflette anche un cambio di paradigma: non si progetta più solo lo strumento, ma l’esperienza dell’utente. Oggi, la qualità dell’interazione è considerata tanto importante quanto la funzionalità del sistema.

    Caratteristiche di un sito web usabile

    Un sito web usabile non è solo graficamente gradevole: è progettato per essere intuitivoefficientecoerente e piacevole da usare per ogni tipo di utente, indipendentemente dalla sua esperienza tecnica.

    Secondo Jacob Nielsen, uno dei massimi esperti mondiali in materia, un sito è usabile quando possiede le seguenti cinque caratteristiche fondamentali:

    1. Facilità di apprendimento (Learnability)

    Un nuovo utente deve poter capire rapidamente come funziona il sito, come navigare e come trovare ciò che cerca.
    Esempio: una homepage chiara con menu ben visibili e percorsi logici di navigazione.

    2. Efficienza (Efficiency)

    Una volta imparato il funzionamento, l’utente deve essere in grado di completare i compiti in modo rapido e senza sprechi di tempo.
    Esempio: il checkout di un e-commerce che permette l’acquisto in 3 clic.

    3. Memorabilità (Memorability)

    Se un utente torna dopo un periodo di inattività, deve riuscire a riutilizzare il sito senza doverlo “riscoprire”.
    Esempio: una dashboard coerente con la struttura generale del sito.

    4. Tolleranza agli errori (Error Management)

    Il sito dovrebbe prevenire errori, e quando si verificano, guidare l’utente nella correzione.
    Esempio: un form che indica subito un errore nel campo e suggerisce il formato corretto.

    5. Soddisfazione (Satisfaction)

    L’utente deve percepire l’esperienza come fluida, piacevole e coerente con le sue aspettative.
    Esempio: un sito con tempi di caricamento brevi, micro-animazioni coerenti e testi chiari.

    Altri elementi chiave dell’usabilità web:

    • Coerenza visiva: stile, icone, colori e tipografia devono seguire uno schema logico.
    • Architettura informativa chiara: le informazioni devono essere organizzate per priorità e obiettivi dell’utente.
    • Mobile-first e responsive: il sito deve essere perfettamente fruibile anche da smartphone e tablet.
    • Accessibilità integrata: pur non essendo sinonimi, usabilità e accessibilità si rafforzano a vicenda.

    Cosa succede quando il sito NON è usabile?

    • Il sito non converte, anche se ha un buon traffico.
    • L’utente abbandona prima di completare un’azione (bounce rate alto).
    • L’utente commette errori, si frustra e cerca alternative.

    Differenza tra usabilità, accessibilità e UX

    Tre concetti distinti ma interconnessi

    Nel progettare interfacce digitali efficaci, spesso si fa confusione tra usabilitàaccessibilità e user experience (UX). Sebbene siano concetti complementari, non sono sinonimi. Capire le differenze tra questi tre aspetti è fondamentale per costruire un sito davvero centrato sull’utente.

    1. Usabilità

    L’usabilità è la capacità di un sistema di essere facile da usare per raggiungere obiettivi precisi in modo efficace, efficiente e soddisfacente. È legata alla facilità di apprendimento, alla coerenza dell’interfaccia, alla prevenzione degli errori e alla rapidità con cui l’utente riesce a completare un compito.

    Esempio: Un sito di prenotazione medica che consente all’utente di scegliere lo specialista e fissare un appuntamento in 4 passaggi chiari e senza intoppi.

    2. Accessibilità

    L’accessibilità è la capacità di un sistema di essere fruibile anche da persone con disabilità, temporanee o permanenti (motorie, visive, cognitive ecc.). Implica l’uso di tecnologie assistive, testi alternativi, contrasti cromatici corretti, compatibilità con screen reader, navigazione da tastiera, ecc.

    Esempio: Uno shop online che permette anche a una persona non vedente, con l’ausilio di uno screen reader, di navigare, selezionare e acquistare un prodotto in autonomia.

    3. User Experience (UX)

    La User Experience è il concetto più ampio e riguarda l’esperienza complessiva dell’utente, non solo a livello funzionale, ma anche emotivo ed estetico. La UX include usabilità e accessibilità, ma considera anche l’impatto sensoriale, simbolico, identitario e relazionale del prodotto.

    Esempio: Un’app bancaria con interfaccia pulita, animazioni fluide, linguaggio empatico e processo guidato che fa sentire l’utente in controllo e al sicuro.

    Come si relazionano?

    • L’accessibilità è una condizione minima: senza di essa, molti utenti restano esclusi.
    • L’usabilità si occupa di semplificare l’interazione per tutti gli utenti.
    • La UX è l’insieme delle percezioni che l’utente costruisce nel tempo, dalla prima visita al post-vendita.

    In altre parole:
    Accessibilità = “Posso usarlo?”
    Usabilità = “Lo capisco facilmente?”
    UX = “Com’è stata la mia esperienza complessiva?”

    Test di usabilità: strumenti e approcci

    Perché testare l’usabilità?

    Un sito può apparire perfetto sulla carta o al team di progetto, ma solo osservando gli utenti reali mentre lo utilizzano è possibile scoprire se è davvero usabile. I test di usabilità servono proprio a questo: misurare e migliorare l’interazione tra l’utente e il sistema.

    Cosa si valuta?

    Durante un test di usabilità si osservano:

    • quanto tempo impiega l’utente per completare un compito;
    • quali difficoltà incontra;
    • quali errori commette;
    • come si sente durante l’interazione (confusione, soddisfazione, frustrazione);
    • cosa ricorda dell’esperienza.

    Principali approcci al test di usabilità

    1. Test con utenti reali

    L’utente viene invitato a compiere alcune operazioni (es. cercare un prodotto, inviare un modulo) mentre un osservatore registra il comportamento e raccoglie feedback.
    Modalità:

    • in presenza (in laboratorio o sul campo);
    • da remoto (sincrono o asincrono).

    Esempio: un test di 30 minuti con 5 utenti per verificare l’efficacia del flusso di acquisto su mobile.

    2. Test basati su feedback verbali

    Si utilizzano strumenti come:

    • interviste semi-strutturate;
    • questionari di soddisfazione (es. SUS – System Usability Scale);
    • focus group.

    Esempio: dopo la visita al sito, gli utenti rispondono a domande su cosa li ha messi in difficoltà e cosa hanno apprezzato.

    3. Ispezione esperta dell’interfaccia

    In assenza di utenti reali, esperti di usabilità esaminano il sito secondo criteri formali:

    • euristiche di Nielsen (10 regole di usabilità);
    • cognitive walkthrough (simulazione dei passaggi utente);
    • checklist standardizzate.

    Esempio: un’agenzia effettua una revisione euristica per segnalare incongruenze, label ambigue o link nascosti.

    4. Valutazione con modelli e simulazioni

    Metodo meno diffuso, prevede la simulazione di interazioni tramite modelli computazionali o tools predittivi (es. GOMS, KLM).

    Esempio: simulare il tempo medio per completare un’azione su una nuova interfaccia ancora in fase di prototipazione.

    Come scegliere l’approccio?

    La scelta del metodo dipende da:

    • Fase del progetto (prototipo, sito attivo, redesign);
    • Budget e risorse disponibili;
    • Numero e tipo di utenti coinvolti;
    • Obiettivi specifici del test (scoprire bug, raccogliere emozioni, ottimizzare funnel).

    Non esiste un unico metodo perfetto: spesso la combinazione di più approcci porta ai migliori risultati.

    Quali strumenti usare?

    • MazeUsabilityHubLookbackHotjar – per test remoti e analisi dei comportamenti;
    • FigmaInVisionAdobe XD – per prototipi interattivi testabili;
    • Google FormsTypeform – per raccogliere feedback qualitativi e quantitativi;
    • JiraNotionMiro – per tracciare osservazioni e pianificare miglioramenti.

    Quando testare?

    test di usabilità dovrebbero essere:

    • periodici: come parte della manutenzione e ottimizzazione continua.
    • preliminari: nella fase di progettazione (con wireframe e prototipi);
    • intermedi: durante lo sviluppo;
    • finali: prima del rilascio ufficiale;

    L’usabilità nella pubblica amministrazione

    Un diritto digitale del cittadino

    Con la crescente digitalizzazione dei servizi pubblici, l’usabilità dei siti della pubblica amministrazione (PA) è diventata un elemento chiave per garantire il diritto di accesso e d’informazione. Un sito istituzionale mal progettato non è solo poco efficace: esclude il cittadino, ostacola l’interazione e mina la fiducia nelle istituzioni.

    Oltre l’estetica: l’usabilità come dovere

    La PA non può limitarsi a “mettere online” i servizi: deve renderli utili, semplici e accessibili. L’utente medio non è un esperto digitale e spesso accede al sito pubblico per esigenze urgenti o amministrative. Se il sito è lento, confuso o mal strutturato, si crea frustrazione e disservizio.

    I riferimenti normativi

    Anche se non esiste una legge specifica sull’usabilità, diverse norme ne riconoscono l’importanza:

    Principi di usabilità per i siti della PA

    Secondo le Linee Guida AGID, un sito pubblico deve essere:

    • Percepibile: comandi e informazioni ben visibili;
    • Comprensibile: linguaggio semplice e struttura intuitiva;
    • Operabile: facile da navigare anche con strumenti alternativi;
    • Coerente: comportamenti prevedibili in tutte le sezioni;
    • Flessibile: adattabile a diversi dispositivi e preferenze utente;
    • Sicuro: tutela dei dati personali e chiarezza nelle transazioni;
    • Tollerante agli errori: sistema che previene e corregge errori;
    • Gradevole: design che mantiene l’interesse e l’attenzione.

    Esempio pratico

    Scenario negativo: un cittadino vuole richiedere un bonus fiscale, ma il sito del Comune:

    • non ha una barra di ricerca,
    • ha moduli PDF senza istruzioni chiare,
    • non funziona da smartphone.

    Scenario usabile: lo stesso servizio è accessibile da:

    • homepage con call-to-action chiara,
    • modulo online compilabile in pochi passaggi,
    • assistente virtuale o guida in linea.

    Le PA devono anche…

    • fare test di usabilità regolari con veri utenti;
    • raccogliere feedback e segnalazioni;
    • dare trasparenza ai risultati e agli interventi;
    • coinvolgere cittadini e stakeholder già nella fase progettuale.

    Come progettare un sito web usabile

    Progettare per l’utente, non per il progettista

    Uno degli errori più comuni è creare un sito web basandosi sulle proprie aspettative, invece che su quelle dell’utente finale. Un sito web usabile è progettato sulla base di bisogni realiabitudini digitali e limiti cognitivi degli utenti. La User-Centered Design non è solo una filosofia, ma un metodo concreto.

    Le fasi fondamentali

    1. Analisi degli utenti

    Prima di scrivere una riga di codice, è essenziale:

    • definire chi sono gli utenti (età, competenze digitali, obiettivi);
    • costruire personas e user journey;
    • identificare i contesti d’uso (mobile, desktop, connessioni lente, ecc.).

    2. Wireframe e prototipi

    Progettare layout e flussi con strumenti come Figma, Adobe XD o Sketch. I wireframe evitano errori grossolani prima dello sviluppo.

    3. Architettura informativa chiara

    Organizzare i contenuti secondo criteri logici:

    • menu comprensibili;
    • navigazione gerarchica;
    • URL coerenti;
    • breadcrumb utili.

    4. Design coerente e leggibile

    Il design deve aiutare l’utente, non confonderlo.

    Esempio HTML/CSS di un form usabile:

    <form>
    <label for="email">Indirizzo email</label>
    <input type="email" id="email" name="email" required placeholder="esempio@mail.com">

    <label for="password">Password</label>
    <input type="password" id="password" name="password" required minlength="8">

    <button type="submit">Invia</button>
    </form>
    input, label, button {
    display: block;
    margin-bottom: 12px;
    font-size: 1rem;
    }

    input:invalid {
    border: 1px solid red;
    }

    Buone pratiche presenti:

    • etichette leggibili;
    • campi con placeholder;
    • vincoli sui dati;
    • feedback visivo in caso di errore.

    5. Test di usabilità durante lo sviluppo

    Non aspettare la messa online: è fondamentale fare test di usabilità con prototipi interattivi. Bastano anche 5 utenti per identificare la maggior parte dei problemi.

    6. Scrittura dei contenuti orientata all’utente

    Un sito usabile ha testi brevi, diretti, con parole familiari. Le call to action devono essere chiare e ben visibili.

    Esempio:

    • “Procedi con la richiesta”
    • “Richiedi ora il tuo preventivo gratuito”

    7. Responsive design e performance

    Un sito lento o non mobile-friendly non è usabile, anche se bello.
    Utilizza media query, immagini ottimizzate, lazy loading e breakpoints.

    Esempio CSS base per il responsive:

    @media screen and (max-width: 768px) {
    nav ul {
    flex-direction: column;
    }
    }

    8. Accessibilità integrata = usabilità per tutti

    Un sito che rispetta le WCAG (linee guida internazionali per l’accessibilità) è più usabile per tutti.
    Usa contrasto sufficiente, testi alternativi, navigazione da tastiera, focus visibile., contenutifunzionalità e architettura informativa si integrano in modo armonico e coerente.

    I benefici di un sistema usabile

    Perché investire in usabilità?

    Progettare un sito, un’app o una piattaforma usabile non è un lusso, ma una scelta strategica. Un sistema usabile offre vantaggi misurabili, sia in termini di esperienza utente, sia in termini di performance aziendale e risparmio di risorse.

    Benefici per l’utente

    1. Maggiore soddisfazione
      Un’interfaccia intuitiva genera piacere nell’uso e incoraggia la fidelizzazione.
    2. Riduzione dello stress
      Un sito chiaro riduce frustrazione e ansia, soprattutto in contesti critici (es. prenotazioni sanitarie, pratiche burocratiche).
    3. Risparmio di tempo
      Processi fluidi permettono agli utenti di raggiungere rapidamente i propri obiettivi.
    4. Inclusività
      Un sistema usabile e accessibile non esclude nessuno e rispetta le diversità di competenza, età e abilità.

    Benefici per aziende e PA

    1. Aumento della produttività interna
      Interfacce chiare migliorano l’efficienza di chi usa strumenti digitali per lavoro (CRM, gestionali, intranet…).
    2. Miglior tasso di conversione
      In un sito e-commerce o in una landing page, un’esperienza usabile aumenta il numero di acquisti o richieste.
    3. Riduzione degli errori e del supporto tecnico
      Se gli utenti capiscono cosa fare, sbagliano meno e chiedono meno assistenza.
    4. Minor bisogno di formazione
      Un sistema intuitivo si impara da solo: niente manuali complicati, meno ore di training.
    5. Reputazione e fiducia
      Un sito ben progettato trasmette professionalità e credibilità. Questo vale anche per le istituzioni pubbliche.
    6. Riduzione dei costi di sviluppo a lungo termine
      Risolvi i problemi prima che diventino gravi: progettare bene dall’inizio evita correzioni costose post-rilascio.

    Esempio pratico

    • Una ASL che ristruttura il portale prenotazioni in modo usabile riduce del 30% le chiamate al centralino.
    • Un e-commerce che semplifica il checkout aumenta il tasso di completamento ordini del 20%.
    • Una PA locale che adotta un modulo online semplificato dimezza i tempi di risposta ai cittadini.

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    Scarica la checklist Dopstart per verificare punto per punto tutti gli elementi essenziali della web usability.

    Domande e risposte

    Cos’è l’usabilità secondo la ISO 9241?
    È la misura in cui un prodotto può essere usato con efficacia, efficienza e soddisfazione da determinati utenti in un determinato contesto.

    Qual è la differenza tra usabilità e accessibilità?
    L’accessibilità si concentra sull’inclusività per persone con disabilità, l’usabilità sulla facilità d’uso per tutti.

    Cosa significa che un sito è usabile?
    Significa che è facile da usare, intuitivo, coerente e soddisfacente per l’utente.

    Chi ha definito i principi della web usability?
    Jacob Nielsen è uno dei principali studiosi del tema e ha definito le 5 qualità fondamentali dell’usabilità.

    Che ruolo ha l’usabilità nella pubblica amministrazione?
    È centrale per garantire il diritto all’informazione e ai servizi digitali dei cittadini.

    Come si testa l’usabilità di un sito web?
    Attraverso test con utenti reali, ispezioni esperte, simulazioni e interviste.

    Quali sono i principali benefici dell’usabilità?
    Migliore efficienza, minori errori, maggiore soddisfazione e riduzione dei costi.

    L’usabilità è solo una questione grafica?
    No, riguarda anche la struttura, i contenuti, la funzionalità e la coerenza del sistema.

    Quando si valuta l’usabilità durante un progetto?
    Durante tutte le fasi: progettazione, sviluppo e valutazione.

    Cosa offre Dopstart in questo ambito?
    Un supporto completo, dalla prima consulenza gratuita fino all’implementazione e testing del tuo progetto digitale.

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  • User Experience (UX), chiave del design digitale

    User Experience (UX), chiave del design digitale

    La User Experience (UX) è uno dei concetti più importanti nel mondo digitale moderno. Spesso confusa con l’estetica o la semplicità d’uso, in realtà è molto di più: rappresenta l’esperienza complessiva che un utente vive quando interagisce con un sito web, un’app o un servizio digitale.

    In questo articolo esploreremo cos’è, perché è così fondamentale, quali sono i suoi ambiti applicativi, come si misura e come migliorarla concretamente in un progetto digitale.

    Indice

    Cos’è la User Experience

    La User Experience (UX), o esperienza utente, è l’insieme delle emozioni, percezioni, pensieri e comportamenti che una persona prova e manifesta durante l’interazione con un prodotto, un servizio o un sistema digitale. Non riguarda solo l’usabilità tecnica, ma coinvolge anche aspetti emotivi, estetici, cognitivi e funzionali.

    In parole semplici, è come si sente un utente quando utilizza un sito web, un’app o un software. Se l’esperienza è positiva (intuitiva, fluida, piacevole), l’utente continuerà a usare quel prodotto. Se invece è negativa (frustrante, lenta, confusa), l’utente lo abbandonerà — e spesso per sempre.

    Esempi pratici

    Esempio negativo: Pensa a un sito di un ristorante che si carica lentamente, non mostra il menu, e su mobile richiede zoom continui. L’utente si sentirà frustrato e probabilmente passerà a un concorrente.

    Esempio positivo: Immagina di voler prenotare una camera su Airbnb. Inserisci la destinazione, le date e in pochi click trovi una casa adatta alle tue esigenze, con foto chiare, recensioni affidabili e un processo di pagamento semplice. Questo è un esempio di User Experience ottimale, dove ogni passo è pensato per guidare l’utente con facilità.

    Le componenti principali della UX

    1. Usabilità: Quanto è facile da usare il prodotto?
    2. Accessibilità: È fruibile da tutti, anche da utenti con disabilità?
    3. Desiderabilità: Il design è accattivante? L’utente è invogliato a tornare?
    4. Utilità: Risponde a un bisogno reale?
    5. Affidabilità: I contenuti sono chiari, coerenti e aggiornati?

    Un po’ di storia: le origini della UX

    Sebbene il termine User Experience sia diventato popolare solo negli anni ’90, le sue radici storiche affondano molto più indietro nel tempo, intrecciandosi con l’ergonomia, la psicologia cognitiva, il design industriale e l’interazione uomo-macchina.

    Dall’ergonomia al design digitale

    Negli anni ’50 e ’60, l’ergonomia (la scienza che studia l’interazione tra l’uomo e i sistemi) era già applicata nella progettazione di cabine di aerei, strumenti medici e dispositivi industriali. L’obiettivo era rendere questi oggetti sicuri, facili da usare ed efficienti.

    Nel tempo, questi principi sono stati trasferiti anche nel mondo digitale. Con la nascita dell’informatica personale negli anni ’80, si è fatto urgente il bisogno di interfacce accessibili, pensate non solo per ingegneri, ma anche per utenti comuni.

    Don Norman e la nascita del termine “UX”

    Il termine User Experience fu coniato da Don Norman negli anni ’90, quando lavorava per Apple come User Experience Architect — uno dei primi al mondo. Norman sosteneva che:

    “Non basta che un prodotto sia funzionale, deve anche essere bello, piacevole da usare e coerente in ogni punto di contatto.”

    Da allora, il concetto di UX ha preso piede in ogni settore digitale: dai siti web alle app mobili, dai software aziendali agli e-commerce.

    Esempi storici significativi

    • Il mouse del Macintosh (1984): Semplice da usare e pensato per tutti, è un esempio di progetto UX inclusivo.
    • Il telecomando TV degli anni ’90: Molti erano confusi e pieni di tasti inutili. Da qui la consapevolezza che semplificare l’interfaccia migliora l’esperienza utente.
    • Amazon (anni 2000): Ha rivoluzionato la UX nell’ecommerce introducendo funzioni come “1-Click Buy”, recensioni utenti e suggerimenti personalizzati.

    Oggi la UX è una disciplina strutturata, con professionisti, strumenti, metodologie e corsi universitari dedicati.

    Perché la User Experience è così importante

    La User Experience (UX) è molto più di un dettaglio estetico o tecnico: è uno dei fattori più decisivi per il successo di un prodotto o servizio digitale. Una buona UX crea fiducia, migliora l’efficacia della comunicazione, aumenta le conversioni e genera fedeltà. Una cattiva UX, al contrario, può causare frustrazione, abbandono e danni alla reputazione del brand.

    L’esperienza dell’utente determina il comportamento

    Gli utenti, oggi, hanno aspettative altissime. Sono abituati a interfacce fluide, design puliti e navigazione intuitiva. Se un sito è lento, poco chiaro o difficile da usare, l’utente lo abbandonerà senza pensarci due volte. E spesso non tornerà.

    Un esempio concreto

    • Caso positivo: Pensa a Google. Entri, scrivi una parola, premi invio e hai subito i risultati. Il tutto in meno di due secondi. Questo è UX eccellente: soddisfa un bisogno reale in modo veloce e senza frizioni.
    • Caso negativo: Vai su un sito per comprare un biglietto del treno, ma non riesci a trovare il bottone “cerca”, il modulo non accetta i dati, e ti fa ricaricare la pagina. Risultato? L’utente rinuncia e cerca un’alternativa.

    Impatti concreti della UX

    Maggiore competitività
    Un sito o un’app con UX superiore si distingue dalla concorrenza e guadagna quote di mercato.

    Aumento delle conversioni
    Una UX ben progettata guida l’utente passo dopo passo verso l’obiettivo: una vendita, una richiesta di contatto, una registrazione.

    Riduzione del tasso di abbandono (bounce rate)
    Se la prima impressione è positiva, l’utente rimane, esplora, si fida.

    Fidelizzazione degli utenti
    Quando l’esperienza è piacevole, l’utente torna e diventa promotore del brand.

    Riduzione dei costi di assistenza
    Se l’utente riesce a trovare da solo quello che cerca, l’azienda riceve meno richieste di supporto.

    Cosa fa un User Experience Designer

    Un User Experience (UX) Designer è il professionista che progetta l’esperienza dell’utente con un prodotto digitale. Il suo compito non è semplicemente “fare siti belli”, ma creare percorsi intuitivi, piacevoli e funzionali, mettendo sempre al centro le esigenze e i comportamenti degli utenti.

    Il UX Designer agisce come un ponte tra tecnologia, design e psicologia umana, assicurandosi che ogni interazione — da un clic a una pagina di checkout — sia fluida, chiara e coerente.

    Le attività principali di un UX Designer

    1. Ricerca utente (User Research)
      Raccoglie dati tramite interviste, sondaggi, analisi di mercato, heatmap o sessioni di osservazione. L’obiettivo è capire chi sono gli utenti, cosa vogliono e quali sono i loro punti critici.
    2. Creazione di personas e user journey
      Sviluppa profili utente fittizi (personas) e tracciati esperienziali (user journey) per visualizzare i bisogni e i comportamenti dell’utente tipo in ogni fase.
    3. Architettura dell’informazione e wireframe
      Organizza i contenuti e disegna lo scheletro del sito o dell’app (wireframe) per testare la struttura e la gerarchia visiva.
    4. Prototipazione interattiva
      Crea prototipi navigabili che simulano il comportamento finale del prodotto. Questo permette di fare test prima dello sviluppo effettivo.
    5. Test di usabilità
      Osserva come gli utenti reali interagiscono con il prototipo e individua eventuali ostacoli, difficoltà o confusioni.
    6. Collaborazione cross-funzionale
      Lavora con sviluppatori, UI designer, content strategist e marketing per tradurre le esigenze degli utenti in soluzioni reali.

    Esempio concreto

    Un e-commerce vuole migliorare il tasso di conversione. Il UX Designer:

    • Analizza i dati di Google Analytics e le mappe di calore
    • Scopre che molti utenti abbandonano il carrello nella fase di pagamento
    • Ridisegna la checkout page con meno campi, indicazioni chiare e un sistema di pagamento più veloce
    • Testa la nuova versione con utenti reali
    • Il risultato? Le conversioni aumentano del 25%

    Soft skill fondamentali

    Oltre alla parte tecnica, un UX Designer deve avere:

    • Spirito collaborativo
    • Empatia verso gli utenti
    • Capacità analitiche
    • Pensiero critico
    • Comunicazione efficace

    Come si diventa UX designer

    Diventare UX Designer significa imparare a progettare esperienze digitali centrate sull’utente, combinando competenze in ricerca, design, analisi e comunicazione. Non esiste un solo percorso per arrivarci: è una professione multidisciplinare, aperta sia a chi proviene da studi tecnici che umanistici.

    1. Comprendere cos’è davvero la UX

    Il primo passo è capire che la User Experience non si limita alla grafica: è il modo in cui l’utente percepisce l’interazione con un prodotto. Per questo è utile leggere libri fondamentali come:

    • “La caffettiera del masochista” di Don Norman
    • “Don’t Make Me Think” di Steve Krug

    2. Formazione (universitaria o autonoma)

    Puoi intraprendere studi accademici (Design, Psicologia, Comunicazione, Informatica) oppure seguire corsi online, bootcamp e master specializzati. Alcuni esempi:

    • Google UX Design Certificate (Coursera)
    • Interaction Design Foundation (IDF)
    • Master UX/UI in scuole come IED o TAG Innovation School

    3. Imparare gli strumenti fondamentali

    Un UX Designer deve saper usare strumenti digitali per progettare, prototipare e testare:

    • Figma: per wireframe e prototipi interattivi
    • Sketch / Adobe XD: alternative per il design
    • Maze / Lookback / Hotjar: per i test di usabilità
    • Notion / Miro: per mappe mentali, user journey, brainstorming

    4. Sviluppare un portfolio

    Il portfolio UX è essenziale per mostrare il tuo approccio. Ogni progetto dovrebbe includere:

    • Analisi del problema
    • Ricerca utente
    • Prototipo e wireframe
    • Test e miglioramenti
    • Risultati misurabili

    5. Fare esperienza concreta

    Anche senza clienti reali, puoi:

    • Partecipare a progetti open source
    • Migliorare l’usabilità di siti esistenti come esercizio
    • Lavorare su challenge disponibili su siti come UX Challenge o Briefbox
    • Collaborare a startup o piccole agenzie per fare esperienza

    6. Soft skill da coltivare

    Essere UX Designer non significa solo usare strumenti, ma anche saper:

    • Adattarsi a feedback e cambiamenti
    • Ascoltare gli utenti
    • Collaborare con team diversi
    • Comunicare idee in modo semplice e visivo

    Come si misura l’User Experience

    Una buona User Experience (UX) non è solo questione di sensazioni: può (e deve) essere misurata con strumenti e indicatori oggettivi. Misurare la UX permette di identificare i punti criticiottimizzare l’esperienza utente e dimostrare l’impatto del design sui risultati di business.

    Due approcci fondamentali

    1. Test qualitativi
      Si basano sull’osservazione diretta del comportamento degli utenti. Permettono di cogliere emozioni, difficoltà, frustrazione o soddisfazione. Esempi:
      • Interviste: per comprendere bisogni, aspettative e impressioni dopo l’uso
      • Test di usabilità: l’utente svolge compiti reali davanti a un osservatore
      • Think aloud: l’utente racconta ad alta voce cosa sta facendo e perché
    2. Metriche quantitative
      Forniscono dati misurabili e confrontabili nel tempo, spesso integrati con strumenti di analytics o sondaggi. Ecco le più utilizzate:

    Le metriche principali della UX

    Tasso di conversione (Conversion Rate)

    Indica la percentuale di utenti che completano un obiettivo, come un acquisto, una registrazione o una richiesta di contatto.
    Esempio: migliorando la chiarezza della call-to-action, un e-commerce aumenta le conversioni dal 2% al 4%.

    Tasso di abbandono (Bounce Rate)

    È la percentuale di utenti che lasciano il sito dopo aver visto una sola pagina. Un valore alto può indicare problemi di contenuto o navigazione.
    Esempio: se il 70% degli utenti abbandona la homepage, potrebbe essere poco intuitiva o non rispondere subito ai bisogni dell’utente.

    Tempo medio sulla pagina (Average Time on Page)

    Misura quanto tempo un utente resta su una determinata pagina.
    Esempio: un tempo troppo basso su una guida tecnica può significare che non è chiara o utile.

    Net Promoter Score (NPS)

    È un indice di soddisfazione e fedeltà basato sulla domanda: “Quanto è probabile che tu consigli questo prodotto ad altri?”
    Da 0 a 10, chi risponde 9 o 10 è un “promoter”, chi 6 o meno è un “detrattore”.

    System Usability Scale (SUS)

    È un questionario standardizzato di 10 domande che misura la percezione della facilità d’uso. È utile nei test post-interazione.
    Esempio: un’app con un punteggio SUS di 90/100 è percepita come altamente usabile.

    Perché misurare la UX è fondamentale

    • Permette di basare le decisioni su dati, non solo su opinioni
    • Aiuta a prioritizzare le modifiche e le aree critiche
    • Mostra ai clienti o stakeholder l’impatto reale del design
    • Consente un miglioramento continuo e iterativo

    L’importanza della UX nel design in generale

    Il design centrato sull’utente non riguarda solo il digitale. Anche nella progettazione di prodotti fisici, ambienti o servizi, una buona UX assicura che le esigenze delle persone siano al centro del processo creativo. Questo approccio migliora la soddisfazione e riduce gli errori.

    Migliorare la User Experience nel web design

    Nel web design, migliorare la User Experience (UX) significa progettare interfacce che siano utili, accessibili, fluide e intuitive, mettendo sempre l’utente al centro. Una buona UX non è solo estetica: è funzionalità, chiarezza, velocità e soddisfazione.

    1. Navigazione semplice e coerente

    Un utente deve poter capire dove si trovadove può andare e come tornarci in ogni momento.

    Esempio pratico: inserire una barra di navigazione ben visibile, sempre accessibile anche da mobile.

    <nav>
    <ul class="menu">
    <li><a href="/">Home</a></li>
    <li><a href="/servizi">Servizi</a></li>
    <li><a href="/contatti">Contatti</a></li>
    </ul>
    </nav>

    <style>
    .menu {
    display: flex;
    gap: 1rem;
    list-style: none;
    }
    .menu a {
    text-decoration: none;
    color: #333;
    }
    </style>

    2. Velocità di caricamento

    Un sito lento è una UX disastrosa. Oltre i 3 secondi di attesa, la maggior parte degli utenti abbandona. Ottimizza immaginicodice CSS/JS, e usa lazy loading per i contenuti non essenziali.

    Esempio con immagini lazy load:

    <img src="placeholder.jpg" data-src="foto-reale.jpg" class="lazyload" alt="immagine esempio">
    <script>
    document.addEventListener("DOMContentLoaded", function () {
    const images = document.querySelectorAll("img.lazyload");
    images.forEach(img => {
    img.src = img.dataset.src;
    });
    });
    </script>

    3. Design responsivo (mobile-first)

    Oltre il 60% degli utenti naviga da mobile. Il design deve adattarsi a ogni schermo.

    Esempio CSS:

    body {
    font-family: sans-serif;
    }
    .container {
    max-width: 1200px;
    margin: auto;
    padding: 1rem;
    }
    @media (max-width: 768px) {
    .container {
    padding: 0.5rem;
    }
    }

    4. Call to action chiare e visibili

    Ogni pagina deve guidare l’utente verso un’azione chiara: iscriversi, acquistare, contattare.

    Esempio HTML/CSS:

    <a href="/acquista" class="cta">Acquista ora</a>

    <style>
    .cta {
    background-color: #0066ff;
    color: white;
    padding: 1rem 2rem;
    text-decoration: none;
    border-radius: 8px;
    font-weight: bold;
    display: inline-block;
    margin-top: 1rem;
    }
    </style>

    5. Accessibilità e leggibilità

    Contrasto, grandezza del testo, alt tag per le immagini e uso semantico dei tag HTML sono fondamentali.

    Esempio:

    <img src="grafico.png" alt="Grafico delle vendite trimestrali">
    <h1>Analisi vendite Q2</h1>
    <p>Il secondo trimestre mostra una crescita del 15% rispetto al precedente...</p>

    UX e siti ecommerce

    Nel mondo degli e-commerce, la User Experience (UX) è un fattore critico di successo. Non basta avere un bel sito: se l’esperienza di navigazione, ricerca e acquisto non è fluida, l’utente abbandona il carrellonon torna e non consiglia il brand.

    Una UX efficace aumenta le vendite, riduce i resi e migliora la reputazione online.

    I momenti chiave della UX in un e-commerce

    1. Ricerca del prodotto
      L’utente deve trovare rapidamente ciò che cerca: filtri, ricerca interna, categorie chiare.Esempio: Zalando mostra subito i filtri per taglia, colore, brand, prezzo.
    2. Scheda prodotto informativa e rassicurante
      Le informazioni devono essere complete: descrizione chiara, immagini di qualità, recensioni, disponibilità.Esempio: Amazon include foto multiple, video, specifiche, Q&A e recensioni degli utenti.
    3. Processo di checkout semplice
      Il percorso d’acquisto deve essere breve, senza obblighi inutili (come la registrazione forzata). Errore comune: checkout in 5 pagine con richieste ridondanti.
      Buona pratica: Shopify consente il checkout in una sola pagina.
    4. Fiducia e sicurezza
      Il sito deve comunicare affidabilità: HTTPS, badge di sicurezza, politiche di reso chiare, contatti reali.
    5.  Esempio: l’inserimento dei loghi Visa/Mastercard/PayPal e di badge “100% soddisfatti o rimborsati”.

    Metriche UX da monitorare in un e-commerce

    • Tasso di abbandono del carrello: oltre il 70% in media → va ridotto ottimizzando il checkout.
    • Conversion Rate: aumenta con una UX chiara, coerente e mobile friendly.
    • Customer Satisfaction e recensioni: sono indicatori di esperienza percepita.

    Strumenti utili per migliorare la UX e-commerce

    • Google Optimize / GA4: per collegare i dati UX alle performance di vendita.
    • Hotjar o Microsoft Clarity: per vedere come gli utenti interagiscono con le pagine.
    • A/B testing: per testare versioni diverse di pulsanti, testi, layout.

    UX e Digital Marketing

    Nel Digital Marketing, la User Experience (UX) non è un aspetto tecnico secondario, ma un elemento strategico che può determinare il successo o il fallimento di una campagna. Una landing page ben progettata, un percorso utente fluido o un form ottimizzato possono moltiplicare le conversioni, mentre una UX trascurata può sprecare anche il miglior traffico a pagamento.

    Perché UX e marketing digitale sono inseparabili

    Ogni attività di marketing — SEO, ADV, social, email — ha un solo obiettivo: portare un utente a compiere un’azione (acquisto, iscrizione, richiesta contatto). La UX entra in gioco dal momento in cui l’utente clicca, e accompagna ogni passo del suo percorso.

    Esempi concreti

    • Campagna Google Ads + UX ottimizzata
      Un utente clicca su un annuncio “Richiedi il tuo preventivo gratuito”.
      Trova una landing page veloce, con titolo coerentebenefici evidentiform semplice.
      Risultato: +40% richieste rispetto alla versione precedente.
    • Email marketing + UX efficace
      Un’email promozionale porta al sito.
      Se il sito è lento o disorientante, l’utente abbandona.
      Se il sito è responsive, chiaro e accogliente, l’utente prosegue e converte.

    Aspetti UX che migliorano il marketing

    1. Tempo di caricamento
      Un sito lento rovina le performance di ogni campagna (soprattutto mobile).
      Soluzione: immagini ottimizzate, codice minificato, caching.
    2. Coerenza tra messaggio e pagina
      Ogni clic deve portare a una pagina rilevante e coerente.
      Soluzione: landing page dedicate per ogni campagna.
    3. Form facili da compilare
      Meno campi, etichette chiare, invio immediato.
      Soluzione: usare l’autofill, ridurre l’attrito.
    4. Mobile first design
      Il 70% del traffico digitale viene da smartphone.
      Soluzione: progettare prima per mobile, poi per desktop.

    UX e ROI nel digital marketing

    Una UX ben progettata aumenta il ROI delle campagne, perché:

    • Rafforza la percezione del brand
    • Migliora il Quality Score di Google Ads
    • Riduce il costo per conversione (CPC)
    • Aumenta il tempo sul sito e le interazioni

    UX e SEO

    Fino a qualche anno fa, la SEO si concentrava su parole chiave, backlink e contenuti ottimizzati. Oggi, però, Google valuta anche l’esperienza dell’utente. Per questo, la UX è diventata un fattore SEO essenziale.

    Quando un sito offre un’esperienza positiva — navigazione semplice, caricamento veloce, struttura chiara — gli utenti rimangono più a lungo, interagiscono di più e tornano. Tutti segnali che Google interpreta come alta qualità.

    Come la UX migliora la SEO (e viceversa)

    1. Core Web Vitals
      Sono metriche ufficiali di Google che misurano l’esperienza utente: velocità, interattività e stabilità visiva. Esempio: se la homepage si carica in meno di 2 secondi (LCP), l’esperienza è considerata positiva.
      Ottimizza immagini, script e CSS per migliorare i punteggi.
    2. Struttura chiara e gerarchia semantica
      Una UX ben fatta organizza i contenuti in modo logico e gerarchico, con tag H1–H2–H3, breadcumb e URL chiari.
      Questo facilita la lettura umana e la scansione dei crawler.
    3. Mobile-first design
      Dal 2018 Google indicizza i siti mobile-first. Un design responsive e ben leggibile da smartphone è fondamentale. Esempio: menù hamburger, font leggibili, pulsanti grandi.
    4. Riduzione del bounce rate
      Se l’utente trova subito ciò che cerca, non abbandona. Questo migliora tempo medio sul sito, profondità di navigazione e segnali positivi per la SEO.
    5. Contenuti leggibili e coinvolgenti
      Una buona UX significa testi ben formattati, paragrafi brevi, titoli chiari, call to action coerenti.
      Il contenuto è più digeribile per l’utente, e Google lo premia.

    Esempio concreto

    Un sito aziendale aveva pagine con ottimi contenuti ma layout disordinato, testi troppo lunghi e call to action nascoste. Dopo un intervento UX (struttura, leggibilità, bottoni evidenti), il tempo medio sulla pagina è aumentato del 70%, e con esso anche il ranking su Google per parole chiave competitive.

    UX come leva SEO: vantaggi

    • Aumento delle conversioni, non solo delle visite
    • Migliore posizionamento nei risultati organici
    • Aumento del traffico qualificato
    • Riduzione della frequenza di rimbalzo

    UX e Social Media

    Quando si parla di UX, si pensa spesso a siti e app, ma anche i social media sono ambienti digitali dove l’esperienza dell’utente gioca un ruolo decisivo. Ogni interazione — dallo scroll al like, dal click su un link alla compilazione di un form — è parte di un percorso che deve essere intuitivo, piacevole e coerente.

    Una User Experience ben progettata sui social aumenta il coinvolgimento, riduce la frizione tra utente e contenuto e rafforza la percezione del brand.

    Perché la UX è fondamentale sui social media

    1. L’utente decide in pochi secondi
      Se un post non è chiaro o visivamente piacevole, lo scorre via. La UX lavora su gerarchia visiva, leggibilità e immediatezza.
    2. Ogni clic conta
      Il passaggio da un post a una landing page o a un link esterno deve essere rapido, coerente e senza errori.
      Esempio negativo: link rotti, pagine che non si aprono su mobile.
      Buona UX: link tracciati, landing page responsive e coerenti col contenuto del post.
    3. Esperienza cross-canale
      L’esperienza deve essere fluida tra Instagram, sito, newsletter, e-commerce. L’utente non deve mai sentirsi “trasportato” in un ambiente diverso.
    4. Microinterazioni e accessibilità
      Reaction, animazioni, caroselli: le microinterazioni migliorano la UX solo se non distraggono e sono accessibili anche da mobile e con screen reader.

    Esempi pratici di UX efficace sui social

    • Instagram: un brand che usa copertine coerenti nei reel e CTA chiare nel link in bio migliora l’esperienza utente e il funnel.
    • Facebook: inserire pulsanti “Shop Now” o “Scopri di più” ben visibili facilita la conversione.
    • LinkedIn: un post strutturato con spazi, emoji e formattazione migliora la leggibilità e l’engagement.

    Best practice UX per i social

    • Inserire CTA chiare e visibili
    • Usare immagini leggibili anche su schermi piccoli
    • Evitare testi troppo lunghi o compressi
    • Garantire la coerenza tra post, link e pagina di destinazione
    • Testare ogni link su mobile

    UX e Email Marketing

    L’Email Marketing è uno strumento potente, ma spesso sottovalutato dal punto di vista della User Experience (UX). Una campagna email ben strutturata deve conquistare l’attenzione in pochi secondi, essere chiara, leggibile, mobile-friendly e guidare l’utente verso un’azione.

    Una UX efficace nelle email aumenta i tassi di apertura, di clic e di conversione, riducendo al contempo disiscrizioni e segnalazioni come spam.

    Perché la UX è cruciale nelle email

    1. L’utente decide in 2 secondi
      Il soggetto e l’anteprima sono fondamentali. Una cattiva UX in questa fase può portare all’eliminazione immediata.
    2. Scansione visiva immediata
      Nessuno legge tutto: l’email deve essere organizzata per blocchi, con spaziature, titoli, bottoni evidenti.
    3. Mobile-first anche nelle email
      Oltre il 70% delle email viene aperto da smartphone. Serve layout responsive, testo grande e pulsanti facilmente cliccabili.
    4. CTA chiara e visibile
      Ogni email dovrebbe avere una sola azione primaria da compiere. Troppe distrazioni = nessuna azione.

    Esempio di struttura UX-friendly per email

    <table style="max-width:600px;margin:auto;font-family:sans-serif;">
    <tr><td style="padding:20px;">
    <h1 style="font-size:24px;">Scopri la nostra nuova guida gratuita</h1>
    <p style="font-size:16px;">Abbiamo preparato per te un contenuto esclusivo per migliorare le tue strategie digitali.</p>
    <a href="https://tuaazienda.com/guida"
    style="display:inline-block;background:#007BFF;color:#fff;padding:12px 24px;
    text-decoration:none;border-radius:5px;margin-top:10px;">
    Scarica ora
    </a>
    </td></tr>
    </table>

    Best practice di UX nell’email marketing

    • Inserire il link alla disiscrizione ben visibile
    • Oggetto breve, chiaro e “umano” (max 50 caratteri)
    • Layout semplice a una colonna
    • CTA visibile senza dover scorrere
    • Evitare muri di testo: usa elenchi, titoli e immagini leggere
    • Testare sempre su mobile e dark mode

    UX vs UI: qual è la differenza?

    Nel mondo del design digitale, i termini UX (User Experience) e UI (User Interface) vengono spesso confusi o usati come sinonimi, ma rappresentano due ambiti distinti, anche se strettamente collegati.

    Una UI ben progettata può attrarre l’utente. Una UX efficace, invece, lo guida, lo coinvolge e lo fa restare.

    Cosa significa UX (User Experience)

    La User Experience riguarda l’intera esperienza vissuta dall’utente durante l’interazione con un prodotto o servizio digitale. Include aspetti come:

    • Navigazione
    • Velocità di caricamento
    • Facilità nel trovare le informazioni
    • Percorso verso l’obiettivo
    • Soddisfazione generale

    Esempio: un sito con un checkout chiaro, veloce e senza frizioni, anche se graficamente minimale, offre una ottima UX.

    Cosa significa UI (User Interface)

    La User Interface è il layout visivo e interattivo attraverso cui l’utente interagisce con il sistema. Include elementi come:

    • Bottoni
    • Colori
    • Tipografia
    • Spaziatura
    • Icone
    • Animazioni

    Esempio: un’app con icone coerenti, pulsanti ben distanziati e palette armoniosa ha una ottima UI.

    La differenza chiave

    • UX è come ci si sente
      È il viaggio dell’utente: emozioni, fluidità, soddisfazione.
    • UI è ciò che si vede
      È l’aspetto grafico dell’interfaccia: stile, layout, interazioni visive.

    Metafora semplice

    Pensa a un’auto:

    La UX è la sensazione di guida, il comfort, la facilità di parcheggio, la stabilità su strada.

    La UI è il cruscotto, il volante, il design dei sedili.

    Come migliorare concretamente la UX

    Migliorare la User Experience (UX) non significa solo “rendere il sito più bello”, ma mettere l’utente al centro di ogni scelta progettuale. È un processo continuo, basato su ascolto, analisi, test e ottimizzazione.

    Non esiste una formula universale, ma esistono passaggi fondamentali che ogni azienda o team può seguire.

    1. Conoscere i propri utenti

    Tutto parte dalla ricerca. Non puoi progettare una buona esperienza se non sai chi sono gli utenti, cosa vogliono, cosa li frustra.

    Strumenti utili:

    • Interviste qualitative
    • Sondaggi (es. Google Forms, Typeform)
    • Mappe di empatia e personas

    2. Mappare i percorsi utente (User Journey)

    Disegna il percorso che l’utente compie da quando entra nel sito fino a quando completa un’azione (acquisto, contatto, download).
    Individua i punti di frizione.

    Strumenti utili:

    • Miro, Figma, UXPressia

    3. Creare prototipi e testarli

    Non aspettare lo sviluppo per testare: crea wireframe e prototipi interattivi per raccogliere feedback prima di investire risorse.

    Strumenti utili:

    • Figma, Adobe XD, Marvel App

    4. Analizzare i dati reali

    Usa gli strumenti di analytics per capire come gli utenti si comportano davvero.

    Strumenti utili:

    • Google Analytics (GA4)
    • Hotjar, Microsoft Clarity
    • Test A/B (es. Google Optimize, VWO)

    5. Rimuovere attriti e semplificare

    Ogni clic inutile, ogni campo in più in un form, ogni pagina che carica lentamente è un ostacolo all’esperienza.

    Azioni concrete:

    • Ridurre i campi nei form
    • Velocizzare il caricamento
    • Rendere le CTA visibili e immediate

    6. Iterare costantemente

    La UX non è un progetto una tantum. È un processo ciclico che va rivisto, testato e migliorato nel tempo.

    Approccio consigliato:

    • Design thinking
    • Agile UX
    • Continuous feedback loop

    In sintesi: UX come cultura aziendale

    Migliorare la UX significa migliorare il business, perché un utente soddisfatto è un utente che:

    • rimane
    • interagisce
    • converte
    • torna
    • consiglia

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    Domande e risposte

    1. Cos’è la User Experience (UX)?
      È l’esperienza complessiva che un utente prova interagendo con un prodotto o servizio digitale.
    2. Perché la UX è importante nel marketing digitale?
      Perché influisce su conversioni, fidelizzazione e soddisfazione dell’utente.
    3. Qual è la differenza tra UX e UI?
      La UI riguarda il design visivo, la UX l’esperienza dell’utente.
    4. Come posso migliorare la UX del mio sito?
      Lavorando su navigazione, contenuti, performance e test di usabilità.
    5. Che strumenti usa un UX designer?
      Figma, Sketch, Adobe XD, Maze, Hotjar, Google Analytics.
    6. UX e SEO sono collegate?
      Sì, molti fattori UX influenzano il posizionamento nei motori di ricerca.
    7. La UX è utile anche nei social media?
      Certo, migliora l’engagement e la percezione del brand.
    8. UX e ecommerce: qual è il legame?
      Una UX efficace aumenta le vendite e riduce l’abbandono del carrello.
    9. Come si misura la UX?
      Attraverso metriche quantitative e test qualitativi.
    10. Dove posso formarmi per diventare UX designer?
      Esistono corsi online, master e bootcamp specializzati.
  • TikTok nel mirino: maxi multa da 530 milioni per aver inviato dati in Cina

    TikTok nel mirino: maxi multa da 530 milioni per aver inviato dati in Cina

    La piattaforma è accusata di trasferimenti illegali di dati personali degli utenti europei in violazione del GDPR

    La terza sanzione più salata della storia del GDPR

    La Commissione irlandese per la protezione dei dati (DPC) ha inflitto a TikTok una multa da 530 milioni di euro, una cifra che entra direttamente nel podio delle sanzioni più pesanti mai comminate nell’ambito del GDPR. Solo Amazon (746 milioni) e Meta-Facebook (1,2 miliardi) hanno fatto peggio.

    Al centro della questione c’è l’illecito trasferimento di dati personali degli utenti europei verso la Cina, dove ha sede la casa madre ByteDance. Una pratica che secondo l’autorità irlandese rappresenta una grave violazione delle norme europee sulla privacy.

    La centralità dell’Irlanda nel controllo dei dati europei

    Secondo il Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR), ogni azienda straniera con sede in un paese UE è soggetta al controllo delle autorità di quel paese. Poiché TikTok ha la sua sede europea in Irlanda, è stata la DPC a coordinare le indagini e decidere la sanzione.

    La multa è il risultato di un’indagine lunga e articolata, che ha evidenziato come TikTok non avesse fornito garanzie adeguate per proteggere i dati trasferiti fuori dall’Europa.

    La risposta di TikTok: “Faremo ricorso”

    TikTok ha espresso forte disaccordo con la decisione irlandese e ha annunciato che presenterà ricorso legale contro la multa. L’azienda sostiene di aver già modificato molte delle sue pratiche di gestione dei dati per allinearsi agli standard europei, e definisce la sanzione “sproporzionata”.

    Resta comunque il fatto che questa sanzione rappresenta un nuovo campanello d’allarme per le grandi piattaforme tech, che dovranno rivedere a fondo le proprie politiche di protezione dei dati, specie quando si tratta di informazioni sensibili degli utenti europei.

    Trasferimento dei dati fuori dall’UE: cosa prevede il GDPR

    Il Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR) vieta il trasferimento di dati personali verso Paesi extra-UE che non garantiscano un livello di protezione adeguato, a meno che non vengano adottate misure specifiche. Tra queste:

    • Clausole contrattuali standard (SCC) approvate dalla Commissione europea
    • Binding Corporate Rules (BCR) per i gruppi multinazionali
    • Valutazioni d’impatto sulla protezione dei dati (DPIA)
    • Meccanismi di adeguatezza (come quello recentemente riconosciuto agli Stati Uniti con il “Data Privacy Framework”)

    Il caso TikTok solleva preoccupazioni perché i dati degli utenti europei sarebbero stati trasferiti in Cina senza adeguate garanzie, in violazione degli articoli 44-49 del GDPR. La Cina, infatti, non figura tra i Paesi con decisione di adeguatezza da parte della Commissione UE.

    Implicazioni per le aziende

    La sanzione dimostra che le autorità di controllo europee stanno rafforzando l’enforcement del GDPR, soprattutto su:

    • Trasparenza nel trattamento dei dati
    • Tutela dei minori
    • Localizzazione e sicurezza dei dati

    Le aziende con operazioni internazionali devono quindi:

    1. Mappare i flussi di dati fuori dallo Spazio Economico Europeo
    2. Verificare l’adeguatezza legale del trasferimento
    3. Aggiornare le policy e i contratti con i fornitori esterni
    4. Valutare l’utilizzo di strumenti crittografici e tecnologie privacy-by-design
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